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Milano.

Siamo approdate nella casa di Francesca da un ora. Questa mattina ci siamo svegliati, abbiamo fatto colazione e una volta in stazione ci siamo raccontate vecchi aneddoti. Ho staccato un po' il cervello. Ciò di cui ho bisogno.
Simone mi ha lasciato tipo; 40 chiamate e 12 messaggi su WhatsApp. Mi chiedeva di tornare e di chiarire insieme a lui. Non ho risposto. Non ho nessuna intenzione di dargli altro modo per farmi male.
"teso che facciamo?" le chiedo mentre vedo che ha il PC nelle mani.
" io devo finire un progetto tu fai come se fossi a casa tua" annuisco.
“ va bene” mi avvio nella stanza dove avrei dovuto dormire nei giorni successivi, entro e poi chiudo la porta alle spalle. Mi ero portata dietro un album per disegnare. Prendo la matita, mi siedo sul davanzale e guardo fuori aspetto che l'ispirazione mi venga a trovare. Gli uccellini cinquettano davanti a me, sorrido in quel gesto, uno si appoggia anche davanti al vetro guardandomi.
“ ciao piccolino” dico. Resta lì per qualche secondo e va via. Così deciso di disegnare proprio lui davanti alla finestra  che restava a guardarmi. Prendo anche i colori per fare la luce adatta, non avendo le tempere o gli acquarelli mi adattavo così.

~Niente ferisce, avvelena, ammala, quanto la delusione.
Perché la delusione è un dolore che deriva sempre da una speranza svanita, una sconfitta che nasce sempre da una fiducia tradita cioè dal voltafaccia di qualcuno o qualcosa in cui credevamo. E a subirla ti senti ingannato, beffato, umiliato. La vittima d’una ingiustizia che non t’aspettavi, d’un fallimento che non meritavi. Ti senti anche offeso, ridicolo, sicché a volte cerchi la vendetta. Scelta che può dare un po’ di sollievo, ammettiamolo, ma che di rado s’accompagna alla gioia e che spesso costa più del perdono.
(Oriana Fallaci)~

Nel foglio riesco a disegnare anche la mia delusione,il colore nero sul cielo e le nuvole, il sole che cerca di uscire ma resta lì a guardare. L'ucellino che rappresenta in questo momento l'animale che si è soffermato ad ascoltarmi nonostante sia durato poco. Il tempo che sto cercando di prendermi. Il cuore mi pulsa.
“Neanche vendicarmi servirà a qualcosa” dico da sola. Sapevo che dopotutto quello che mi aveva fatto passare, Nicola per me rappresentava soltanto un modo per fargliela pagare, mi ha fatto sicuramente piacere tutti i suoi gesti ma non erano da chi avrei voluto fossero. Milano è grigia oggi come me. Non riesco a vedere il sole e la luce ma solo nero cupo e ombre.
Il telefono mi vibra, lo prendo credendo che fosse Simone, invece è Nicola.
«Mi dispiace perciò che è successo in quel locale. Non volevo che la nostra serata finisse così. Non so se lui ti vuole davvero. Ma io vorrei rivederti. Avevamo detto che eravamo solo amici e invece sei sparita”

Non posso essere tua amica.
Non potevo prenderlo in giro. Non se lo meritava,non lui che era stato carino e dolce con me, era giusto così.
Non rispondo al messaggio, chiudo il telefono lasciando scendere le lacrime.
“Emma" mi passo la mano sul viso e guardo la mia amica “ stai piangendo. Che succede?”
“ vorrei avere una vita tranquilla” rispondo. Si avvicina guarda il mio disegno e poi sorride.
“ l'avrai. Non perdere mai la voglia di vivere e di sperare che l'amore sia la cosa più bella che ci sia. Lo so che sei stata male e fidarti di Simone è stato il primo passo per credere di nuovo nei maschi dopo ciò che ti era successo. Ma vedrai che la luce ti avvolgerà e sarai felice” sorrido tra le lacrime e l'abbraccio.

«dovevo solo aspettare che tutto prendesse forma»

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