Sconfitta

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Harry si era svegliato di soprassalto all'alba, inizialmente non aveva capito il perché di quell'improvviso risveglio, ma un dolore sordo alla cicatrice lo aveva colto alla sprovvista; facendolo cadere rovinosamente dal letto. Il Prescelto aveva imprecato e poi aveva tentato di rialzarsi, ma le gambe erano molle e cedettero. Per una seconda volta, quella mattina, la sua faccia fu a contatto con il freddo pavimento; Harry si calmò e, veloce come era arrivato, il dolore era sparito. Il-ragazzo-che-è-sopravvissuto si alzò in piedi di scatto, provocandosi quasi un capogiro, si sedette poi sul bordo del letto.

Aveva un brutta sensazione, la cicatrice non portava mai gioie, solo dolori. Sospirò amaro e decise che una doccia fosse la cosa più saggia da fare in quel momento. L'acqua gli scivolava lungo la pelle nuda e il ragazzo sperò che con essa anche i problemi venissero trascinati verso lo scarico, ma naturalmente non fu così. Dopo essersi dunque cambiato, scese in cucina, dove trovò Hermione. La salutò con un cenno e si sedette di fronte a lei, i due non spiccicarono parole per una buona ventina di minuti. Quando lei ebbe finito di bere il caffè, abitudine che aveva da poco preso, finalmente sembrò notare il ragazzo e gli disse:

"Harry, mi dispiace." Il corvino non capì per cosa si stesse scusando la ragazza e così le domandò: "Per cosa? Non hai fatto niente, vero?" L'altra sospirò: "Sta notte ho riflettuto molto e ho capito che se non mi fossi Smaterializzata a Little Hangleton, non saremo finiti a Wirghtom Ovest e insomma, ti ho fatto perdere un sacco di tempo." L'altro scosse la testa e la rincuorò: "Almeno mi sono divertito." La ragazza ridacchiò e anche Harry accennò ad un sorriso, poi serio le disse: "Meglio prepararsi: ti riporto ad Hogwarts." Detto ciò si alzò e andò a prendere il libro, il Mantello e tutto ciò che aveva lasciato in casa.







Pub "Testa di Porco", Hogsmade

Gellert camminava senza sosta da molto, aveva varcato i confini del piccolo villaggio una buona mezz'ora prima in cerca di risposte. Sapeva esattamente dove andare, dopo aver fatto visita, involontariamente, ad Arabella Figg possedeva numerose domande alle quali voleva e doveva ricevere risposte. C'era solo un'altra persona che conosceva Albus meglio di lui e della donna, una persona che sapeva i segreti della Famiglia Silente meglio di chiunque altro: Aberforth Silente, fratello minore di Albus Silente.

Certo non sarebbe stato facile parlarci, dopo l'accaduto di anni prima, dove l'innocente Ariana Silente era tragicamente morta per mano di uno dei tre duellanti; ma Grindelwald possedeva un asso nella manica; qualcosa che Aberforth non poteva assolutamente rifiutare.

Il mago avvistò il pub una decina di metri prima di arrivarci, notò che non c'era nessuno, probabilmente era chiuso. Sospirò, tenendo impugnata saldamente la sua Bacchetta, doveva essere pronto a qualsiasi situazione gli si fosse presentata davanti. L'altro avrebbe potuto aggredirlo, cacciarlo, maledirlo e Gellert non poteva permetterselo e non doveva assolutamente lasciarsi sfuggire quell'invitante occasione, probabilmente unica. L'uomo si ritrovò davanti alla porta in legno del pub prima del previsto, esitò un istante e poi entrò.

Il locale era deserto e dall'aria trasandata. I tavoli erano ancora da sparecchiare, sporchi e colmi di piatti, le sedie erano state spostate in malo modo alle pareti della stanza, mentre sul pavimento giacevano residui di cibo. Pareva non vi fosse nessuno, così il mago iniziò a muovere qualche passo incerto verso il centro della sala. Si guardò con circospezione attorno, constatando che era da solo. Alzò velocemente lo sguardo su una luce che illuminava a scatti la stanza, notando della polvere cadere dalle assi del soffitto: qualcuno si stava muovendo al piano di sopra. Udì un rumore di una porta che cigolando si apriva e poi dei passi provenire dalla scale.

Gellert rimase però immobile, sempre con la Bacchetta alla mano. Un'ombra iniziò ad avanzare verso di lui, svoltando l'angolo; comparve a poco a poco poi una sagoma d'un anziano uomo. Aberforth Silente s'ergeva di fronte a lui. I due si fissarono un istante, poi l'altro brandì l'arma e scagliò velocemente un incantassimo; Gellert riuscì ad intercettarlo e i due iniziarono a duellare. Le parole aspre di Silente risuonarono nella stanza, sovrastando i rumori provocati dagli incantesimi: "Cosa vuoi ancora tu? Uccidere anche me?" Grindelwald gli rispose gridando per farsi sentire: "No, mi servono risposte."

Harry Potter e l'Intreccio del DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora