MINNIE

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Bucky si ritrovò in un appartamento completamente diverso da quello che aveva immaginato: solitamente le signore di mezza età abitavano in case sempre ordinate, pulite e con tanti merletti posizionati qua e là sulle mensole, questo invece era grande ed abbandonato a sé stesso; c'erano abiti sparsi sul pavimento, il tavolo non era stato sparecchiato ed il lavandino era pieno di piatti e pentole sporche.

La stessa padrona di casa aveva un aspetto insolito, ora che le luci dell'abitazione le illuminavano il volto: doveva avere una cinquantina d'anni, era di corporatura robusta ed i capelli castani le sfioravano appena le spalle; indossava dei semplici vestiti ed un grembiule a fiori, dalla bellezza discutibile, la chioma, invece, era arruffata, come se non si fosse neppure preoccupata di pettinarla.

Osservò a lungo la donna e lei, a sua volta, studiò in silenzio il suo ospite, cercando di capire chi fosse.

"Non ti piace il mio appartamento?"

"No, no però... Ecco... Me lo aspettavo diverso"

"Tesoro, non credo che tu sia nella condizione migliore per giudicare il posto in cui vivo. Ho un negozio da mandare avanti, non ho il tempo di occuparmi di addobbare casa. Credo anche che tu abbia bisogno urgente di una doccia, hai dei vestiti puliti?"

"Dovrei avere ancora qualcosa dentro lo zaino" rispose il giovane uomo, trovando fortunatamente una maglietta ed un paio di jeans che non aveva ancora utilizzato "ho questi"

"Non so quanto siano puliti se li hai tenuti con le cose sporche"

"Come io non posso giudicare questo posto, tu non hai alcun diritto di farlo con me" disse, allora, lui in tono duro, aveva avuto già una notte piuttosto difficile, non aveva voglia d'iniziare una discussione "dove posso trovare il bagno?"

"Infondo al corridoio, a destra"

"Grazie".

L'ex Soldato D'Inverno seguì le indicazioni e si chiuse con cura dentro al bagno; non si concedeva una doccia da quando era scappato dall'abitazione della ragazza bionda che lo aveva ospitato, quella che lo aveva riconosciuto ed aveva chiamato probabilmente un'amica, od un famigliare.

Per un momento si ritrovò ad avere una sorta di dejavù, chiedendosi se non stesse accadendo lo stesso anche in quel momento, così si lavò in fretta, facendo attenzione a non toccare la ferita, si asciugò e si rivestì in pochi minuti; socchiuse piano la porta ed uscì senza fare alcun rumore: il telefono, posizionato nel salotto, era abbandonato e scoprì che la donna sconosciuta era occupata in cucina.

"Ma vuoi spaventarmi? Non farlo mai più!" esclamò lei, quando si accorse di non essere più sola.

"Che cosa stai facendo?"

"Queste non sono cose che ti riguardano. Fammi vedere la ferita, vediamo che cosa posso fare" disse la proprietaria, aspettando che l'altro sollevasse la maglietta "ahh, credevo fosse più grave. Fortunatamente è solo un graffio, ti ha preso di striscio. Meglio così. Senti, non credi che sia ora di dirmi il tuo nome?"

"Mi chiamo Bucky" rispose il giovane uomo, dopo una lunga esitazione.

"Bucky? È davvero il tuo nome? Non l'ho mai sentito"

"È un diminutivo. Tutti mi chiamano in questo modo"

"Oh, va bene. Tu, invece, puoi chiamarmi Minnie"

"E questo è il tuo nome?"

"Diciamo che è come il tuo caso. È un diminutivo. Allora, Bucky, adesso ti pulisco la ferita, così non farà infezione. Brucerà un po', ma non sarà nulla di preoccupante. Ti metterò un po' di garza, così non starà a contatto con il tessuto della maglietta. Impiegherò solo pochi secondi se sarai collaborativo"

"Non farò il minimo gemito" rispose il più grande ed obbedì, perché quel dolore non era assolutamente nulla in confronto a quello che l'Hydra gli aveva fatto per settant'anni; Minnie si occupò con cura del taglio e poi tornò in cucina, presentandosi con una ciotola in mano, che diede a Bucky.

"Che cosa è?"

"Una zuppa, dovrai mangiare qualcosa, hai l'aspetto di una persona che non mette qualcosa sotto i denti da un po'"

"Ho mangiato un panino questa mattina, non voglio nulla. Adesso è meglio se me ne vado, hai già fatto abbastanza per me, Minnie"

"Aspetta un momento. Non mi sembra saggio uscire a quest'ora"

"Per quale motivo?"

"Per quale motivo? Te ne posso elencare più di uno e tutti molto validi. È troppo pericoloso. Dei debole e ferito. Non hai un posto dove ripararti e quei tizi potrebbero essere ancora per strada, se ti dovessero vedere e riconoscere ti ucciderebbero. Faresti meglio a rimanere qui, è il posto più sicuro per te"

"E tu ospiteresti una persona di cui non conosci nulla?"

"So che mi hai salvata. Se le tue intenzioni fossero state meno amichevoli lo avresti già dimostrato perché le occasioni non ti sono mancate".

Bucky guardò la donna negli occhi, capì che poteva fidarsi e così appoggiò a terra lo zaino, sempre tenendolo vicino a sé.

"Dove posso dormire?"

"Il divano è molto comodo".



Minnie entrò nella propria camera da letto.

Non era una di quelle persone che solitamente si prodigava ad aiutare chi si trovasse in difficoltà: come diceva spesso lei, in tempi simili non si era mai certi delle persone che si facevano entrare in casa; però quel giovane uomo le aveva fatto un'impressione completamente diversa.

Aveva osservato con attenzione i suoi occhi, ed aveva visto lo stesso sguardo di un animale sperduto: quello era stato il motivo che l'aveva spinta ad offrirgli un riparo per la notte.

Ciò nonostante, dato che la sicurezza non era mai troppa, decise di chiudere a chiave la porta della stanza.

An Unexpected Host; American, Patriot, Soldier (✔️) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora