Vacanze a Grimmuld Place

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Dopo l'arrivo di Harry ed Hermione ad Hogwarts, il clima festoso che galleggiava nell'aria non era per niente cambiato. I pochi giorni trascorsi al castello avevano fatto riflettere molto il Ragazzo-Sopravvissuto: tutti sembravano più felici, nessuno si preoccupava più di eventuali minacce e ogni cosa pareva ritornare al suo normale equilibrio, come prima della guerra. 

Harry, però, non ci credeva. 

Non riusciva a pensare che tutto il male, i dolori, le perdite subite in quei lunghi trent'anni di guerra fossero semplicemente svanite, come per magia. Era inconcepibile per il ragazzo tutta l'allegria e la gioia presenti sui volti dei ragazzi e degli adulti.

No, assolutamente no.

Molto presto i maghi avrebbero iniziato a ricordare ciò che era successo durante il dominio di Voldemort e il dolore sarebbe venuto a galla, ferendo il doppio del normale; e lui non poteva farci niente. Difatti fino a che c'era un motivo per combattere, restare allerta, rimanere vigili, tutto era più lucido; ma la felicità stordisce: lui lo sapeva per esperienza. 

La gioia sfrenata è una sorta di Amortentia, solo almeno dieci volte più potente. La gente non  poteva immaginare che qualcosa di così bello fosse letale, ma la doppia faccia traditrice della felicità non risparmiava nessuno. Harry Potter, il ragazzo-che-è-sopravvissuto, il Prescelto -o per lo meno nella sua dimensione-, temeva la felicità.

Ne aveva quasi paura e non perché la sua vita era stata costernata da dolori e sofferenze, non perché avesse perso i genitori, gli amici e qualsiasi persona che lo amasse, no: Harry Potter diffidava della felicità perché gli ricordava la vita.

Strano parallelismo, ma vero.

L'esistenza infatti dona molto, ma come insegna lei stessa niente è gratuito, dunque a tempo debito rivuole, o meglio pretende, ciò che ha donato; e quale dono più grande se non la stessa vita?

E dunque sì, il ragazzo-che-è-sopravvissuto pensava a tutto ciò mentre  scendeva le scale di Grimmuld Place, dove era stato invitato, se non costretto dai Malandrini. Harry diede una veloce occhiata all'orologio che segnava le otto di mattina, per poi entrare in cucina.

Trovò Arthur Weasley e Remus Lupin seduti alla grande tavolata e Molly Weasley ai fornelli. Il ragazzo salutò con un cenno i due e si sedette con loro, non aveva molta voglia di conversare, dunque si limitò ad ascoltare i loro discorsi. "Si Arthur, ti dico che è proprio così, non è fantastico?" esclamò raggiante Remus. "Silente ha compiuto la scelta giusta e poi te lo meritavi, congratulazioni nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure!" Lupin ridacchiò e continuò a chiacchierare del Ministero con l'altro; Harry, che non aveva più voglia di ascoltare, prese il giornale poggiato sulla sedia accanto alla sua e iniziò a leggerlo.

In prima pagina era chiaramente scritto: "Fine della Guerra Magica" E nelle righe sottostanti si sviolinava la figura di Silente, ingigantendo parecchio il reale scontro avvenuto ad Hogwarts qualche giorno prima. Harry sbuffò irato e piegò il giornale riponendolo sulla sedia, aveva letto solo poche parole, ma gli erano bastate per fargli venire un coniato di vomito. Dopo qualche minuto Molly Weasley arrivò nella cucina, porgendo tre tazze di caffè agli uomini e si sedette accanto al marito. La donna prese a discutere gioiosa con i due, mentre il ragazzo guardava assorto le venature del tavolo in legno.

La mezz'ora successiva trascorse veloce, l'atmosfera era quieta, ma il tutto venne interrotto dall'arrivo dei Gemelli in cucina. I due si Smaterializzarono al centro del tavolo ridendo, per poi scendere con un salto, naturalmente ricevettero una sgridata da Molly sotto gli guardi compiaciuti di Remus e Arthur. Svegliato dalle grida, arrivò un Ron assonnato che si sedette in un tonfo su una sedia; pochi istanti dopo fecero il loro ingresso Ginny, Rachel ed Hermione. E infine James, Lily, Sirius e Marlene.

Harry Potter e l'Intreccio del DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora