Rivelazioni e Maledizioni

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Dolore. La sensazione di mille coltelli che s'insinuano nella carne è vivida, la pelle è lacerata e le ossa scricchiolano. Il dolore fisico, però, non è niente comparato all'umiliazione: il corpo vuoto giace al centro della sala; tutti che guardano, nessuno interviene. Il cuore si restringe e l'animo si smembra, la mente perde il controllo. La voce si consuma in gola, nemmeno il tempo di uscire, non ha più senso gridare; gli occhi sbarrati e gli iridi smeraldini ruotati all'indietro, mentre la bocca socchiusa prova, a fatica, a respirare. 

Le mani sudate giacciono sul pavimento, come le gambe stanche. Una lacrima solitaria riga il volto, la perlacea goccia percorre la guancia e si stacca dolcemente dal mento, per adagiarsi delicatamente sul lucente pavimento in pietra scura, scomparendo. Il respiro è affannoso, irregolare, come i battiti del cuore. Saranno ore che il corpo si trova lì, eppure il Signore Oscuro non si stanca, anzi sembra trarne beneficio, pare che le urla e il dolore alimentino la sua sete di morte, insaziabile.

"Crucio!" la voce distaccata ripeté nuovamente quell'Incantesimo pronunciato troppe volte e di nuovo il dolore prese il sopravvento. "Sei stato uno sciocco Percival Gaunt a rifiutare la mia offerta e ora pagherai per questo. Lacero!" Il sangue schizzò fuori dalle vene, il rosso si spargeva e si contrapponeva al nero del pavimento. Il Prescelto non disse nulla, nessun gemito di dolore, nemmeno una parola; aveva imparato poco tempo prima che non bisognava dargli soddisfazione. 

Il Signore Oscuro girò intorno al corpo immobile di Harry e ripeté l'Incantesimo, stavolta più potente. "Bella falli entrare. Levicorpus!" con un gesto rapido il corpo del ragazzo venne scaraventato in un angolo della stanza, qualche secondo dopo una schiera di Mangiamorte entrò nella sala. "Miei cari, tra qualche ora agiremo. Lo so che siamo tutti di ottimo umore dopo il successo di qualche giorno fa, ma questo non è un motivo valido per abbassare la guardia." "Mio Signore che cos'è che dovremmo fare?" domandò sussurrando Malfoy. 

"Mio caro Lucius, sarà una missione fondamentale per il mio futuro. Dovrete distruggere la mia vecchia bacchetta, così che nessuno possa mai più utilizzarla. Sono stato chiaro? Andrete in qualche landa desolata e la disintegrerete. Bellatrix tu guiderai la missione." "Con piacere mio Signore, a che ora agiremo?" "Alle otto, avete cinque ore per preparare tutto. Se qualcuno dovesse usare la mia bacchetta, lo ucciderò personalmente. Ora andate! Voglio divertirmi ancora un po'." Bellatrix fece uscire velocemente  tutti i Mangiamorte e poi si chiuse la porta alle spalle, uscendo dalla Sala del Trono. 

"Tu! In piedi!" Harry, che fino a quel momento non era stato considerato, sentì una forte pressione sulle gambe e si ritrovò qualche istante dopo di fronte a Lord Voldemort. "Ho deciso il tuo destino: quando i miei Mangiamorte ritorneranno, tu sarai morto. All'inizio pensavo di poterti usare, ma sei troppo potente e devo assolutamente sbarazzarmi di te."  Finito di dire ciò schiantò Harry contro il muro di fronte. "Anche se adesso devo occuparmi di altre faccende, poi verrò da te." Il Prescelto vide Voldemort lasciare la stanza, seguito da Nagini, poi socchiuse gli occhi e si addormentò, sfinito. 


Sala del Trono, Riddle Manor

La sala fredda non era molto affollata, numerosi Mangiamorte erano in missione, mentre altri nei propri alloggi. Solo sette dei più fedeli avevano ricevuto l'importante e strategico compito di distruggere la precedente Bacchetta del Signore Oscuro, dovevano andare nei pressi della Scozia, in qualche landa desolata, distruggere, disintegrare la Bacchetta e poi tornare in dietro. Non dovevano rischiare di essere visti perciò i Thestral era sembrata la soluzione più adatta a Voldemort. Egli era particolarmente di buon umore in quella piacevole serata di autunno, stava seduto sul trono e teneva una conversazione con Lucius Malfoy. 

Harry Potter e l'Intreccio del DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora