a l o h o m o r a

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"unlock"

[Revisionato]

Solo.

Harry Potter era solo.

Aprí gli occhi faticando e si portò una mano alla fronte per schermare la luce del Sole che trapelava dalle nuvole. Sbatté le palpebre più volte fino a quando le immagini furono a fuoco. Guardò con orrore le sue mani sporche di cenere e sangue e strinse i pugni fino a che le sue nocche non divennero bianche come le nubi stanziate sopra di lui.

Piano piano il ragazzo si alzò in piedi e mosse incerto qualche passo verso ciò che rimaneva del castello di Hogwarts. Non riusciva ancora a processare quello che era accaduto qualche tempo prima. Non aveva idea se fossero passati pochi minuti, qualche ora oppure interi giorni. Si risedette sull'asfalto e portò le gambe al petto, rannicchiandosi nella posizione fetale per cercare protezione.

Chiuse gli occhi e i ricordi iniziarono ad insinuarsi nella sua mente. Harry ricordava Voldemort. Se stringeva forte le palpebre, il ragazzo riusciva a rendere vive le immagini nella sua mente: poteva ascoltare i respiri stanchi di Riddle, poteva percepire il vento che gli scompigliava i capelli e che lo sosteneva, poteva persino cercare di afferrare la Bacchetta di Sambuco.

Harry aprí violentemente gli occhi e si tastò le tasche: la bacchetta non c'era. Si guardò attorno e non ci mise molto a trovarla: l'arma appartenuta ad Albus Silente, poi violentata da Tom Riddle giaceva inerme a qualche metro da lui. Harry non si affrettò a prenderla dato che non c'era nessuno che potesse rubargliela.

Nell'aria umida c'era odore di morte. La paura si era impossessata del ragazzo e lui non aveva il coraggio di voltare lo sguardo per constatare ciò che già sapeva: erano morti tutti. Ne era certo, altrimenti qualcuno, magari Ron oppure Hermione, sarebbe già venuto da lui a piangere insieme le vittime. Invece Harry avrebbe dovuto piangere da solo, come quando era bambino.

Non l'avrebbe mai ammesso e non l'aveva mai raccontato a nessuno, ma il Prescelto, Harry Potter, aveva passato metà della sua infanzia a piangere. Aveva speso intere giornate a piangere in silenzio e a soffocare i singhiozzi per paura che Vernon potesse scoprirlo. A volte piangeva per i suoi genitori, altre volte per il bullismo subito, altre invece solo perché non poteva smettere. In molti gli avevano detto che il dolore sarebbe diventato sopportabile e che ad un certo punto lui sarebbe stato capace di voltare pagina; eppure Harry non ci era riuscito.

Erano anni che non piangeva da solo: quando Sirius e Silente erano morti, c'erano stati Ron e Hermione a consolarlo. Finalmente aveva una famiglia su cui poter contare, ma adesso non c'era più nessuno. D'altronde la solitudine era come una vecchia amica per Harry.

Il ragazzo scrollò le spalle nella speranza di riuscire a svegliarsi da quell'incubo, ma quella era la realtà e come sempre lui avrebbe dovuto fronteggiarla.

Finalmente prese coraggio e ruotò lentamente la testa, titubante. Non appena vide i primi corpi, ebbe un tuffo al cuore. I primi che riuscì ad identificare furono quelli dei suoi migliori amici. Sorrise mestamente al pensiero che i due fossero ancora abbracciati l'uno all'altra, il corpo di Ron era più esposto al campo di battaglia come se volesse fare da scudo a Hermione, per proteggerla.

Harry non riuscì ad avvicinarsi, ad essere sinceri, il ragazzo non riusciva nemmeno a muoversi. Avrebbe potuto dilungarsi in un'attenta descrizione dei vestiti sudici indossati per giorni, dei volti giovani straziati dagli orrori della guerra, delle espressioni stanche che caratterizzavano i visi dei suoi migliori amici, eppure non fu in grado di continuare a guardare. Superò visivamente i corpi esanimi di Ron e Hermione per concentrarsi su Neville Paciock dietro a loro. Il giovane emanava coraggio e rabbia, le labbra serrate e le sopracciglia corrucciate, mentre reggeva ancora la spada di Godric Grifondoro. Non appena i raggi del Sole fecero luccicare la spada, essa scomparve; Harry non se ne accorse dato che il suo sguardo era già caduto sull'altro corpo accanto a Neville.

Harry Potter e l'Intreccio del DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora