Il tempo del destino

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Buio. Freddo. Dolore. Urla. Urla agghiaccianti. Urla agghiaccianti sovrastate da risate, altrettanto agghiaccianti. Il tempo scorre scandito da grida di paura, il tempo scorre inconsapevole di tutto ciò che accade, il tempo scorre senza aspettare niente e nessuno, il tempo scorre regolare e imparziale, il tempo scorre. Il tempo non si ferma, il ticchettio continua, perpetuo.
Inizia a contare:

Uno...

Le dita impugnano la bacchetta, fredda e lucente, i polpastrelli sfiorano la delicata superficie bianca; il potere viene canalizzato, tutto l'odio concentrato e la rabbia domata.

...Due...

La mano si alza e compie un movimento sciolto, la bacchetta svolazza per qualche attimo. Viene, poi, puntata contro l'oscurità e ciò che si cela dietro essa.

...Tre...

La bacchetta è salda tra le mani, tutto sotto controllo, nulla sfugge al proprio destino. Un urlo rompe il silenzio, una luce abbagliante illumina l'oscurità e poi niente.

...Quattro...

Qualcosa cade e poi più niente. Il silenzio invade la stanza, il buio avanza e il male s'insidia dovunque. Tutto si compatta e il tempo scorre, ogni cosa è un tutt'uno con l'altra.

...Cinque...

La mano abbassa la bacchetta consapevole di ciò che è appena accaduto, la mente accetta e si compiace di ciò che è da poco successo e l'anima si divide, sonoramente.

...Sei...

Un sibilo si leva, il serpente striscia sul pavimento, si protrae verso la vittima, apre le fauci e morde. I denti affilati raggiungono e penetrano la carne, il veleno si libera, ma tutto è indolore, non si prova più niente.

...Sette...

Il serpente si ritira, esce dall'oscurità e si fa accarezzare il capo dal padrone che ne canta le lodi. Il rettile, sazio, striscia dietro al padrone e si nasconde.

...Otto...

Il potere cresce, la furia negli occhi si fa sempre più viva, il cuore più piccolo, la mente più malvagia e l'animo frammentato, cerca di rimanere unito. La vulnerabilità è l'ultima cosa di cui l'Oscuro Signore ha bisogno.

...Nove...

Tutto è sfocato, come un vago ricordo perso nei meandri della memoria, il buio si è di nuovo impossessato della realtà che divora la stanza. Il silenzio regna tiranno, tutto tace.

...Dieci.

Le poche luci sulla scena si spengono e tutto è dello stesso colore: nero, un nero freddo e intenso, un nero avvolgente, un nero che ti trascina con sé e che ti sovrasta. E poi, di nuovo, tutto è uguale a prima. Dolore, tanto dolore, un dolore accecante e insopportabile, un macigno sul cuore, tutto è dolore. Freddo, gelido, distaccato. E dopo semplicemente  buio, solo, semplicemente: buio.


Harry si appoggiò al muro delle scale, si lasciò andare e cadde sui gradini. Il respiro ancora affannato e le mani alla testa, quest'ultima appoggiata al muro color ocra della Tana. La visione lo sconcertava, non era troppo cruenta quanto paurosa e terrorizzante. Lo impressionavano le parole scelte "Il tempo scorre...nulla sfugge al proprio destino", lui non poteva sfuggirgli ancora per molto e questo lo sapeva; poi un lampo verde e il dolore alla cicatrice, solo dolore intenso e insopportabile, le dita sfiorarono la saetta, prima di affondarvici e premerci contro, come per sovrastare il dolore. 

Harry Potter e l'Intreccio del DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora