→BαႦყ←

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Jungkook

«Ma che hai in questo borsone? Pesa più di me»

«Non che ci voglia molto, in realtà»

Ridacchiai davanti al broncio del mio migliore amico, intanto che salivamo verso la sua stanza.
Nonostante fosse molto più minuto di me, aveva insistito sul portare la mia borsa, sostenendo che dovesse essere un bravo padrone di casa.

Non era il primo anno che passavo le vacanze di Natale da Jimin ed ero sicuro che non sarebbe stato nemmeno l'ultimo.
A mio padre non importava di queste festività e così, come il resto dell'anno, rimaneva a lavorare in una delle sue tante filiali, ignorandomi.

Da piccolo ancora ci speravo.
Speravo che, il giorno di Natale, potesse venire a casa del biondo, facendomi una sorpresa.
Ma non era mai successo.
Allora, per essere felice, mi sarebbe bastato anche un messaggio di auguri ma non avevo ricevuto nemmeno quello.
Ormai ero arrivato a rassegnarmi.

Almeno, la famiglia di Jimin mi trattava davvero come se fossi il loro secondo figlio, facendomi perfino dei regali.
Mi facevano sentire amato, come dei veri genitori.

Alcune volte ero geloso dell'atmosfera familiare che si respirava a casa del biondo ma poi questo sentimento svaniva subito, felice che, almeno lui, avesse una famiglia che gli volesse così bene.

Mi chiedevo come fossero i genitori di Taehyung...
Magari anche loro erano così amorevoli e, conoscendo il figlio, ero certo fossero simpatici e terribilmente estroversi.

Scossi la testa, rendendomi conto che stavo ancora pensando a quel tizio che mi aveva fottuto la testa, ultimamente.
Non riuscivo a pensare ad altro.

Ci eravamo sentiti a telefono pochi minuti prima e già sentivo il bisogno di chiamarlo o, perlomeno, di mandargli un messaggio.
Volevo sapere come stava.
Se era arrivato a casa.
Se era stanco.
Cosa aveva fatto in treno.
Se sentiva la mia mancanz-

«Kookie? Hai sentito quello che ho detto?»

Mi risvegliai da quei pensieri, notando che eravamo arrivati in camera di Jimin e, proprio quest'ultimo, mi stava guardando con un sopracciglio inarcato, in confusione.

«No, scusa. Che volevi?»

«Ti ho chiesto se ti andava di fare una partita a Mario Kart... Stai bene? Sembra che la tua mente sia altrove»

Scossi immediatamente la testa, accennando un sorriso.
Non doveva sospettare nulla.

«Ho solo dormito poco»

Prima che potesse farmi altre domande, mi lanciai con nessuna delicatezza sul suo letto, afferrando il controller e rivolgendogli un sorrisetto scherzoso.
«Pronto ad essere battuto senza pietà, Park?»

«Nei tuoi sogni, Jeon!»

❅❅❅

Alla fine, le partite di Mario Kart erano diventate due, poi sei, poi dodici e perfino venti, dato che Jimin proprio non si decideva ad accettare la sconfitta.

Back to you // KooktaeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora