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Ero talmente confusa che seguii quel ragazzo, malgrado non lo conoscessi.
Avevo pensato agli scenari più assurdi quando avevo visto la notifica dell'articolo: io che venivo licenziata in tronco, Rain assediato dai fan e dai giornalisti, lo scioglimento del gruppo, la fine della mia storia con lui.
Mi stavo scervellando per cercare di capire cosa fare e come comportarmi, però era una situazione nuova da cui non riuscivo a raccapezzarmi, avevo bisogno di aiuto.

Guardai Minjun e lo studiai per un momento, osservai il suo profilo e il naso leggermente all'insù, le labbra carnose con gli angoli naturalmente rivolti verso il basso come quelle di Korain. Aveva un'espressione seria, come se qualcosa lo turbasse. - Perché continui a fissarmi? - Domandò improvvisamente.
- Ecco... Io... - In quel momento desideravo solo l'appoggio di qualcuno, qualsiasi persona, ma non sapevo come chiederlo, perciò risposi con un un'altra domanda. - Perché sei così premuroso? Non mi conosci nemmeno.
I suoi occhi mi scrutarono un secondo, per poi tornare sulla strada. - Ti ho vista in difficoltà, non mi piace quando la gente viene maltrattata senza un valido motivo.
- Beh... in ogni caso, grazie.
Sorrise e svoltò a sinistra, parcheggiò l'auto e mi invitò a scendere.

Eravamo davanti a un locale in cui non ero mai stata e il buon odore di cibo si sentiva a distanza chilometrica.
- Quando sono triste vengo qui e mi rimpinzo con gli spaghetti di riso. Ho pensato che ti avrebbe tirata su di morale.
Minjun stava indossando la mascherina, come ogni idol che si rispetti, mi prese per mano e mi trascinò dentro, fino a un tavolo situato in un angolo nascosto. Era chiaro che i proprietari lo conoscessero perché non si disturbarono neanche di prendere l'ordinazione, ma dopo cinque minuti spuntarono con due piatti fumanti e due bottiglie di soju.
Continuavo ancora a non comprendere il motivo di tutta quella gentilezza, però mi sentivo piacevolmente sorpresa dal suo comportamento. Non mi aveva chiesto quale fosse il motivo della mia inquietudine, cercava solo di farmela passare senza troppe pretese.
Era come se avesse udito il mio grido di aiuto e accolto la mia silenziosa richiesta.

Mangiai con gusto e ammisi che era tutto delizioso e che mi sentivo rinvigorita da quella cena improvvisata.
- Sono contento di essere riuscito nel mio intento, adesso però sarà meglio rientrare. - Si alzò e andò a pagare, mentre io raccoglievo la mia roba e bevevo un ultimo sorso dal bicchiere.
Arrivati in macchina, mi chiese l'indirizzo di casa, così da accompagnarmi, ma io dovevo vedere Korain, dovevo parlargli. - Puoi lasciarmi qui? - Gli mostrai la via sulla mappa del suo cellulare e Minjun mi guardò atterrito per un momento.
- Quindi è vero... - Sussurrò.
Anche lui, evidentemente, aveva letto l'articolo di giornale, ma ciò nonostante io mentii spudoratamente. - È solo un vecchio amico. Quel pezzo di Dispatch* non vale niente. Mi puoi portare da lui?
Il mio "Salvatore" annuì e per il resto del tragitto rimase in silenzio, mentre io guardavo fuori dal finestrino, assorta nei miei pensieri.

Cosa avrei detto a Korain? Era solo colpa mia se ci trovavamo in quella situazione, mi ero ubriacata senza ritegno e avevo permesso a uno sconosciuto di rispondere a quella videochiamata. Avevo una paura folle che fosse arrabbiato con me e, per di più, non ero riuscita ad avvisarlo in tempo e, con ogni probabilità, aveva ricevuto quell'annuncio all'improvviso, come tutti.

Mi portai le mani alla testa, scompigliandomi i capelli con fare nervoso, segno che l'effetto calmante della cena era sparito.
- Siamo arrivati. - Affermò Minjun, che adesso mi fissava con un cipiglio confuso. - Sicura che lo troverai in casa?
- Non importa, ho il codice della serratura. - Scesi dall'auto, ma prima di dileguarmi lo ringraziai di nuovo, era stato amabile e disponibile senza nessuna ragione e lo avevo apprezzato tantissimo.
- Ci vediamo domani. - Mi sorrise e poi partì, mentre io entravo.

Da quando stavo con Korain la mia vita era finalmente diventata accettabile e vivibile, ma ogni volta che sfioravamo la felicità, sembrava ci fosse qualcosa che ci spingeva nuovamente verso il basso, nell'oscurità da cui lui mi aveva tirata fuori inizialmente. Non capivo come stesse giocando il destino, sapevo solo che si divertiva a renderci tutto impossibile.
Era già difficile nascondersi da tutti, dal suo amico Rin, ma adesso che ogni persona sulla faccia della terra sapeva di noi, non volevo neanche pensare cosa ci potesse aspettare.

Una volta dentro, constatai che lui non c'era, lo chiamai ad alta voce e perlustrai l'intero appartamento, ma del ragazzo nemmeno l'ombra. Avrei voluto telefonargli, ma col cellulare fuori uso e nessuna linea fissa, non sapevo come contattarlo e avvisarlo che ero lì da lui. Potevo solo attendere che tornasse e pregare che la notizia non avesse già fatto il giro del mondo.
Mi raggomitolai in un angolo del suo divano e attesi, finché la stanchezza si fece avanti e le mie palpebre non riuscirono più a rimanere aperte.

Non seppi mai quanto tempo passai sdraiata su quel sofà, ma sentii chiaramente il tipico odore che emanava Rain e le sue braccia che, gentili, mi accoglievano e sollevavano per portarmi in camera e adagiarmi dolcemente sul letto.
Troppo esausta per aprire gli occhi, mi girai verso la fonte di quella fragranza che tanto amavo e avvertii il calore del suo corpo stretto al mio, che mi rilassò e mi fece riaddormentare profondamente.

Quella notte sognai di nuovo quella spiaggia, qualcuno che annegava e io che non riuscivo a salvarlo. Fu un riposo tormentato e agitato, sudai e mi dimenai, piansi senza riuscire ad uscire dall'oblio, finché Korain non richiamò la mia attenzione facendomi sussultare.
- Va tutto bene, ci sono io con te. - La sua voce profonda mi fece rabbonire l'animo, nonostante le lacrime solcassero il mio volto.
- Rain... - Lo chiamai con voce flebile. - Mi dispiace, è tutta colpa mia. - Lo strinsi più forte e nascosi il viso sul suo petto.
Lui mi accarezzò i capelli. - Shh... Non è vero, tu non c'entri nulla.
- Si, invece. Se non avessi bevuto, quella sera...
- Clara, ti prego, non incolparti. Poteva capitare, avevo messo in conto ogni passo falso che entrambi potevamo commettere. - Fece una pausa respirando pesantemente sulla mia testa. - Non fa niente, domani risolverò la situazione. Adesso dormiamo. - Quell'ultima frase risuonò alle mie orecchie come un ordine, ma lo accolsi con piacere, perché stremata dallo stress emotivo e fisico. Così caddi di nuovo tra le braccia di Morfeo, ignara del fatto che il peggio doveva ancora arrivare.

*****

"Sono sempre più lontano
dal cielo,

E in un attimo sto precipitando."

[So far away, August D]

*****

*Dispatch: rubrica giornalistica coreana, focalizzata sui gossip di personaggi famosi.

Zero o'clock •{Kim Taehyung}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora