I ragazzi mi avevano appena lasciata davanti casa e io stavo già pensando a quanto fossi stata stupida quella sera.
Ero riuscita a mettermi in ridicolo facendo una scenata senza senso a Korain, non me lo sarei mai perdonata. Io, che ero sempre stata una persona indipendente che non si legava a nessuno per paura di soffrire, adesso stavo bramando un po' di attenzioni da un ragazzo che conoscevo a malapena e con cui non avrei dovuto avere nulla, se non un semplice rapporto d'amicizia.
Avevo preso una decisione importante stando con Harin e stavo mettendo a rischio tutto quanto per niente, visto come venivo trattata da Rain, dovevo darmi una regolata in fretta.
Andai a fare una doccia nella speranza di rilassarmi e scacciare lontano quei pensieri che non facevano altro che tormentarmi, volevo dimenticare quelle emozioni che non avevano ragione di esistere. Quando uscii dal bagno mi sentivo già meglio, nonostante tutto il resto fosse rimasto, ero riuscita a calmarmi e a respirare di nuovo aria pulita.
Avevo ancora l'asciugamano in testa a mo' di turbante, quando il telefono vibrò segnalando l'arrivo di un messaggio che fui contenta di ricevere. Si trattava di Rin che mi diceva quanto fosse felice di avermi fatto conoscere la sua famiglia, che non vedeva l'ora di rivedermi e che aveva in mente qualcosa di molto particolare in serbo per il prossimo appuntamento. Aveva il potere di calmarmi e forse mi piaceva anche per quello, era una sorta di punto fermo, lo avevo notato con i suoi compagni e, adesso, lo avevo compreso pure io, perché con i suoi modi riusciva a farmi sentire al sicuro. Non l'avrei mai detto, ma mi addormentai serenamente.
La mattina seguente, invece, il risveglio non fu del tutto tranquillo.
La prima cosa che feci fu quella di guardare il cellulare per controllare l'ora, ma ciò che trovai mi lasciò a bocca aperta. Era un messaggio di Korain e quasi mi spaventò leggerne il contenuto, ma la curiosità batteva la paura e la vergogna. Mi morsi il labbro inferiore e pigiai sull'icona della notifica con il cuore che batteva nel petto come un martello pneumatico. Si trattava di una frase breve e concisa che per altri poteva sembrare banale, un semplice messaggio di scuse, ma per me fu come ritornare a galla dopo intensi attimi di apnea. Ero scioccata e non sapevo se rispondere o meno, così decisi di rifletterci per bene mentre mi preparavo per andare a lavoro, ma alla fine, a furia di pensarci tutta la mattina mi si fuse il cervello, tanto che il signor Min mi riprese più volte nell'arco della giornata. Avevo avuto talmente tanto su cui rimuginare che non mi accorsi del tempo che era trascorso, mancavano venti minuti per finire il turno e io ero ansiosa di tornare a casa e buttarmi sul letto per dormire, così non avrei pensato a Korain e al suo stupido messaggio.Quello che non avevo previsto, però, era che si presentasse lì poco prima che finissi.
Ancora una volta mi lasciò senza parole e, soprattutto, senza fiato. Avevo nuovamente quel martello che picchiava senza una ragione apparente e il solo guardarlo mi faceva provare sempre quelle sensazioni perdute, molto diverse da ciò che sentivo in compagnia di Harin.
Sembrava come se Rain volesse nascondersi e non farsi beccare, ma non notarlo era difficilissimo, era troppo bello e non dare nell'occhio era impossibile.
Quando lo vidi andai dritta da lui. - Che ci fai qui? - Avevo le mani che tremavano, così le portai dietro la schiena.
- Hai ignorato il mio messaggio. - Era serio, quasi offeso, ma dal suo modo di porsi percepivo timidezza e agitazione.
- Lo so. - Dissi secca. Non potevo credere che fosse venuto fino in negozio perché non gli avevo risposto. Mi sentivo presa alla sprovvista, non sapevo che dire o cosa fare per svincolarmi da quella situazione scomoda.
- Ti va un caffè? - Aveva le mani in tasca e non riusciva a guardarmi negli occhi per più di cinque secondi, mentre io cercavo proprio quel contatto che mi riportava a casa tutte le volte.Lui non beveva caffè, lo sapevo bene, avevo guardato tanti di quei video che quasi ne avevo la nausea, ma accettai comunque l'invito, ero curiosa di sapere cosa volesse da me.
Finii il turno un minuto dopo e Rain prese un americano al caramello che portammo in auto, l'unico luogo in cui potevamo parlare indisturbati e senza la paura che qualche fan lo riconoscesse.
Per qualche tempo regnò il silenzio, l'unico rumore percepibile era il nostro respiro, poi finalmente parlò. - Mi dispiace davvero per ieri, non era mia intenzione trattarti in quel modo, ero molto stanco e irascibile, ma non ce l'ho con te, lo giuro! - Questa volta mi aveva guardata negli occhi senza mai distogliere lo sguardo e avevo avvertito tutta la sincerità delle sue parole. - Non voglio che pensi che sia antipatico o altro, anzi... mi piacerebbe essere un buon amico per te.Amico... mi si era gelato il sangue.
Aveva proprio detto quella parola? Avevo sentito bene? Beh, cos'altro volevo da lui, io? Perché c'ero rimasta di sasso? Mi aspettavo di più? No, non potevo volere nulla di più da quel ragazzo, la mia reazione non aveva logica e pregai con tutta me stessa che lui non se ne accorgesse.
- Ok. - Fu l'unica cosa sensata che riuscii a dire prima di finire il caffè.
Korain insistette per riaccompagnarmi a casa e durante tutto il tragitto non fece che ripetermi quanto fosse felice di aver risolto la questione. - Sai - disse. - Rin ci ha chiesto di prenderci cura di te ed è ciò che voglio fare per lui!
Quelle parole furono la goccia che fece traboccare il vaso. Mi sentii così in colpa nei confronti di Rin che decisi di acconsentire per davvero alla richiesta di amicizia di Korain e di finirla con quei sentimenti incoerenti che mi avevano turbata fino a quel momento.
Per me ci sarebbe stato solo ed esclusivamente Kim Harin!*****
"Tu non mi hai,
Ma sono tormentato da te.
Sto diventando matto.
Perché stai facendo questo?
Perché ti prendi gioco di me?
Adesso ti avverto,
Smettila di confondermi."
[Danger, BTS]
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Zero o'clock •{Kim Taehyung}•
Fanfiction•{COMPLETA}• Clarisse Moreau ha soltanto dieci anni quando perde entrambi i genitori in un incidente e va a vivere a casa di uno zio con il quale non condivide nulla a parte il cognome. Deve aspettare quattordici anni prima di riuscire a scappare i...