LOYALTY TEST (PARTE UNO)

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Il giorno seguente Rumlow entrò nella stanza in cui era rinchiuso James e lo trovò nella stessa posizione rannicchiata della notte precedente, sospettò che non si fosse mosso di un solo millimetro e che avesse pianto, dato che aveva gli occhi gonfi ed arrossati, ma allo stesso tempo sapeva anche che le sue parole lo avevano fatto riflettere a lungo.

"Sei pronto per la missione che ti sto per affidare?"

"Io non farò mai nulla per voi. Pensi davvero che creda alle tue bugie?"

"E tu credi che i tuoi amici o la tua famiglia ti stiano cercando?" domandò a sua volta l'uomo, iniziando a perdere la pazienza "te l'ho detto, ragazzo, io ho lavorato per molto tempo per lo S.H.I.E.L.D e so perfettamente come funziona. Se davvero vogliono salvare uno dei loro Agenti in difficoltà lo fanno subito. Intervengono in un battito di ciglia. Vuoi sapere come stanno le cose in realtà? Fury ha saputo di sicuro della tua scomparsa, ma non se ne preoccupa perché eri solo un problema. Tutti quelli che la pensano in modo diverso al suo sono solo degli ostacoli da eliminare, lui pensa solo ai suoi interessi. Ed i tuoi amici? Tuo padre e tua madre? Anche per loro sei solo un peso... Io non vedo nessuno di loro in questa stanza, se vuoi aspettiamo qualche minuto e vediamo se arrivano..."

"Sono sicuro di essere importante per loro..." mormorò il ragazzo, con tono titubante, mentre una voce nella sua mente gli continuava a ripetere che il mercenario non aveva torto, che se davvero avessero voluto salvarlo lo avrebbero già fatto da tempo: forse, davvero, non era così importante come credeva ed avevano approfittato della prima occasione per liberarsi completamente di lui "non è vero che ho un microchip pronto ad esplodere sotto la mia pelle. Qui non ci sono scienziati e non hai i macchinari adatti per creare un'arma simile"

"Ho un macchinario per il lavaggio del cervello. Pensi davvero che non possa avere un oggetto piccolino come un microchip? Se non ti fidi possiamo fare una prova" Rumlow prese un piccolo detonatore da una tasca dei pantaloni, lo mostrò a Jamie e piegò leggermente la testa di lato "però non ho voglia di pulire tutta la stanza dal tuo sangue e dalle tue budella. Sarebbe una perdita inutile"

"Che cosa devo fare?" chiese il più piccolo, dopo una lunga pausa, arrendendosi completamente per la prima volta.

"Bravo ragazzo" rispose Crossbones, scompigliandogli i capelli castani "per questa volta non devi fare nulla di difficile. In realtà non è una vera missione, ma una specie di test. Devo testare la tua affidabilità e la tua lealtà prima di poterti affidare qualche compito più difficile, mi capisci? Non voglio avere altri traditori nell'Hydra".



Nadja stava seriamente rischiando di andare fuori di testa: erano trascorsi due giorni dalla scomparsa di James e nessuno di loro aveva avuto sue notizie, non era tornato a casa e tutte le volte in cui Charlie lo aveva chiamato aveva sempre risposto lei, inventandosi come scusa che l'altro stava male e non poteva parlarle.

Lei e gli altri non lo avevano ancora cercato perché Nicholaj era riuscito a convincere Rhodey che non c'era nulla di cui dovevano preoccuparsi, perché sicuramente il ragazzo stava bene ed aveva deciso volontariamente di allontanarsi per qualche giorno.

"Ma ti rendi conto che non è normale?" gridò la giovane, sull'orlo di una crisi di nervi "ti rendi conto che Jamie non si allontanerebbe mai volontariamente per tutto questo tempo? Ti rendi conto che deve essergli successo qualcosa?"

"Stai solo esagerando Nad, sono sicuro che sta benissimo ma che non vuole parlare con nessuno di noi".

A quelle parole, le stesse che sentiva da troppo tempo, scattò improvvisamente, sbattendo il fratello gemello contro il frigorifero, generando poi del fuoco sul palmo della mano destra.

"Sono stanca di ascoltare le cazzate che escono dalla tua bocca. Adesso io, te e Peter andiamo a cercare James e non torneremo a casa fino a quando non lo avremo trovato, sono stata abbastanza chiara?"

"Nadja ha ragione" intervenne Peter, che aveva ascoltato l'intero discorso dal salotto "neppure io sono intenzionato ad aspettare un solo secondo in più. È successo qualcosa al mio migliore amico e se non farà più ritorno non riuscirò a perdonarmelo. O sei dalla nostra parte con le buone o saremo costretti a farlo con le cattive"

"Voi due siete matti" protestò Nicholaj, sistemandosi il colletto della felpa, liberandosi dalla stretta della sorella "e come faremo con Rhodey? Come l'ultima volta? Gli mettiamo ancora del sonnifero nel succo che beve?"

"No, aspetteremo semplicemente quando si corica a letto dopo pranzo".



Quando arrivò il momento, Nadja indossò una giacca in pelle e delle scarpe da ginnastica, si guardò un momento allo specchio che c'era nella sua camera e si disse che non c'era nulla di cui preoccuparsi, che davvero James si era solo allontanato per qualche tempo per pensare a ciò che doveva davvero.

Però allo stesso tempo continuava a pensare che era strano che avesse tenuto all'oscuro la madre di tutto ciò e che non le avesse confidato del suo turbamento: ogni volta che Charlotte aveva chiamato aveva capito che lei non aveva la più pallida idea di dove fosse il figlio, anzi, era convinta che fosse con loro, bloccato a letto con la febbre.

I tre ragazzi scesero nel garage della Villa e presero una delle tante macchine di Tony che erano sempre a disposizione di tutti loro, anche se c'era un piccolo particolare che impediva ciò: nessuno dei giovani aveva preso la patente, l'unico che riusciva comunque a cavarsela era Nicholaj, che sembrava avere un talento naturale per la guida.

"Allora? Dove lo cerchiamo?"

"Non lo so, ha detto che andava da uno psichiatra, ma non so neppure dove si trovi lo Studio... Forse in strada... Forse in qualche ostello"

"O in qualche albergo"

"Certo, tutti posti dove immagina che lo andremo subito a cercare" commentò in modo sarcastico il più grande "l'unica cosa che possiamo fare è girare un po' per il centro e sperare di ricevere l'illuminazione divina, non credete?".

La rossa aprì la bocca per rispondere, ma un'esplosione violenta le fece voltare la testa di scatto, in direzione di una macchina che si schiantava con forza contro un palazzo poco distante da loro; Nicholaj guidò in retromarcia per circa cento metri ed imboccò una stradina laterale, era sconvolto quanto gli altri due seduti sui sedili posteriori del mezzo.

"Che cos'era quello?"

"Lo avete visto anche voi?"

"Dobbiamo chiamare la polizia"

"No, dobbiamo intervenire!"

"Intervenire? Ma sei pazzo, Peter? Non dobbiamo fare alcuna sciocchezza, poi Fury..."

"Da un grande potere derivano grandi responsabilità. Lì fuori ci sono delle persone in pericolo e se ora noi non facciamo qualcosa per intervenire la responsabilità sarà solo nostra. Vuoi avere delle vittime sulla tua coscienza?"

"Non ci tengo ad avere nessuno sulla mia coscienza" rispose seccato il ragazzo, prima di uscire, imitato dagli altri due, sperando di non trovarsi faccia a faccia con Crossbones.

An Unexpected Host; American, Patriot, Soldier (✔️) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora