Rumlow si tolse la medaglietta militare che portava sempre attorno al collo; la guardò per qualche istante, con il volto leggermente inclinato verso destra e poi la lasciò cadere a terra, con un rumore metallico che riempì il silenzio che c'era nella stanza.
Sollevò lo stivale sinistro, per schiacciarla, perché quello era l'unico oggetto che ancora formava un collegamento con il suo passato; ogni volta che lo guardava gli ricordava il tempo trascorso all'interno dello S.H.I.E.L.D ed una persona che non avrebbe mai più potuto rivedere.
Esitò per qualche secondo, pensando proprio a lei, quanto tempo era passato? Dieci? Vent'anni?
No, era inutile che facesse finta di non saperlo, perché in realtà lo ricordava molto bene.
Erano trascorsi esattamente ventitré anni: lui a quel tempo ne aveva appena trentuno e lei, invece, era bloccata ad una ventina d'anni, ventidue anni per la precisione.
Ecco, quel terribile peso all'altezza del petto era tornato a tormentarlo, togliendogli quasi la capacità di respirare: gli accadeva spesso di notte, ma non era dovuto ai danni fisici che aveva subito negli ultimi anni, era semplicemente un dolore che partiva dalla mente e diventava poi somatico.
L'uomo riprese in mano la medaglietta e si sistemò la catenella nuovamente attorno al collo, nascondendola poi sotto la maglietta nera che indossava, nello stesso momento in cui qualcuno bussò alla porta.
"Che nessuno entri" ordinò ad alta voce, mentre indossava velocemente la divisa nera ed il casco a visiera; solo allora spalancò la porta e fissò con occhi socchiusi uno dei suoi soldati "che cosa vuoi?"
"Signore, si tratta del ragazzo, continua ad opporsi..."
"Gli avete fatto il lavaggio del cervello?"
"Si, ma non sembra funzionare..."
"Che cosa significa? Ha sempre funzionato. Quel macchinario rilascia delle scosse che arrivano direttamente al cervello. L'ho visto più volte in funzione, quanta potenza gli avete dato?"
"Al massimo, signore... Ma..."
"Sono stanco dei tuoi balbettii" sentenziò Rumlow, superandolo velocemente, raggiunse la stanza in cui James era rinchiuso da giorni ed ordinò a tutti quelli che erano presenti o posizionati di guardia all'esterno di andarsene subito, di lasciarlo da solo con il ragazzo.
Quando la porta venne chiusa alle proprie spalle, Crossbones si avvicinò alla brandina su cui era sdraiato il nuovo Soldato D'Inverno, prese uno sgabello e si sedette, appoggiando le mani sulle proprie ginocchia, osservando in silenzio l'altro.
"Puoi farmi tutto quello che vuoi. Puoi picchiarmi e torturarmi ma io non dirò una sola parola" mormorò Jamie, sforzandosi di parlare, dato che aveva la gola completamente secca a causa di tutte le urla che non era riuscito a reprimere.
"Forse mi sono sbagliato" rispose il più grande, decidendo di adottare la tecnica di persuasione a cui aveva fatto accenno Zemo poco tempo prima, si tolse il casco a visiera per poterlo guardare meglio in faccia "non è vero che ti mancano le palle. Qualunque ragazzo al tuo posto non sarebbe resistito così tanto. Hai avuto anche il coraggio di affrontarmi senza tirarti indietro"
"Che cosa stai tentando di fare?"
"Noi due abbiamo iniziato con il piede sbagliato, non credi? Sto cercando di rimediare all'errore che ho commesso e non è una cosa che capita spesso"
"Io non voglio parlare con te, non voglio avere nulla a che fare con nessuno di voi. Vattene. Stai perdendo il tuo tempo" rispose James, si voltò dall'altra parte, dando le spalle a Rumlow, mettendo alla prova la sua poca pazienza; quest'ultimo prese un profondo respiro, strinse le mani a pugno per non perdere il controllo e riprese a parlare.
"Ero uguale a te quando avevo vent'anni. Volevo sempre mettermi alla prova, volevo dimostrare agli altri quello di cui ero capace. Tua madre ti ha mai detto che facevo parte dello S.H.I.E.L.D?" si fermò un momento per ricevere una risposta che non arrivò "durante una missione importante ho rischiato la vita per una mossa avventata..."
