b a g a g l i u s

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"packs a trunk"

[Revisionato]

Harry iniziò la sua giornata venendo attaccato da un gatto per le scale del Paiolo Magico. La situazione potè solo che peggiorare.

Venire sbattuto contro il muro di un palazzo non era affatto piacevole, specialmente se si stava duellando dopo pochi giorni da un'enorme battaglia in cui si aveva sconfitto il mago oscuro più potente della storia. Harry si tastò la testa pulsante e si alzò piano, non riuscendo comunque a evitare il capogiro; subito si riparò dietro alle macerie, dato che i suoi assalitori non gli davano tregua.

"Sarebbe dovuto essere un piano semplice" pensò il ragazzo "una veloce missione per tastare il terreno; ma Harry Potter naturalmente non poteva non dare nell'occhio..."

Erano oramai un paio di giorni che il ragazzo era piombato nel vicolo a Diagon Alley, aveva passato le sue giornate a racimolare informazioni da viandanti a pranzo e cena e a leggere la Gazzetta del Profeta. Si era fatto un'idea chiara della dimensione in cui si trovava: nessun mago osava fronteggiare Voldemort, Hogwarts era ancora aperta e gli Auror si limitavano a respingere gli attacchi dei Mangiamorte.

Era una situazione di stallo: l'ultimo grande colpo, l'infiltrazione nel Governo babbano, era avvenuta almeno cinque anni prima e da allora il Signore Oscuro non aveva compiuto grandi azioni.

Harry non era riuscito a avere sufficienti informazioni sull'attività delle creature magiche, non sapeva chi si fosse schierato direttamente con il mago oscuro, ma dubitava che le creature avessero preso una posizione netta contro Voldemort.

Quando non ascoltava i racconti di maghi o leggeva i giornali, Harry rifletteva sulle sue prossime mosse, molti erano ancora gli interrogativi primo fra i quali: sarebbe andato in cerca dei suoi genitori?

Da un lato non vedeva l'ora di conoscerli, anche se sapeva bene che le loro personalità avrebbero potuto essere completamente diverse da ciò che aveva appreso dai racconti di Sirius e Remus a casa, d'altro canto lui non era nessuno per loro. Avrebbe bussato alla loro porta, ammesso che avesse scoperto dove abitassero, per fare cosa? Spiegare loro tutto?

Assolutamente no, dopo molte riflessioni era giunto alla conclusione che non avrebbe raccontato la verità: si era creato uno pseudonimo per un motivo ben preciso evitare ulteriori complicazioni causate da scambi di persona o problemi personali. Avrebbe mantenuto il segreto.

Doveva solo scoprire i piani di Voldemort, se questi includessero Horcrux, fronteggiare centinaia di Mangiamorte e creature oscure e sconfiggere il Signore Oscuro, tutto questo mantenendo un profilo basso e l'anonimato, evitando che gli Auror venissero in qualche modo coinvolti. Facile no?

Il suo primo passo era orientato verso la conoscenza: non poteva sconfiggere Voldemort senza conoscere nulla dei fatti accaduti in quella dimensione. Per quanto avesse appreso dai giornali e dai racconti dei maghi, voleva fonti attendibili. Decise quindi che si sarebbe infiltrato nel Palazzo del Governo babbano per accedere ai registri, avrebbe voluto entrare nel Ministero della Magia, ma sarebbe stato troppo rischioso, e comunque se Voldemort avesse compiuto atti gravi, questi sarebbero comparsi sicuramente negli elenchi babbani.

Dentro il baule ricevuto in dono da Silente, c'erano tre boccette di Pozione Polisucco, una sarebbe stata sicuramente sufficiente per prendere le sembianze di un addetto alla sicurezza e agire inosservato.

Per scrupolo aveva portato con sé la bacchetta -e ringraziò Merlino che il suo sesto senso funzionava ancora- che aveva messo in tasca insieme alla fiala.

Le vie di Londra erano tranquille. Mentre camminava a passo svelto tra le vetrine, Harry osservava i babbani: sembravano indifferenti, non curanti dell'imminente pericolo. Finalmente il ragazzo aveva raggiunto il palazzo, si guardò attorno: la piazza era quieta, poche guardie sorvegliavano l'accesso e un gruppetto di turisti stava fotografando il posto.

Harry Potter e l'Intreccio del DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora