Respiri lenti

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Guardo fuori dal finestrino dell'auto mentre Ignazio guida verso Venezia.
Solo pochi minuti e  sarò costretto a salutarlo, a lasciarlo andare a Bologna provando a vivere questa relazione con spensieratezza.

Igna<<a che pensi? >>

Io<<al fatto che tra poche ore ho le prove in teatro…

Igna<<e basta? >>

Io<<sì, perché tanto ce lo siamo detti che mi dispiace doverti salutarti ma so anche che è giusto>> dico voltandomi a guardarlo con un sorriso

Igna<<è che saremo distanti per un poco, perché Ilenia deve lavorare, devo occuparmi della bambina>>

Io<<lo so, non devi giustificarti>>

Igna<<direi che stare distanti significa che non possiamo viverci come abbiamo fatto questi giorni Piè, però magari posso portare Chiara a Venezia, possiamo stare con te un poco, anche un giorno o due>> la noto la voglia che ha di star con me indipendentemente da Chiara.

Io<<sono lì Ignazio, quando vuoi, anche con Chiara. Lo sai che non è un problema>>

Igna<<è che non è proprio semplice gestirla e mi dovresti stare lontano tutto il tempo>>

Io<<che me ne frega, ti ruberò un bacio mentre dorme>> ridacchia facendo sorridere anche me, una risata che mi tira su, per qualche attimo spazza via la malinconia che si era impossessata di me.

Restiamo in silenzio mentre le nostre mani si trovano, stringo le sue dita tra le mie beandomi di questa sensazione di dolcezza e benessere, una sensazione che sembra durare troppo poco.
Quando entriamo a Venezia il cuore sembra perdere un battito, solo una sensazione che mi ricorda che il momento di salutarci è vicinissimo.

Igna<<ci sentiamo presto ok? Talpa>>mi dice ormai dinanzi all'Hotel.

Io<<quando posso…ciao>>sibilo stampando solo un bacio sulla sua guancia, solo questo per essere discreti.

Solo un tenero bacio prima di allontanarci.

E il tempo passa così, facendomi sentire nel petto quel senso di solitudine che per quanto mi faccia concentrare su me stesso, mette a nudo il vuoto che provo.
Sono solo…non riesco a trovare un poco di ristoro nelle chiamate con Ignazio, sempre troppo brevi e forse impostate, forse dettate dalla mia voglia di dimostrare che non debba preoccuparsi e dalla presenza di Chiara.

Le telefonate con Gian sono assenti, sommerso dal lavoro probabilmente non ha tempo da dedicarmi e io non ho neanche la voglia di cercarlo per buttargli addosso i miei stupidi capricci.

La verità è che non sono forte abbastanza per andare oltre tutto ciò che mi ferisce, non sono abbastanza bravo a prendere la vita con filologia, a vivere in punta di piedi.
Forse non sono mai stato capace di farlo, mi sono solo illuso che crescendo sarei cambiato, che la vita sarebbe stata più generosa verso di me, non che non lo sia stata, ho avuto anni di successo, una carriera invidiabile e ora anche un lavoro in teatro, ma forse proprio questo ha lasciato dentro di me un grande silenzio.

Ci sono cose che non so dire, cose di cui vorrei tanto parlare con Ignazio o con Gianluca ma non lo faccio, è come se in quel momento non riesca a trovare la forza di aprirmi ed è come se loro non si rendano conto di nulla.

Sono giorni che vivo così: solo.
In mezzo alla gente mi sento solo, mi sento solo in teatro, davanti a un film, a una canzone, a un piatto di pasta, mi sento solo costantemente.

Ho bisogno di Ignazio, di averlo qui, di stringerlo, di farmi stringere e sentirmi dire che tutto passa, che lui è qui per me e che insieme possiamo tutto, ma Ignazio è lontano, ha le sue priorità e io non ho neanche il coraggio di dirgli che sto male, più di quanto potessi pensare.

Potremmo ritornare-PBDove le storie prendono vita. Scoprilo ora