Villa Conchiglia

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Quel tardo pomeriggio grosse e scure nuvole, portatrici di tempesta, si erano stanziate nel cielo solitamente azzurro. Un'enorme ombra nera aveva coperto ogni cosa e la volta celeste s'era tinta di un colore scuro come il carbone. Neppure il forte vento che soffiava, capace di far vacillare anche le fronde degli alberi più antichi, non era riuscito a schiodare le nubi dalla loro posizione.

La forte corrente trascinava irata l'imminente temporale e, sebbene l'aria non fosse particolarmente fredda, v'era un debole accenno di tetro pungente. Tra le foglie degli alberi fischiava un sibilo maligno, che s'attenuava a tratti, mentre diveniva simile ad una soffio rabbioso quando i germogli e le gemme negli alberi venivano scossi pericolosamente.

Il mare, che aveva assunto un tono scuro e cupo, era particolarmente agitato. Alte onde si innalzavano per poi affogare sott'acqua, come fossero braccia e mani del mare stesso che tentavano di afferrare le minacciose nubi. L'impeto della furente natura s'abbatteva senza pietà contro gli scogli, provocando centinaia di schizzi di schiuma bianca, che si dissolveva poi tra le spirali maligne del mare in tempesta.

Una campana risuonò scheggiando la melodia del vento, era un eco malinconico, portatore di lacrime. Quel rintocco fece alzare in piedi i pochi maghi sopravvissuti, i quali si erano riuniti a Villa Conchiglia per celebrare i funerali di chi la notte prima non ce l'aveva fatta.

Primo rintocco.

La bara di Arthur Weasley venne calata nella sabbia. Lo spirito del buon uomo se ne stava in piedi, rigido, davanti al proprio cadavere inerme. Fissò il legno di mogano per pochi eterni istanti, poi si voltò verso la Morte e le si avvicinò.

Secondo rintocco.

Alla sepoltura del marito seguì quella della moglie. Molly Weasley, o meglio la sua anima, sfiorò i capelli di Fred Weasley, unico sopravvissuto, gli mormorò parole che egli non poté udire, dopo di che superò la bara e si mise alle spalle della Morte, accanto ad Arthur.

Terzo rintocco.

Fu il turno di Percy Weasley, il ragazzo abbandonò la sua espressione seria e composta, rivolse uno sguardo mesto al proprio corpo, troppo giovane per morire, poi chiuse gli occhi e superò la morte, sistemandosi vicino alla madre.

Quarto rintocco.

L'anima di George Weasley era distrutta, continuava a starsene accanto al gemello, non volendolo lasciare. Il volto straziato dal dolore, un tempo caratterizzato dal smagliante sorriso, gli occhi ridotti in lacrime; lo spirito tentò di abbracciare il fratello, senza riuscirci poiché separati ormai per sempre. Gli sussurrò poi nelle orecchie: «Sei sempre stato metà della mia anima, ci eravamo fatti una promessa ricordi? "Non andare dove l'altro non potrà trovarti"; sappi che non ho intenzione di infrangerla». Dopo di che, mentre copiose lacrime gli scivolavano dal viso, si avvicinò alla Morte.

Quinto rintocco.

Lo spirito di Ron Weasley, che si trovava accanto ad Hermione, osservava il viso candido della ragazza, le accarezzò piano le guance e sforzò un sorriso mesto. Le bisbigliò dolci parole all'orecchio, parole che nessuno udì, dopo di che volse un ultimo sguardo ai vivi e scivolò tra le braccia della Morte.

Sesto rintocco.

Ginny Weasley non nascose il pianto, stringeva la mano di Harry Potter, il ragazzo che aveva amato, mentre i suoi occhi nocciola si abbandonavano nella disperazione. Era giovane, appena maggiorenne, non aveva concluso gli studi, non aveva amato abbastanza, non aveva avuto figli, era stata strappata via dalla vita con una tale violenza che non aveva nemmeno avuto il tempo di darle un ultimo saluto. Sospirò amaramente, non guardò gli occhi verdi di Harry per paura che tormentassero i suoi sogni, si diresse verso la Morte e si mise accanto ai fratelli.

Harry Potter e l'Intreccio del DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora