Gelosia?

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                                Ace

Quella notte non riuscivo a chiudere occhio.
Dadan mi aveva trattato malissimo, e anche se Sabo aveva cercato di spiegarmi il motivo per cui lo aveva fatto, non ci avevo capito niente.
Era assurdo che agli occhi di quella vecchiaccia antipatica, ci fosse una differenza così, tra noi ragazzi: dopotutto, Emy aveva la mia stessa età.
Quindi, perché all'improvviso quella bisbetica di Dadan, aveva un riguardo particolare verso di lei?
Ma soprattutto, perché prendersela così tanto con me!
Ero solo andato in bagno per parlare, e sono finito con un cerotto sulla fronte.
Quella rompi scatole di Emy mi stava davvero facendo impazzire, non le si poteva dire niente che subito scattava per picchiarmi o a urlarmi contro, oppure, usava il suo potere su di me: sembrava si divertisse a farlo.
Ma la cosa che più non capivo, era perché mi importava così tanto di lei.
Perché volevo disperatamente sapere che cosa le frullava per la testa, ogni volta che aveva lo sguardo perso nel vuoto?
E perché ero ossessionato dall'idea di sapere che cosa pensasse di me?
Me l'aveva chiesto più volte, e ogni volta le davo una risposta vaga.
La verità, era che non lo sapevo nemmeno io.
Sapevo solo che... volevo che lei non mi vedesse come un mostro, eppure, non facevo niente per dimostrarle il contrario.
Mi rendevo conto che la trattavo male, ma era più forte di me.
Mi ero anche aperto con lei per ben due volte, e mi ero stupito di questo.
Nemmeno Sabo, che mi conosceva da anni, non sapeva chi fosse mio padre e della mia storia.
Eppure, con Emy sembrava così facile parlare.
Aprire il cuore questa volta mi era sembrato semplice... ma la odiavo!
Dovevo odiarla! Ero stato picchiato, per causa sua!
Sospirai per l'ennesima volta quella notte, cecando di far uscire un po' di pensieri, ma fu tutto inutile.
«Che succede?», Bisbigliò Sabo «Stai male?».
«No. Torna a dormire», risposi immediatamente, senza degnarlo di uno sguardo.
«È per quello che è successo oggi, vero?», Insistette lui.
Sospirai ancora, questa volta più nervosamente e Sabo capì al volo.
«Andiamo fuori. Devo parlarti», bisbigliò alzandosi dal suo materasso e dirigendosi verso la porta.
Doveva parlarmi? E di cosa?
Spinto dalla curiosità, mi alzai a mia volta, ma prima di uscire diedi un'occhiata a Luffy che dormiva beatamente, e me ne andai cercando di non fare rumore.
In silenzio, io e Sabo scendemmo le scale e ci dirigemmo fuori di casa: l'aria fresca mi avvolse, rigenerandomi.
«Che ne dici, se andiamo sul tetto?», Suggerì Sabo.
Feci spallucce. «Come vuoi».
Con facilità e agilità, riuscimmo a raggiungere il tetto.
Gli allenamenti di quel mese avevano dato finalmente i loro frutti.
Eravamo molto più agili e scattanti, e la cosa non poteva che farci piacere.
Sabo si sdraiò sulle mattonelle rossastre, un po' arrugginite dal tempo e dall'acqua, e io mi sedetti accanto a lui, in attesa che parlasse.
«Come si sta bene, qui fuori», ammise lui, inspirando a pieni polmoni «Da quassù, tutti i problemi sembrano essere lontani anni luce».
«Già», ammisi rilassandomi e godendomi il panorama notturno, come stava facendo lui.
Dopo quell'affermazione, Sabo rimase in silenzio per diverso tempo, facendomi capire che c'era qualcosa che lo stava tormentando.
Voltai lo sguardo verso di lui, notando che era più pensieroso del solito: non lo avevo mai visto con quello sguardo.
«Qualcosa non va?», Gli chiesi confuso.
«Tu che ne pensi di Emy?», Mi chiese improvvisamente.
Lo guardai perplesso. «Perché?».
«Non lo so», mormorò, cominciando a imbarazzarsi «Insomma... sta con noi da un po' ormai, quindi... ho pensato che anche tu, come me, ti sia fatto un'idea su di lei. Sbaglio?».
Stava evitando il mio sguardo di proposito.
«Per me è una rompiscatole», ammisi senza indugiare, sebbene sentivo che il mio cuore avrebbe risposto in modo diverso dalla mia testa.
Ma anche se non avevo espresso tutto il casino interno che mi procurava quella rottura di scatole, non avevo mentito a mio fratello.
Era la persona più irritante che avessi mai conosciuto, dopo Dadan ovviamente.
Sabo rise divertito alle mie parole.
«Eddai, nient'altro?», Insistette ancora.
Ma cosa voleva che gli dicessi?
Che avesse capito che quella mocciosetta aveva un effetto strano su di me?
«Che cos'altro dovrei pensare di lei?», Chiesi, cercando di nascondere la mia curiosità.
«Per esempio, che è molto carina», ammise facendomi provare un brivido strano lungo la spina dorsale, che si espanse per tutta la schiena.
«Non scherzare», dissi cercando di ignorare quella sensazione, ma Sabo era abbastanza serio da farmi capire che quello che mi stava dicendo, non era affatto uno scherzo.
«Lo penso davvero, sai? Credo che Emy sia una ragazza molto carina», ammise, guardando le stelle.
Mi sentii in imbarazzo ad ascoltare quella specie di confessione.
Improvvisamente, sentii una leggera morsa allo stomaco, nel pensare a loro due insieme mentre si tenevano la mano.
Il cuore cominciò a battermi più velocemente nel petto e, improvvisamente, sentivo che dovevo sapere nel dettaglio che cosa provava lui per Emy o non mi sarei dato pace.
«Quindi... stai dicendo che la vedi come una donna?», Gli chiesi, indugiando per un momento.
Lui sospirò pensandoci su per qualche secondo.
«Credo di sì», ammise serio «Ho notato che penso sempre a lei, quando non stiamo insieme, e quando la vedo, non riesco a fare a meno di sorridere. Provo una sensazione strana, quando i nostri occhi si incrociano o le nostre mani si toccano».
Percepii un altro brivido.
«Che intendi?».
«Sento come... se avessi mille farfalle che mi svolazzano nello stomaco, quando sto con lei. E il cuore comincia a battermi più forte, quando Emy si avvicina a me. Certe volte, ho come la sensazione che voglia uscirmi dal petto», ammise ridendo alle sue parole «L'amore fa provare cose strane».
«Amore?», Ripetei incredulo.
«Sì, insomma... Forse sono ancora piccolo, per provare un sentimento forte come l'amore, ma credo di esserci vicino. Sento che Emy potrebbe essere quella giusta».
Guardai Sabo che osservava ancora le stelle, questa volta con aria sognante.
I suoi occhi brillavano di una luce strana, da quando aveva cominciato a parlare di Emy, e ancora non avevano smesso.
Cominciai a provare una sensazione di malessere e nervoso, che cresceva di secondo in secondo dentro di me.
Era molto simile a quando mi arrabbiavo.
Sentivo i muscoli e le viscere contrarsi in modo lento, e il cuore aveva cominciato a battermi ancora più forte: mi girava la testa.
In quel momento, ebbi come la sensazione di voler esplodere e dare un pugno in faccia al mio migliore amico, per toglierli quel sorriso da idiota che aveva, insieme ai pensieri che stava facendo su Emy.
Ma che mi stava succedendo?
Scossi la testa, cercando di non pensarci.
«Per me, sei tutto matto», mormorai, cercando di fare il finto tonto.
«Tu dici?», Mi chiese con aria sognante.
«Non ci sono mai interessante le ragazze. Insomma... avevamo detto che la cosa più importante per noi, era far crescere il nostro tesoro, per poi andarcene».
«E questo cosa c'entra con Emy?», Mi chiese tornando a guardarmi, prendendomi così in contro piede.
«Be'... le donne sono una seccatura. Voglio sempre avere la priorità su tutto, non fanno altro che darti schiaffi e arrabbiarsi per cose che non hai fatto», dissi riferendomi specialmente a Dadan «E poi urlano sempre o piangono, senza motivo».
Sabo rise, lasciandomi confuso.
«Hai appena descritto Dadan», ammise ridendo a crepapelle «Emy è diversa».
«In che senso?».
«Lei...», Mormorò, tornado a fissare le stelle sopra di noi «È genuina, bellissima e la sua risata è estremamente contagiosa. Ha una pelle così chiara, che sembra riflettere ogni luce che le si posa addosso, i suoi capelli sono sempre profumati, e le labbra...».
«Le labbra?», Ripetei confuso «Che c'entrano le labbra?».
«Devi usare quelle per baciare, sai? Lo si fa per dimostrare all'altra persona, che la si ama. Non ti è mai capitato di provare una sensazione simile con qualcuno?».
«Le uniche persone che conosco qui siete tu, Luffy e i banditi. Di certo, non vado a pensare di baciare uno di voi», dissi irritandomi, facendolo ridere di nuovo.
«Hai ragione, scusami».
Mentre lui rideva, io cominciai a pensare a ciò che mi aveva appena detto.
In effetti, mi era successo una volta... proprio quando io e Emy combattemmo quel giorno.
Nel momento in cui mi ero messo sopra di lei per bloccarla, mi ero abbassato involontariamente verso il suo viso.
Volevo davvero baciarla in quel momento, come avevo fatto quel giorno nella nostra stanza?
L'attrazione per le sue labbra, in quel momento, era stata più forte di tutto o quasi, perché alla fine ero riuscito a controllarmi, e a sviare verso il suo orecchio.
Però, ricordavo benissimo il suo profumo vanigliato.
Sabo aveva ragione.
Pensandoci, Emy era davvero una bambina stupenda.
«Non credo che lei provi lo stesso», dissi improvvisamente, sperando di far capire a Sabo che per lui non c'era speranza.
Volevo che si togliesse dalla testa l'idea di lui e Emy insieme, e non ne sapevo neanche il motivo: volevo solo che lo facesse.
«È solo troppo impegnata a litigare con te», ammise lui «Sono convinto, che non la giusta tecnica riuscirò a conquistarla».
«E come pensi di fare?», Chiesi ridacchiando.
Il nervoso stava davvero cominciando a farmi diventare pazzo.
«Non lo so. Non sono ben informato su queste cose, però so che devo provarci, prima che sia troppo tardi», disse più convinto che mai.
Sospirai cercando di calmarmi.
«Perché proprio ora? Non puoi aspettare di essere più grande?».
«Non posso aspettare. E se la perdessi? Potrebbe conoscere qualcun altro, nel frattempo».
Abbassai lo sguardo, e cominciai a pensare seriamente alle sue parole.
Non avevo mai pensato a quella possibilità, e il solo pensiero mi faceva ribollire il sangue nelle vene.
«Mi daresti una mano?», Mi chiese improvvisamente Sabo.
Sgranai gli occhi alle sue parole.
«I-Io?».
«Be'... non posso chiederlo a Luffy, ti pare? È troppo piccolo».
«Tsk! Quindi, essendo più grande, pensi che m'importi qualcosa di questa storia? Se la vuoi te la devi prendere da solo, amico», ringhiai con tono irritato.
«Eddai! Alla fine, siamo amici da tanto tempo», m'implorò, cominciando a piagnucolare come un bambino «Io lo farei per te».
«Sì, ma a me non piace nessuno, e non succederà mai. Il mio unico amore è e sarà sempre il mare».
«Be', come il mio, ma prima o poi sentirai la necessità di avere qualcuno accanto».
«Non io», ammisi alzandomi improvvisamente in piedi con i pugni serrati «Mi dispiace, non posso aiutarti a conquistare Emy. Non so niente di amore e ragazze».
Sabo sospirò. «Va bene. Me l'aspettavo una reazione del genere, da parte tua. Non c'è proprio possibilità che tu riesca a parlare con lei senza litigarci. Voi due non andrete mai d'accordo».
«No, infatti! A me Emy sta antipatica e sia ben chiaro: meno la vedo e meglio sto», sputai quelle parole come fossero veleno.
Ero convinto di quello che stavo dicendo, ma perché avevo la sensazione di aver detto la bugia più grande della mia vita?
«Va bene, va bene. Ora calma», disse lui cercando di tranquillizzarmi «Vedrò di farlo da solo».
Si alzò raggiungendo di poco la mia altezza.
«Ora, andiamo a dormire. Domani ci aspetta una giornata impegnativa».
«Perché?».
«Stavo pensando di andare alla città alta, per vendere la pelle dell'alligatore. Penso che ce la pagheranno a buon prezzo».
«C'è gente che la comprerebbe?», Domandai curioso.
«Certo! Le aristocratiche comprano un sacco di cose fatte con pelle di alligatore», ammise lui con aria da saputello.
«Allora va bene. Domani andremo lì».
«Sarà anche una scusa per far vedere a Emy la città. Penso che le piacerà, e magari con la mia parte di denaro posso comprarle un regalo», disse pensieroso «Chissà. Magari, quando saremo più grandi, decideremo di restare a Dawn e compreremo una casa proprio lì», aggiunse divertito.
Ecco di nuovo la morsa allo stomaco, e la voglia di picchiarlo.
«Io vengo solo per i soldi», sbottai con aria da menefreghista.
«Tu pensi sempre e solo a quelli, Ace», ammise lui ridendo.
Feci una smorfia e cominciai ad allontanarmi da lui per scendere dal tetto e tornarmene in stanza, quando lo sentii chiamarmi.
«Ace?».
«Che c'è?».
«Tu stai bene?», Mi chiese preoccupato.
«Che domanda scema. Certo, che sto bene», dissi senza riuscire a nascondere il fatto di essermi irritato.
«Non lo so... mi sembri strano, in questi giorni». ammise «Inoltre, quello che è successo questa sera...».
«Sono solo stanco», mentii «Ultimamente ci siamo allenati molto, e il mio fisico ne sta risentendo».
«Questo è vero. Ecco perché ho pensato che domani potremmo prendercela comoda, e andare in città».
Annuii velocemente.
Non me la sentivo più di parlare con lui, avevo il timore che tirasse fuori un'altra volta le sue idee amorose su Emy, ed ero stanco di sentire quelle fitte allo stomaco che mi davano la nausea.
«Meglio se andiamo a dormire». disse infine raggiungendomi.
Lo guardai allontanarsi, ripensando a ciò che aveva detto su Emy e improvvisamente, il mio istinto mi disse che dovevo fare una cosa, prima di andare a dormire.
«Che fai? Non vieni?», Mi chiese Sabo, dopo aver notato che non lo stavo seguendo.
«Tu va avanti! Io devo controllare una cosa».
«A quest'ora?», Mi chiese confuso.
«Preferisco farlo adesso, prima di dimenticarmene».
«Vuoi che venga con te?».
«No. Preferisco farlo da solo. Tu va pure a riposare, non ci metterò tanto», dissi cercando di essere convincente.
«Come preferisci», disse sbadigliando per poi balzare giù dal tetto, seguito a ruota da me.
«Allora, buonanotte».
«Buonanotte», risposi, controllando che sparisse dietro la porta prima di incamminarmi verso la mai destinazione.
Corsi verso la stanza di Emy, che stava situata a fianco della casa.
Sentivo che dovevo vederla, e poco mi importava se fosse sveglia, oppure no: non potevo aspettare.
Arrivai con il fiatone sotto la sua finestra, e mi rallegrai nel vederla mezza aperta.
Sarebbe stato più facile entrare.
Feci un bel balzo, e mi aggrappai sulla leggera sporgenza che spuntava sulla parete per farmi forza.
In poco tempo, riuscii a intrufolarmi nella sua stanza illuminata solo dalla luce della luna, e fu in quel momento che i miei occhi si posarono su di lei.
Stava immobile sul suo letto, respirando con movimenti lenti e regolari: segno che stava dormendo profondamente.
Deglutii piano e mi avvicinai, sperando con tutto me stesso che non si svegliasse.
Vederla così tranquilla poteva quasi passare per un piccolo coniglietto indifeso: sembrava così innocua.
Mi avvicinai ancora, fino a raggiungere il bordo del materasso, sedendomi con calma accanto a lei per osservarla.
Se mi avesse visto, mi avrebbe sicuramente preso per un maniaco, e poi mi avrebbe picchiato.
Pensare alla scena di lei che mi picchiava mi fece sorridere.
Quando si arrabbiava, avevo notato che le venivano le guance rosse, e arricciava in un modo strano il naso.
Era davvero divertente vederla in quello stato, ed era per quello che cercavo sempre di farla innervosire, solo per godermi la sua faccia buffa: anche se poi, quello che veniva sempre picchiato ero io.
Osservai con attenzione i suoi capelli, che ricadevano come una cascata sul cuscino.
Erano lucidi e sembravano davvero morbidissimi.
Mi venne voglia di toccarli, ma il mio buon senso mi impedì di muovere un muscolo.
Continuai a guadarla intensamente, passando poi al suo viso.
Non avevo notato che aveva le ciglia così lunghe, e che la sua pelle candida si intonava perfettamente alla luce fredda della luna: ancora una volta, Sabo aveva dimostrato di essere un acuto osservatore, al contrario di me.
Mentre ero assorto nei miei pensieri, la vidi spostare la testa dall'altra parte impedendomi di guardarla ancora in viso, ma lasciandomi una bella visuale del suo collo.
Era perfetto in ogni minimo dettaglio, ed emanava un profumo così buono che mi solleticò le narici.
Il mio cuore cominciò a battere più forte, il respiro cominciava ad accorciarsi, ma mi sentivo bene: troppo bene.
Non avevo mai avuto la curiosità o la necessità di osservare una ragazza così da vicino.
Tutte quelle che mi era capitato di vedere, quelle volte che andavo in città con Sabo, le trovavo uguali e noiose.
Non c'era nulla in loro che mi aveva mai davvero incuriosito, da farmi venire qualche pensiero su di loro.
Con Emy invece era tutto diverso.
La sua bellezza, il suo profumo...
Anche il suo modo di trattarmi, mi piaceva.
Quanto avrei voluto dire a Sabo che anche io provavo una strana sensazione, quando la pelle di questa rompiscatole veniva a contatto con la mia.
Quanto desideravo dirgli che anche io mi sentivo felice, ogni volta che stavo con lei.
Che cosa mi aveva fatto? Che si trattasse di amore, come aveva detto mio fratello?
Posai lo sguardo sul suo corpo mezzo scoperto dal lenzuolo, e lo ammirai forse troppo a lungo.
Quando avevo iniziato a provare certi stimoli?
Un mese fa, se mi fossi trovato in questa situazione, probabilmente l'avrei strozzata, ma ora avrei allungato le mani solo per accarezzarla, e usato il mio corpo come scudo per proteggerla.
Si mosse di nuovo e rivolse di nuovo il viso verso di me, assumendo una posa strana con le braccia, che le alzò di poco la maglia del pigiama, scoprendo il suo addome piatto e morbido.
Distolsi subito lo sguardo, sentendomi improvvisamente strano nel guardarlo.
Mi era venuta una voglia incredibile di baciarlo, ma per fortuna avevo abbastanza autocontrollo per impedirmi di fare una cavolata di quel genere.
Non potevo permettermi di toccarla senza il suo consenso, anche se...
In quel momento, Emy fece una smorfia e non potei trattenermi dal sorridere.
Posai lo sguardo sulle sue labbra, così carnose e rosee, e ricordai l'unica volta che la baciai in modo impetuoso.
Ricordai anche il suo sguardo, ma anche il modo in cui mi spinse via.
Evidentemente, aveva reagito così perché in realtà lei non provava nulla per me, oppure, era stato soltanto lo shock del momento?
Scossi la testa velocemente per allontanare tutti quei pensieri che mi stavano assillando.
Non era da me farmi così tanti problemi.
Ero un ragazzo serio e con le idee ben chiare: almeno così credevo.
Da quando Emy aveva cominciato a far parte della mia vita, il mio mondo aveva cominciato a sgretolarsi, come le mie idee, i miei pensieri sul diventare un pirata...
Anche io, sentivo di essere cambiato, ma forse in peggio.
Era da un po' che mi frullava un pensiero in testa.
Emy aveva detto che non desiderava in alcun modo diventare un pirata, come me e gli altri. E da quel momento, continuavo a immaginare il giorno in cui sarei partito, lasciando lei qui a Dawn insieme a Dadan e ai banditi.
Che vita avrebbe fatto da sola?
ʺPotrebbe trovare qualcun altroʺ. La voce di Sabo riecheggiò nella mia testa, e io la scossi ancora una volta.
No! Non avrei mai permesso che un altro ragazzo me la portasse via, anche a costo di rinunciare al mio sogno di pirata: sarei rimasto con lei a ogni costo, il che era assurdo anche solo pensarlo.
Io, Portgas D. Ace che rinunciavo al mio sogno di prendere il largo e viaggiare, per stare insieme a una mocciosetta che non esitava a picchiarmi, ogni volta che ne aveva l'occasione?
Eppure, l'idea che Emy non mi volesse mi faceva stare così male, che sentivo di essere disposto a tutto, pur di farle cambiare idea.
«Mhmm...», Mugugnò improvvisamente lei, lamentandosi nel sonno.
Si mosse ancora, e questa volta, si tolse del tutto il lenzuolo, alzò di più le braccia sopra di lei e, di conseguenza, la maglia del pigiama lasciò intravedere il suo ombelico.
Era simile al mio e a quello dei ragazzi.
ʺAllora, le ragazze non sono poi così diversi da noi maschi, dopotuttoʺ, pensai.
Nel vedere quel pezzo di pelle scoperto, cominciai a sentire un calore strano dentro di me, una sensazione che non riuscivo a decifrare, che si propagava per tutto l'addome, concentrandosi poi in un punto preciso sotto la mia pancia.
«Ace...», Mormorò lei sotto voce.
Rivolsi immediatamente lo sguardo verso il suo viso con il cuore in gola, terrorizzato all'idea che si fosse svegliata, e sospirai sereno quando la trovai ancora addormentata.
Tirai un sospiro di sollievo, mentre lei ripeté il mio nome ancora una volta.
Mi stava sognando?
Sentii spuntarmi un sorriso sul viso.
Allora, forse c'era una possibilità, un qualcosa che potesse farmi sperare che lei potesse provare qualcosa per...
«Ritira quello che hai detto o ti stacco la testa. Brutto lentigginoso», aggiunse con tono più duro e irritato.
Sospirai incredulo, e scossi la testa facendo una smorfia.
Come poteva litigare con me anche in un sogno?
Si morse il labbro inferiore, cominciando a fare dei lamenti strani che mi fecero provare una scossa sotto il basso ventre, mentre il mio cuore ricominciò a battere in modo irregolare: anche il calore tornò immediatamente.
Dovevo andarmene da lì e subito o non sarei più riuscito a controllarmi.
Non potevo permettermi di perdere il controllo.
Non con lei.
Eppure, non riuscivo a muovere un muscolo.
Un pensiero mi si piantò in testa, e cominciò a martellare costantemente, facendomi venire l'emicrania.
Senza rendermene conto, notai che mi stavo avvicinando alle sue labbra: volevo sentirle e assaporarle ancora una volta.
Mi fermai a due centimetri da lei, percependo il suo fiato caldo sul mio viso, che mi fece venire la pelle d'oca.
Se lo avessi fatto, come mi sarei sentito dopo, sapendo di aver compiuto un gesto così senza che lei ne fosse cosciente?
Mi avrebbe lasciato un vuoto dentro, un senso di colpa che probabilmente non sarei riuscito a superare facilmente? O non me ne sarebbe importato niente?

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