Il palco della Scala

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Sistemo per l'ennesima volta questi abiti pesanti e aggiusto i capelli mentre sudo sempre più proprio pochi minuti prima di salire su questo palco.

Eppure non è un palco nuovo, è il palco che calco ormai da un po' ma oggi sembra tutto diverso, oggi avverto il peso di quello che sto per fare.

"Barone..." sento le parole accompagnate da dei passi che entrano nel camerino

Io<<sì? Dimmi Vincenzo...>> cerco di dire in modo determinato al direttore

Vin<<mi raccomando Barone, non ammetto anche stasera stonature e fuori tempo chiaro? >> mi dice con aria di rimprovero

Io<<certo...darò il massimo>> mi affretto a dire stanco ogni volta di esser ripreso

Vin<<mi auguro che il tuo massimo sia sufficiente Barone...ci vediamo dopo>> mi dice con il suo tono distaccato e freddo prima di lasciarmi solo altri minuti

Io<<non deludere stesso Piè...almeno te stesso>> affermo guardandomi per l'ultima volta allo specchio prima di bere un po' d'acqua e recarmi vicino al palco.

Deglutisco a vuoto, il cuore va a tremila, le gambe diventano improvvisamente di gelatina e mi sta venendo anche la pipì per l'ansia.

Non mi rendo neanche conto di dover cantare fin quando non avverto quelle note che precedono il mio attacco.
Il buio davanti a me mi rassicura, non mi fa avvertire tutti gli sguardi puntati addosso pronti a captare ogni difetto, riesco a tener lontano la paura di esser criticato e giudicato anche se so che sarà così: questo mio debutto lo aspettavano in troppi,  soprattutto detrattori che fin dal principio non mi hanno fatto sentire all'altezza di ciò ma ora questi pensieri vengono mitigati da quelle note.

Canto, mi lascio andare nota dopo nota mentre la voce fuoriesce sempre più piena e sicura.
Mi sembra di non avvertire la fatica neanche quando devo gestire tutti gli scambi di battute con gli altri personaggi del dramma.

Il primo atto termina fin troppo in fretta e ho appena il tempo di liberare la vescica in bagno e di bere un po' che mi ritrovo ancora su quel palco.

Cerco di restare tranquillo e per fortuna riesco a riprendere quella serenità e armonia sul palco che mi fa esser sicuro di me.
So che sto cantando bene, la voce è impostata, l'appoggio perfetto, sto cantando con più agilità rispetto alle prove.

Il secondo atto termina in fretta e cerco di recuperare le forze per quello che è davvero il sogno di una vita: cantare "E lucevan le stelle" su questo palco, io, Piero Barone, da solo con tutti gli sguardi addosso.

Bevo un bel po' sperando ogni attimo che questa breve pausa finisca il prima possibile.

Solo pochi minuti di ansia prima di ritrovarmi su questo palco.
Canto, canto come ho fatto fino a questo momento ma quando mi ritrovo solo e sento la musica che precede la mia entrata con "E lucevan le stelle" avverto il cuore perder un battito.
Improvvisamente i ricordi vengono a galla, tutto torna alla mente in un solo secondo: io, quella canzone cantata a Taormina con Il Volo, i miei genitori ad applaudirmi, Ignazio che mi stringeva a sé con fare premuroso accertandosi che avessi respirato durante quella canzone.

Scaccio in fretta quei pensieri e riesco a beccare perfettamente le prime note.
Cerco di concentrarmi ma l'emozione mi travolge, una sensazione inaspettata che cerco di gestire.

' Svanì per sempre il sogno mio d'amore...'

Emetto quelle parole sentendo la gola stringersi appena, il suono non viene emesso in modo impeccabile, non stono ma la voce non è ampia e calda come dovrebbe essere: l'emozione mi tradisce mentre una lascrima sfugge al mio controllo senza che possa rendermene pienamente conto.

Potremmo ritornare-PBDove le storie prendono vita. Scoprilo ora