42.

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Emma si è addormentata sul treno, una mano incastrata dentro la mia e la testa sulla mia spalla. Stiamo tornando a Roma insieme, ha deciso che ogni due giorni tornerà a Milano per finire il corso. Francesca era contenta di questa cosa, non la vedeva mai e sapere che sarebbe salita ogni tanto le faceva piacere.
Avevo decido di lasciarle tutta la libertà del mondo, se l'ho meritava dopo tutto quello che aveva fatto per me, aveva bisogno di una vita normale che ero pronto a regalarle.
Abbiamo deciso insieme di restare nella nostra casa dove daremo dei giorni liberi alla nostra governante, così da poter procedere anche noi alla sistemazione delle cose. Come pensare al bucato, stirare e cucinarci. Prima di prendere casa con Emma, dai miei mi incimentavo a cucinare anche io, poi ci siamo sposati e non ho toccato più niente. Era arrivato il momento di riprendere. Dopotutto anche lei aveva il diritto di vedere i suoi parenti, dopo la morte del signor Pietro non ha potuto crescere nemmeno suo figlio Alessandro che è rimasto dai nonni finché non ha compiuto 18 anni ora lavora in Francia e so quanto le farebbe piacere vederlo. Non si vedono mai soprattutto da quando lei lavora per me.

«invitiamo i signori passeggeri di scendere dal treno siamo arrivati a destinazione Roma Termini» ci informa una signorina nel microfono.

“Emma, emmi.. amore siamo arrivati dobbiamo scendere” cerco di svegliarla con la più calma del mondo altrimenti sarebbe capace di farmi volare da un momento all'altro.
“ mhm”
“ buongiorno bella addormentata”
“ scusa, ho dormito così tanto?”
“ più o meno due ore esatte”
“ ti ho lasciato da solo scusa”
“ ma no tranquilla. Eri qui comunque con me. " Mi sorride “ scendiamo ora o finiremo a Napoli" ride. Si libera un po' dalla mia presa, prendo le valigie di entrambi e usciamo dal treno. Chiamo un taxi per portarci a casa.
“ perché non hai chiamato Alex?” Alex era il nostro autista.
“ non mi andava di disturbarlo.”
“ d'accordo” le lascio un bacio sulla guancia. Una volta a casa, il taxista non vuole i soldi perché mi aveva riconosciuto ma insisto e li prende. Mi ringrazia.

Entriamo in casa, e Giovanna è lì ad aspettarci. Emma si butta tra le sue braccia come se fosse sua madre.
“ ciao bambina. Bentornata a casa”
“ mi sei mancata tanto”
“ anche tu tesoro. ” mi guarda e le faccio un occhiolino. “ come stai?”
“ sto bene grazie. Pensavi di esserti liberata di me vero?”
“ per niente. Anzi ti aspettavo. Quella stanza è vuota senza di te”
“ mi era mancata persino quello stanzino”
“ resti?”
“ certo che resto, non sono mai realmente andata via”
“ e con lui?” mi indica con la testa. Sento Emma ridere, ce l'avevo di spalle e non la vedevo in faccia.
“ Simone è sotto esame, se lo passa potrà essere perdonato altrimenti beh siamo pieni di uomini qua fuori” quanto le piaceva provocare!
“ e quindi sei sotto esame è signorino!”
“ se lo dice la signora allora è vero” Emma ride ancora di più.
“ a parte gli scherzi: che poi non lo è più di tanto devo vedere come ti comporti per poterti dire che ti perdono del tutto - alzo le mani - è riuscito a sorprendermi con un bel discorsone Giovanna che non mi aspettavo per niente. Era un pochino ecco... Com'è che si dice qui?”
“ Sottone dici?”
“ brava era sottone mentre parlava”
“ puff! Io? Non scherziamo eh!”
“ lo eri lo eri fidati” ridacchiò. Sapevo che nel discorso ero stato parecchio agitato e le avevo detto tutto ciò che sentivo, ed ero risultati sottone innamorato. E non me ne vergognavo.
“ noto che..”
“Ci siamo rimessi le fedi ieri.. Simone..” non la faccio finire di parlare.
“ voglio rincomiciare e..” mi avvicino alla borsetta che avevo lasciato sul tavolo la mattina prima. “.. penso che tu abbia bisogno di vedere tuo figlio; ti ho prenotato un volto per domani per 5 giorni. ”
” ma che sta dicendo?” mi chiede scioccata.
“prima di andare a prendere Emma lei non c'era, io c'ho pensato e ho trattato tutti malissimo, è un modo per recuperare e farvi iniziare a vivere una vita che vi meritate. È tu meriti di vedere di nuovo tuo figlio dopo un sacco di anni che non lo vedi. ”
“ non sono proprio cosa dire. Mi trovi impreparata!”
“ non deve dirmi nulla - vedo che stringe la mano ad Emma - accetti e sarò felice. ”
“ non mi sta licenziando vero? Io ho bisogno di questo lavoro, nonostante il fatto che sia duro non posso restare senza” le sorrido avvicinandomi.
“ no Giovanna. Non ti sto licenziando. Sto solo facendo in modo che tu veda tuo figlio. Immagino che ti manchi" annuisce
“ certo, non sa quanto mi fa piacere che mi sta dando questa opportunità”
“ stia tranquilla non c'è nessun tranello. Quando torna noi saremo felici di accoglierla" mi sorride e mi ringrazia. Prende i biglietti tra le mani.
“ posso abbracciarla?” mi chiede con gli occhi lucidi.
“ certo che può ” si affretta ad abbracciarmi e sorrido. Sembrava quasi di sentire il profumo della pelle di mia madre. Si allontana poi per chiamare la sorella ed Emma mi abbraccia.
“ hai fatto un bellissimo gesto” la bacio.
“ è solo l'inizio questo” mi sorride e torna a baciarmi, le dico di amarla perché era quello che sentivo. Forte e chiaro.

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