25 - A VERA DELO, il cuore di Astrid

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Proprio come quel lontano giorno, Astrid assieme ad Etienne sul pegaso, sorvolò l'Isola che ormai conosceva palmo a palmo.

Non era più stupita come la prima volta che la vide. Le verdi colline dal morbido profilo, piene di vita e di natura, i vari templi disseminati ovunque, la piazza ottagonale alla quale confluiscono tutti i quartieri, per non parlare poi dell'imponente monoptero.

L'unica differenza che balzò all'occhio era l'inclinamento del terreno emerso, causato dall'annunciato annullamento della protezione da parte di Poseidone. Il patio Sole Luna e il suo Monoptero parvero già in evidente pendenza.

Dall'alto, Astrid ed Etienne, notarono anche il livello del mare salire pericolosamente. I dodici bastioni costituenti gli appoggi delle colonne sottomarine, sopra le quali Vera Delo si sorregge, stavano cedendo.

«Mi spiace profondamente per Greta», mormorò Astrid alle spalle di Etienne.

«Il colpevole o la colpevole, se la vedrà con me! Te lo giuro Astrid!» ringhiò arrabbiato il figlio di Zeus.

Ganimede, virò in direzione dei punti strategici dell'isola. I ragazzi assistettero alla scomparsa dell'aura protettrice dell'Isola generata dal sacro monumento.

«La situazione si aggrava di attimo in attimo!» constatò Astrid.

«Già! Dobbiamo attuare all'istante il tuo piano difensivo!» prospettò Etienne.

«Sai che non è mia la strategia!» ricordò la figlia di Atena.

«Conta poco!» ribatté lui.

«Cosa conta per te, allora?»

«Non capisco cosa intendi!» rispose evasivo Etienne.

Astrid, pur consapevole d'aver scelto il momento meno giusto, azzardò. «Sarà difficile per te prendertela con Justice, che tu accusi essere l'assassina di Greta, perché come lei era una tua... compagna»

«Justice Kassidy era più amica di Greta che mia!» ribattè veloce Etienne.
Astrid comprese che non era Justice a occupare il suo cuore.
«E quella Rubelia Sharon di Dioniso?» domandò fintamente distaccata.

«Oggi sei particolarmente strana Astrid, va tutto bene?».

Astrid non gli rispose, poiché notò una coppia di Arpie, uguali alle donne-mostro-alate che cinque anni prima le avevano ucciso il padre e cercato di uccidere pure lei. Senza pensarci troppo, si lanciò nel vuoto nella loro direzione a oltre trenta metri di tanza. Estrasse dalla custodia che aveva legata alla gamba destra il famoso ferro d'oro da maglia e atterrò sulla schiena di una delle due megere volanti. Il mostro umanoide ringhiò infastidito, maledicendo in strane lingue la formidabile guerriera. Lei sfruttò le sue ali demoniache come un aliante per attutire l'atterraggio e, prima di giungere sul suolo fermo, gliele tagliò.

Atterrò in un piccolo spazio verde incolto e isolato. La belva dell'Erebo dalle ali mozzate gridò dal dolore. Astrid le serbò un ghigno glaciale. Se qualcuno avesse potuto vedere quello sguardo avrebbe visto il suo lato più spietato. Le odiava le arpie, anche più di ogni altro mostro affrontato dopo esse.

L'altra con le ali ancora intatte si slanciò contro la semidea, che però non si fece trovare impreparata. Astrid, balzando agilmente, le mozzò le braccia con il ferro da maglia. Dominò la lotta con maestria. L'Arpia, pur con tutte le armi artigliate in possesso, non poté far altro che soccombere ricevendo in mezzo al petto un ramo di quercia che Astrid raccattò da terra durante la lotta. Il mostro vide sgomento lo sguardo pieno d'odio della ragazza, prima di diventare polvere dorata.

I Semidei Di Asteria - Il Ragazzo Dagli Occhi Di PerlaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora