45 - JUSICE IKE AXEL - l'archeologa e la biologa

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Justice aprì gli occhi. La spiacevole sensazione di umido, salsedine e sabbia in bocca la obbligò ad emettere versi imbarazzanti. Imbarazzo che crebbe quando notò dodici paia di occhi puntati addosso.

Ancora intorpidita, ruotò la testa. Ritrovò Axel steso a un lato, e all'altro Ike, entrambi svenuti.

«La ragazza si è ripresa!» esclamò un ragazzo non più grande di lei. Il tono preoccupato.

«Presto! Qualcuno chiami l'ambulanza!»

«No, grazie! È tutto okay!» emise Justice.

Ike strizzò gli occhi prima di riaprirli e ritrovarsi nello stesso disagio di Justice. Raddrizzò la schiena. Un soccorritore lo aiutò a bere una bevanda gassata, ma non gli piacque. Gradì la semplice acqua offerta da una ragazza.

Superato lo smarrimento iniziale, Justice vide l'oceano Atlantico oltre la spiaggia martoriata dal vento. Il cielo sempre più cupo preannunciava un diluvio imminente.

Riacquistata lucidità, mise a fuoco il linguaggio dei segni mimato dai soccorritori. Uno parlò scandendo ogni sillaba, spiegando che veniva in pace.

Ike sorrise. «Grazie ragazzi! Parliamo la stessa lingua, non siamo marziani» emise smorzando l'interesse generale.

Justice si unì al ringraziamento, poi diede dei colpetti sulle guance ad Axel costringendolo a riprendersi. Notò che il tedesco indossava dei vestiti. Dai boxer rossi da mare e dalla canotta bianca, intuì che erano stati i ragazzi sulla spiaggia ad averglieli messi. Li ringraziò anche per quel gesto generoso.

Subito dopo fu sommersa da mille domande e lei rispose evasivamente, conscia di non poter svelare nulla di altrimenti assurdo. "Esser stati trasportati magicamente da Chesapeake a Virginia Beach avrà svelato parte dei misteri preclusi agli umani. Sospetto che questi ragazzi abbiano visto qualcosa".

Il portavoce del gruppo, stufo di non ottenere risposte concrete, dichiarò: «Noi siamo seguaci di Poseidone!»
Justice trasalì. "Se è vero sono spacciata!" convenne.

«È da tempo che invochiamo i guerrieri del mare perché combattano il terribile mostro marino!».
Tutti gridarono a gran voce e la figlia di Atena tirò un sospiro di sollievo, "sono solo degli invasati! Sono innocui".

«Eroi di Poseidone apparsi dal nulla! Faremo tutto il possibile per servirvi!» gridò il tizio indicando la statua della divinità appena nominata.
Justice la riconobbe. Gli abitanti di Virginia Beach l'avevano fatta costruire grazie a sovvenzioni private. Guardandola, un brivido gelido la pervase.

«Ma che cavolo dite? Io sono figlio di Ef...» Ike chiuse la bocca di Axel con una gomitata, impedendogli di rivelare la propria identità. Justice l'ammonì con lo sguardo. «Sì, è vero, noi siamo chi voi dite, e vorremmo un mezzo per attraversare l'Oceano!» annunciò disinvolta.
Ike e Axel si guardarono perplessi.

I sedicenti servitori di Poseidone, privi di mezzi nautici da prestare, si rivelando inutili come aiutanti.
Ike trattenne una risata, poi porse loro un saluto in greco antico ma nessuno lo capì.
Axel comprese che quei ragazzi erano dei fans di chissà quale videogioco a tema marino, niente di più.

«Ma, noi non possiamo...»

I semidei si alzarono scrollandosi la sabbia di dosso. Ognuno controllò che fosse ancora in possesso della propria arma divina, che agli occhi degli esseri umani apparivano sempre come ornamenti, od oggetti sfuggenti allo sguardo.

Il cielo divenne plumbeo e riversò una spropositata quantità di pioggia. Il mare, già agitato, divenne un tumultuoso insieme di cavalloni alti decine di metri. Il litorale di Virginia Beach si spopolò in un batter d'occhio. Il vento trascinò via con sé ombrelloni e altri oggetti, provocando un trambusto tale da obbligare il gruppo a gridare a squarcia gola per comunicare.

I Semidei Di Asteria - Il Ragazzo Dagli Occhi Di PerlaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora