Potremmo ritornare

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Le mani sudano mentre sento l'adrenalina alle stelle.
Solo dietro il sipario, solo con le mie paure e quella strana sensazione di respiro che manca, oggi, il giorno della prima.
Quel giorno tanto agognato e tanto temuto.

L'ansia è qualcosa di improvviso.
Arriva, arriva quando vuole, come vuole, un senso di oppressione che mi fa sentire bloccato da qualcosa che non mi appartiene e mi manca il respiro, tremano le mani mentre cerco il coraggio di reagire e diventare il guerriero che sono.
La paura di sbagliare mi invade ma quando ho paura ad affrontare una cosa o non mi sento all’altezza penso: “E gli altri saprebbero fare di meglio?”. E no, non so quanto saprebbero fare meglio, non credo che tutti meritino questa opportunità ma io, a differenza di molti, me la sono guadagnata con anni di sacrifici, da quando ero un ragazzino.
Devo dire grazie ai miei genitori, se sono arrivato qui è solo grazie a loro, al loro credere in me quando nessuno lo aveva ancora fatto ed è proprio in virtù di questo che li ho invitati stasera, nonostante sappia che probabilmente non verranno, che probabilmente li ho delusi, che probabilmente non mi accetterebbero più.
Poi devo tanto a mio nonno, a lui dedico questo successo, a lui che splende da lassù. E vorrei vederlo su una di quelle poltrone in platea ad applaudirmi con quelle sue mani grandi. Ricordo alla perfezione le sue mani che stringevano le mie per rassicurarmi anche quando tutto andava male, per farmi capire che sono più forte di ogni insicurezza e paura.
Lo sento dentro, qui, a un millimetro di cuore.

Faccio un ultimo respiro profondo prima che il sipario si apra e io mi trovi dinanzi al buio, una sensazione che mi rasserena, non riuscire a distinguere perfettamente le persone, ciò mi porta ancor più a lasciarmi andare, a spogliarmi di ogni ansia e paura appena prendo la prima nota.

Tutto diventa più semplice man mano che il tempo passa, mi emoziono ma riesco anche a gestirla quella emozione. Senza l impulsività dei vent'anni e senza neanche quella maturità che il tempo potrebbe donarmi. Il fiato sembra sempre mancarmi nelle parti più complesse ma tutto è perfettamente calibrato e riesco a prender fiato al momento giusto e prendere la nota successiva con precisione. Qualche sbavatura c'è, minima, ma c'è, ne do poco peso, mi godo il momento per quello che è, perfetto nella sua imperfezione.

Sono felice, fiero di me, di esser andato avanti nonostante gli stralci del passato, quei pezzi di vita che non riuscirò mai a rimettere insieme, devo convivere con la consapevolezza che non tutto può esser spiegato, che le cose delle volte vanno così e non c'è verso di poterle modificare. Mi sono occupato di me, della mia felicità, mi sono preso il lusso di pensare per prima a me stesso, di essere leggermente egoista e ora eccomi qui, con gli occhi lucidi a guardare le luci che si accendono al termine dello spettacolo, a essere travolto dagli applausi, vedo in prima fila Ignazio e Gianluca, dietro di loro Ilenia e Chiara e tutto, davvero tutto, sembra esser perfetto. Però perfetto non lo è, non scorgo le figure di mamma e papà, anche se nel mio cuore sembra sopravvivere la speranza che ci siano o che mi abbiano almeno pensato.

Scendo dal palco con ancora le gambe tremanti, prendo un bel respiro e mi dirigo verso il camerino, faccio appena in tempo ad entrare che sento delle braccia stringermi i fianchi

Io<<stupido >>rido mentre Ignazio mi spinge verso la porta che chiude per lasciarmi un bacio sulle labbra

Io<<ti sei anche sporcato di trucco>> rido passandogli una mano sulle labbra

Igna<<ma quanto cazzo sei stato bravo eh? >> mi dice dandomi modo di spogliarmi

Io<<ti è piaciuto? Davvero? >>

Igna<<non ti ho mai detto stupidaggini quando si trattava del lavoro e di certo non te le dico oggi. Sei stato bravissimo >>mi rassicura

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