T'Challa emise un lungo sospiro dalle labbra socchiuse e rivolse lo sguardo al di là della parete occupata interamente da una sola vetrata.
"Puoi andartene" ordinò al dottore con cui aveva appena parlato: gli aveva comunicato, con profondo rammarico, che Natasha non aveva mai dato alcun segno di miglioramento o di ripresa, era ancora avvolta da quello stato di perenne incoscienza, e forse era arrivato il momento di staccare la spina ai macchinari e di lasciarla andare per sempre.
A quelle ultime parole il giovane sovrano aveva represso a fatica uno scatto d'ira, limitandosi a dire all'uomo di allontanarsi: non era intenzionato ad arrendersi e non era intenzionato a perdere la donna che amava per un crudele scherzo del destino; aveva già perso la madre quando era solo un bambino, aveva perso il padre in un attentato, ora non si sentiva pronto ad affrontare per la terza volta quella spirale di dolore.
E poi, era sicuro che non sarebbe mai riuscito a riprendersi del tutto dalla perdita di Natasha.
Dopo aver osservato la giungla per qualche minuto, nel più totale silenzio, ritornò nella stanza in cui riposava la più piccola e si sedette affianco al suo letto; la tinta bionda era ormai scomparsa ed i suoi capelli erano tornati del loro colore naturale: quel rosso selvaggio capace d'incantare chiunque.
T'Challa accarezzò una ciocca che le ricadeva sulla fronte e poi si chinò in avanti, per sussurrarle qualche parola all'orecchio sinistro.
"Svegliati, ti prego, o sarò costretto ad uccidere".
Un funzionario entrò poco dopo per comunicare a T'Challa che la sua presenza era richiesta altrove, perché i doveri di un sovrano non potevano essere messi in secondo piano neppure da una tragedia simile.
Natasha Romanoff si svegliò all'improvviso: spalancò gli occhi verdi come se volesse scacciare un brutto incubo, si tolse la mascherina per l'ossigeno e si guardò attorno con il fiato ansante.
Poco prima, ancora semi-incosciente, aveva percepito una presenza affianco al proprio letto: una figura si era avvicinata a lei, le aveva appoggiato una mano sul petto ed aveva sentito un calore improvviso, per nulla fastidioso, che era scemato a poco a poco.
Ora, però, non c'era nessuno nella stanza e la giovane donna si chiese se ciò non fosse stato solo un bizzarro sogno; provò ad alzarsi, ma non ci riuscì a causa degli aghi delle flebo e di tutti gli altri macchinari che fino a quel momento le avevano consentito di vivere e respirare in modo artificiale: nel momento stesso in cui si era tolta la mascherina per l'ossigeno era scattato un allarme forte ed acuto, che si ripeteva ad intervalli regolari.
Il primo ad apparire nella stanza fu il compagno dell'ex spia, che spalancò gli occhi, profondamente incredulo.
"T'Challa..." riuscì a mormorare a malapena lei, a causa della gola secca e gonfia.
"Non ti sforzare" rispose subito il più grande, precipitandosi ad abbracciarla, stringendola contro il proprio corpo "credevo di averti persa, Nat. Credevo di averti persa per sempre"
"Anche io credevo di averti perso. Credevo che non avrei più rivisto il tuo volto" disse Natasha, non riuscendo a trattenere un singhiozzo "che cosa è successo?".
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An Unexpected Host; American, Patriot, Soldier (✔️)
FanfictionTERZO ED ULTIMO LIBRO. Steven Rogers non c'è più e Bucky Barnes, il suo migliore amico, ha preso il suo posto, diventando il nuovo Capitan America. La situazione generale, però, non è semplice. Bucky non si sente adatto al ruolo: il suo passato pesa...