"Lo vuoi capire che non m'importa nulla di quello che stai dicendo?"
"Fino a quando rimarrai nello S.H.I.E.L.D non avrai mai la possibilità di dimostrare a tutti le tue vere capacità. Che cosa ha detto Fury a te ed ai tuoi amichetti? Che sarete i prossimi Avengers? Vi ha detto così, vero? Secondo te un uomo come lui, che vuole avere sempre tutto sottocontrollo, permetterebbe ad un gruppetto di adolescenti di avere nelle proprie mani il destino della Terra? Lo sai perché lo sta facendo? Sa che siete tutti delle bombe ad orologeria e vi vuole tenere rinchiusi in una Villa, con un finto istruttore, solo per darvi l'accontentino. In realtà sta cercando persone adulte con poteri simili ai vostri, oppure spera ancora che la vecchia squadra si possa ricongiungere..."
"Stai mentendo"
"Oh, no, sai benissimo che sto dicendo la verità. Conosco Nick Fury da tantissimi anni e ti posso assicurare che non è uno stinco di Santo. Anzi. Ha sempre nascosto tante cose anche agli Avengers, non lo hai mai chiesto a tua madre? Lo S.H.I.E.L.D è corrotto fino al midollo. Per questo è caduto non una, ma due volte. Prima o poi verrà stroncato del tutto. Reciso come un ramo malato. L'Hydra è la vera organizzazione di cui ha bisogno il mondo. L'Hydra vuole portare ordine. Sto cercando di farti capire che non siamo noi i 'cattivi' e lo sto facendo parlandoti con la massima franchezza"
"A me importa solo della mia famiglia e dei miei amici..." ribatté il più piccolo, in tono stanco.
"Ahh, certo, la tua famiglia ed i tuoi amici. Loro tengono a te? Sono sicuro che se avessero la possibilità di tornare ad una vita normale lo farebbero. Ti consideri il Leader del tuo gruppo, ma loro pensano lo stesso? Ti portano rispetto? Sarebbero pronti a sacrificarsi per te? E tuo padre? Ha mai provato a creare un rapporto con te? O si è arreso al primo fallimento? E tua madre? Credi che ti vorrebbe così bene se non assomigliassi all'uomo che dice di amare? Credi davvero di poterti fidare delle persone che ti circondano?" disse il più grande, raccontando poi in quali diverse occasioni lo stesso Nick Fury aveva sempre raccontato mezze verità, il tutto per il proprio interesse personale; Jamie ascoltò in silenzio, con gli occhi che fissavano il vuoto, quando non riuscì più a resistere si coprì le orecchie con le mani, lasciandosi scappare un singhiozzo dalle labbra tremanti.
"Basta... Smettila... Stai solo raccontando bugie"
"No, James, è la verità e lo sai anche tu. Adesso ti lascio riposare, hai l'intera notte per riflettere sulle parole che ti ho detto" Crossbones gli appoggiò per qualche istante la mano sinistra sulla testa, con atteggiamento paterno, poi si avvicinò alla porta "se può esserti d'aiuto per pensare meglio... Mentre dormivi ti è stato iniettato un microchip sottocutaneo. Se provi a ribellarti basta premere un bottone e tu salterai in aria, diventando tanti piccoli coriandoli di carne. Credimi, non è un'esperienza piacevole quando un ordigno ti esplode addosso. Fai bei sogni".
Jamie scoppiò a piangere nello stesso momento in cui rimase da solo, si portò le ginocchia al petto e si chiese, per la prima volta, che cosa ne sarebbe stato di lui, perché non riusciva a vedere una via d'uscita.
E nessuno si era ancora preoccupato di cercarlo.
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An Unexpected Host; American, Patriot, Soldier (✔️)
FanfictionTERZO ED ULTIMO LIBRO. Steven Rogers non c'è più e Bucky Barnes, il suo migliore amico, ha preso il suo posto, diventando il nuovo Capitan America. La situazione generale, però, non è semplice. Bucky non si sente adatto al ruolo: il suo passato pesa...