OLD LOVERS, OLD WOUNDS (PARTE DUE)

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Klariza non era una persona solita a mostrare le proprie emozioni, o a lasciarsi trasportare da esse, ma ormai aveva perso ogni speranza di udire parole simili e scoppiò in una serie di singhiozzi violenti, mentre delle lacrime presero a scenderle lungo le guance; Rumlow chinò il viso e gliele asciugò lentamente con la punta della lingua, le appoggiò poi la mano destra sul mento e la invitò a sollevare il viso, per baciarla sulle labbra.

Lei gli passò le braccia attorno alle spalle, singhiozzando ancora, senza avere la minima intenzione di passare un solo minuto in più lontana dall'uomo che amava e che non aveva mai smesso di amare; ricambiò il bacio con passione e respirò a fondo il suo profumo forte, inconfondibile, di fumo e polvere da sparo.

Gli passò anche le gambe attorno ai fianchi con così tanto slanciò che Rumlow barcollò all'indietro e cadde sul materasso della brandina.

"Capisco il tuo entusiasmo, ma abbiamo tutta la notte a nostra disposizione" disse il più grande, mentre si toglieva il giubbotto antiproiettili, la divisa e la maglietta nera che indossava, rimanendo con addosso solo i pantaloni e gli scarponcini.

"Faremo dopo con dolcezza, adesso voglio solo sentirti dentro di me. Ho atteso troppo tempo" rispose la ragazza, imitando l'ex compagno, sbarazzandosi della giacca, della felpa e della canottiera; esitò qualche istante e poi si sfilò anche il reggiseno scuro, che lanciò con noncuranza sul pavimento: i suoi occhi castani indugiarono a lungo sul fisico muscoloso, tonico, dell'uomo che aveva davanti a sé "non dimostri affatto più di cinquant'anni"

"E tu non sei cambiata minimamente, sei rimasta esattamente come ricordavo. Adesso vieni qui, sbaglio o hai detto che sei ansiosa di sentirmi dentro di te?" il mercenario ribaltò le loro posizioni senza la minima delicatezza, sfilò i jeans della giovane e fece lo stesso con i propri, liberandosi anche degli scarponcini; ripeté la stessa identica operazione anche con la biancheria intima ed a quel punto penetrò Klariza, strappandole un grido di piacere così forte che per poco pensò di raggiungere l'orgasmo solo con quello.

Rimase fermo per qualche secondo, il tempo necessario per riprendere il controllo, iniziando poi a muoversi piano, senza alcuna fretta.

"Vai più veloce, ti prego, non ti trattenere" disse a denti stretti la figlia di Teschio Rosso, lanciandogli uno sguardo carico di desiderio; Crossbones fu ben lieto di accontentarla con una serie di spinte energiche, quasi violente, che strapparono ad entrambi dei gemiti e dei rantoli strozzati.

Lei lo attirò a sé per baciarlo ancora una volta; quando raggiunse l'orgasmo gl'impiantò le unghie nella pelle della schiena, lasciandogli dei segni rossi e profondi.

Si ritrovarono entrambi sdraiati sulla misera brandina, completamente sudati, mentre tentavano di riprendere fiato; la più piccola sprigionò ancora una volta dell'energia rossa dalle mani e la cella si trasformò in una camera prevalentemente dipinta di nero, con un camino acceso ed un letto matrimoniale su cui avrebbero potuto dormire tranquillamente quattro persone: la coppia s'infilò sotto le coperte e Klariza si accoccolò contro il petto di Rumlow, lasciandosi accarezzare i capelli, godendosi quelle carezze, che le erano tanto mancate, ad occhi chiusi.

Dopo un tempo che parve interminabile li riaprì e li puntò sul viso dell'uomo, perché era tornato di nuovo il tempo di parlare.

"Devi chiedermi qualcosa?"

"Tu mi ami?" gli domandò in tono serio, esigendo una risposta altrettanto seria.

"Si" rispose lui, allungando la mano destra in direzione del comodino, prendendo una sigaretta ed un accendino, perché aveva bisogno di fumare "si, ti amo"

"Anche io ti amo. Brock, questa è tutta una follia, perché vuoi continuare a portarla avanti? Scappiamo finché siamo in tempo. Non dire niente a nessuno e scappiamo. Andiamo a vivere in qualche posto lontano, cambiamo identità e formiamo una famiglia" per qualche secondo nella mente della ragazza si formò un'immagine simile all'illustrazione di una favola: lei in cucina, con un grembiule a quadri, che preparava dei biscotti mentre Rumlow era in salotto, a giocare con un bambino dai capelli neri, con gli stessi lineamenti del padre; quella fantasia scomparve con la stessa rapidità con cui si era formata, rotta in mille pezzi dalle parole secche dell'uomo.

"Non puoi chiedermi di fare questo. Non sono intenzionato a rinunciare e se tu mi ami davvero starai dalla mia parte"

"Brock..."

"Ormai è tutto deciso. Sono mesi che mi preparo per distruggere completamente lo S.H.I.E.L.D"

"Brock... Ti prego... Ascoltami"

"No, Klariza, ascoltami tu" la bloccò il più grande, afferrandole il viso tra le mani "l'Hydra deve portare ordine nel mondo e lo deve fare attraverso il dolore. Ucciderò quelle persone e ti prometto che poi ricostruiremo tutto dal principio. Solo noi due. Ma devi essere dalla mia parte".

Amava veramente e con tutta sé stessa Brock Rumlow, ma sapeva che in quel momento non era il ragazzo arrogante che aveva conosciuto quello che parlava, ma un uomo attaccato al potere più di qualunque altra cosa, capì che la voleva con sé non per pensare ad un futuro insieme, ma per sfruttare i suoi poteri contro quel poco che rimaneva dello S.H.I.E.L.D e degli Avengers.

Si concesse a lui altre quattro volte e quando fu certa che si fosse addormentato si vestì in fretta, uscendo dalla stanza dopo avergli scritto un biglietto che lasciò sopra al comodino.

Uscì dalla Base senza che nessuno la vedesse e ritrovò la Villa con facilità: i suoi sensi erano molto sviluppati, ed anche se per tutto il tragitto aveva avuto una benda sugli occhi era riuscita ad orientarsi con i suoni, i rumori e gli odori.

La grande struttura era completamente vuota, tutti stavano ancora dormendo, ad eccezione di Zemo, che stava leggendo un libro, nell'attesa del suo ritorno.

"Bentornata" la salutò chiudendo il libro "come è andata?"

"Non come avrei voluto"

"Te lo avevo detto che non avresti ottenuto nulla da lui, mi auguro che tu non gli abbia dato delle informazioni importanti"

"Ho solo tentato di farlo ragionare"

"Immagino" commentò laconico il giovane uomo "immagino benissimo come tu abbia tentato di farlo ragionare"

"So che da qualche parte c'è ancora lo stesso ragazzo che ho conosciuto. Adesso vorrei riposarmi, buonanotte" rispose Klariza, senza dare segno di essere irritata, ma s'intuiva ugualmente che per lei quel discorso era chiuso; Helmut la lasciò andare.

In fondo gli dispiaceva per quella povera ragazza, perché dai suoi occhi era impossibile non capire quanto fosse innamorata, ma allo stesso tempo ne era anche spaventato: un amore come quello spingeva una persona a fare qualunque cosa, nel bene e nel male.

An Unexpected Host; American, Patriot, Soldier (✔️) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora