IT'S NOT TOO LATE

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Bucky aprì gli occhi di scatto, guardandosi attorno con il fiato ansante, il petto si sollevava ed abbassava rapidamente: non si trovava più nel salotto dell'appartamento di Minnie, bensì in una stanza buia e fredda, di cui non riusciva a distinguere nulla, ad eccezione di qualcosa che continuava a gocciolare sul pavimento, forse dell'acqua che scendeva da una tubatura.

Provò ad alzarsi, ma qualcosa teneva incollate le sue mani alle piastrelle e lo stesso valeva per i piedi, in realtà non riusciva a muovere un solo muscolo.

"Buck?".

Una voce familiare chiamò il suo nome dall'oscurità, lui sgranò gli occhi, incredulo, perché era sicuro che non l'avrebbe mai più sentita.

"Steve? Steve, sei davvero tu?"

"Si, sono io. Non mi riconosci più?"

"Dove sei?"

"Proprio qui" rispose il più piccolo, mosse qualche passo e finalmente apparve nel campo visivo del suo migliore amico; quest'ultimo socchiuse le labbra davanti all'orrore che gli si presentò: Steve Rogers non indossava la sua divida da Capitan America, bensì una di simile, ma completamente nera, con il simbolo dell'Hydra che occupava il petto, due dei tentacoli riempivano tutta la lunghezza delle braccia, anche lo scudo riportava gli stessi colori e lo stesso disegno.

"Oh... Il tuo... Il tuo petto..." mormorò Bucky "tu stai sanguinando..."

"Si, lo so. Sto sanguinando ed è tutta colpa tua"

"Mia?"

"Ho lasciato che Rumlow mi colpisse perché tu sopravvivessi e guarda che cosa ho ottenuto... Sei scappato come un vigliacco. Forse, avrei dovuto lasciare che ti uccidessero a Bucarest, così tante cose non sarebbero accadute"

"Tu non sei Steve, lui non parlerebbe mai in questo modo" rispose il più grande a denti stretti, qualche secondo dopo si ritrovò con la schiena contro una parete e la mano destra del Capitano stretta attorno alla propria gola.

"Invece sono io, Buck, faresti meglio a prenderne coscienza".



L'ex Soldato D'Inverno si svegliò urlando così forte che Minnie uscì subito dalla camera da letto, timorosa che fosse accaduto qualcosa di grave.

"Stai male? Vuoi che chiamo un'ambulanza?"

"Lascia stare ambulanze ed ospedali. Sto benissimo. Ho solo avuto un incubo"

"Un altro? Sono quattro mesi che hai incubi quasi ogni notte. Non sarebbe il momento di vedere uno psichiatra?"

"Oh, fidati che mi hanno strizzato fin troppo il cervello. Non ci tengo che qualcuno lo faccia ancora. Adesso non sono nemmeno libero di avere i miei incubi?"

"Non per così tanto tempo di fila, non è normale"

"Possiamo riparlarne in un altro momento? Adesso vorrei riposare" disse lui, piuttosto seccato, voltò le spalle alla donna ma per tutto il resto della notte non riuscì a dormire, ed il giorno seguente ancora stava pensando all'incubo in cui gli era apparso Steve, al suo possibile significato; venne distratto solo dal cellulare che vibrò per qualche secondo: per una volta non era una chiamata, ma un messaggio.


'Bucky, so che leggerai questo messaggio e so anche che non risponderai, ma voglio scriverti ugualmente queste parole. Lo so che mi odi per quello che ti ho tenuto nascosto, ma prova a metterti nei miei panni: come potevo dirti una cosa simile? Fidati delle mie parole, mantenere quel segreto è stata la peggiore delle punizioni. Quando ho creduto di averti perso, poi, è stata la tortura più crudele per me. Non è ancora troppo tardi per tornare. Io ti aspetto. Ti amo'.


Il giovane uomo appoggiò l'apparecchio tecnologico sopra al bancone e poi si passò entrambe le mani nei capelli, perché quel messaggio era davvero l'ultima cosa di cui aveva bisogno; fortunatamente in quel momento entrarono nel negozio un piccolo gruppo di ragazze che volevano dei frullati e lui fu ben felice di servirle: almeno frullare della frutta lo avrebbe distratto.

Minnie, però, non si era persa un solo movimento di Barnes; senza farsi notare si avvicinò al cellulare e dato che aveva ancora lo schermo acceso, ed il messaggio non era stato cancellato, lesse ogni riga con curiosità crescente.

An Unexpected Host; American, Patriot, Soldier (✔️) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora