Intrighi

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Gellert Grindelwald portò la birra alle labbra, ma non appena esse si bagnarono di schiuma, il mago appoggiò lesto il bicchiere, quella bevanda babbana lo nauseava. Con ribrezzo si costrinse a trangugiare un breve sorso, giusto per non destare sospetti, poi poggiò nuovamente il calice sul bancone di legno e si guardò attorno.

Ne era passato di tempo da quando era stato in America, l'ultima volta poco prima di essere arrestato, erano passati decenni, letteralmente.

Quel fast food di periferia non era molto diverso dai pub inglesi e in un certo senso era come tornare a casa; dopo tutto quello che era successo non credeva che sarebbe stato possibile, eppure ora era lì, da solo, ma era in America.

Fece scorrere lo sguardo lungo i volti degli sconosciuti seduti ai tavoli: una ragazza sui diciotto anni con un altro coetaneo, una famiglia con i tre figli, un paio di coppiette trentenni e infine un gruppo di ragazzini di quattordici o quindici anni. Tornò a volgere lo sguardo al bancone, accanto a lui sulla sinistra un uomo alto e possente, dalla folta barba scura e lo sguardo accigliato, mentre un paio di posti più a destra se ne stava un trio di amici.

Gellert fece un movimento con le dita e disse al cameriere: «Un'altra» facendo riferimento alla birra. Non sapeva nemmeno lui perché continuava ad ordinare, dato che non aveva più sete, che la bevanda in questione gli faceva ribrezzo e che non possedeva un galeone babbano.

Fatto sta che tutto questo il cameriere non lo sapeva, con un sorriso sforzato gli poggiò l'ennesimo boccale di fronte alla mano e si andò subito ad occupare del trio, più simpatico di un vecchio ubriacone.

Grindelwald non se ne curò molto, si limitò a sorseggiare la disgustosa birra ghiacciata pensando al da farsi: era andato in America per un motivo ben preciso e quel bar in Florida era solo la sua prima tappa.

Doveva raggiungere New York e strappare di mano il Libro a chiunque avesse osato solo toccarlo, certo sentiva che il legame si stava indebolendo, forse si stava muovendo di nuovo oppure erano solo paranoie del mago.

Ad ogni modo, Grindelwald sarebbe dovuto entrare in possesso dell'arma prima che Voldemort venisse sconfitto, altrimenti sarebbe stato troppo tardi: con il libro avrebbe potuto finalmente avere controllo sul futuro.

Era qualcosa di molto complesso, sotto la copertina scura si nascondevano enormi segreti, l'aveva protetto a dovere e nessuno sapeva come sbloccarlo, c'erano troppe prove, troppi incantesimi avanzati e forse nemmeno il suo vecchio amico, Albus, avrebbe saputo trovare la via d'uscita.

A chiunque non fosse Gellert, il libro chiedeva un sacrificio dunque lui non correva il rischio che nessuno se ne impadronisse e riuscisse a leggerlo senza il suo permesso. Al suo interno vi erano contenute le profezie, non quelle che fanno i babbani con la loro finta magia, ma le vere e proprie Profezie, quelle che uccidono eroi, maghi e umani.

Dai tempi dell'antica Babilonia, vi erano stati copiati tutti i Libri Sibillini greci e romani, inoltre tutto il sapere sui cavalieri del Medioevo era al suo interno e poi nei secoli a venire, un susseguirsi di imprese eroiche, duelli tra streghe e maghi, animali fantastici che seminavano terrore, tutti i destini intrecciati secondo un'unica trama.

Grindelwald ne era entrato in possesso da giovane, non sapendo nemmeno che cosa fosse, l'aveva trovato da Gregorovich, quando aveva preso anche la Bacchetta di Sambuco, il Libro Maledetto giaceva sotto ad essa e naturalmente lui non aveva resistito ad un artefatto così oscuro e potente.

Ci erano voluti anni di ricerche e studi, aveva sudato e ucciso per aprire il libro e quando aveva compreso la grandezza e la pericolosità di ciò che si celava al suo interno ne era rimasto estasiato, non aveva resistito a testarne il suo potere e il risultato era stata la sua sconfitta.

Harry Potter e l'Intreccio del DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora