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"Più a lungo

Di sette estati e gelidi inverni,

Più a lungo

Di numerose promesse e ricordi."

[Friends, BTS]

*****

Chiamai la nonna e le comunicai che anche quella sera non sarei rientrata a casa perché le prove mi rubavano più tempo del previsto.
Non fece domande, anzi era felice che avessi finalmente trovato la mia strada, si premurò semplicemente di ricordarmi di avvisare il signor Min del mio licenziamento. - Ho già fatto tutto stamani. - Le dissi con un po' di dispiacere. In quei mesi mi ero abituata a lui e alla sua dolcezza innata, mi trattava come una figlia e gliene ero grata, perciò abbandonare la mia mansione di commessa risultò un'impresa ardua ma giusta. Il lavoro alla casa discografica mi impegnava letteralmente tutta la giornata e non avrei potuto conciliare entrambe le cose nemmeno con un miracolo.
Quando misi fine alla telefonata, arrivammo sotto casa di Rain e il suo umore mi destabilizzò ancora di più, era silenzioso e mi stavo seriamente preoccupando. In auto non aveva proferito parola e, anche in ascensore, il suo silenzio pesava come un macigno.
Cercai la sua mano per avvolgerla alla mia, tentando di dargli un po' di supporto morale con quel piccolo gesto, e finalmente il ragazzo che avevo accanto diede segni di vita, guardandomi e sorridendo amaramente. 
Raggiunto l'interno dell'appartamento, Korain sospirò in modo eccessivo e prese dal frigo del soju accompagnato da due bicchierini. Aveva gli occhi tristi e l'angoscia mi stava serrando la gola finché, riempiti i due piccoli recipienti, diede voce al suo tormento.
- Sono disperato. - Sussurrò con un tono pieno di dolore.
- Non farmi andare nel panico, di che si tratta? - Desideravo che smettesse di girarci intorno, volevo si levasse quel dente più in fretta possibile.
- Ne abbiamo parlato ieri, no? - Buttò giù in un solo sorso il primo bicchierino, riempiendolo subito dopo. - La questione della partenza... - Fece ancora un altro giro.
- Rain, ti prego, non dirmi che...
Mi guardò a malapena, scostando subito gli occhi verso la superficie legnosa del tavolo, poggiando entrambi i gomiti con fare rassegnato.
- Oggi abbiamo analizzato il materiale di tutti i membri del gruppo ed è uscito fuori che io e Woobin siamo quelli che hanno lavorato di più.
- Non voglio crederci... - Le parole mi morirono in gola.
- Non è come pensi, Clara. Non sarò io a partire. - A quella frase tornai a respirare, mi sentii sollevata, ma adesso capivo perché Korain fosse triste: il suo migliore amico sarebbe andato via per più di un anno e la disperazione si era fatta strada dentro di lui.
- Woobin... - sussurrai infine. - Rain, mi dispiace. - Ignorai la bevanda che avevo davanti e accorciai le distanze dal mio ragazzo. Volevo abbracciarlo e, appena mi trovai davanti a lui, sembrò come se non aspettasse altro, si buttò su di me nascondendo la faccia tra il collo e la mia spalla. Iniziò a tirare sul col naso, mentre sentivo le sue lacrime gocciolare sulla mia scapola e compresi che la separazione da Woobin lo avrebbe lacerato. Capivo perfettamente cosa provasse, malgrado la distanza sarebbe durata solo qualche tempo, ma lo strinsi più forte cercando di dargli tutto il sostegno necessario.

Quella notte Korain non si staccò un attimo da me, come se avesse paura che anche io lo potessi lasciare da un momento all'altro. Ma non lo avrei mai fatto, non ne avrei nemmeno avuto la forza, perché per me ormai era diventato indispensabile come l'ossigeno.

La mattina seguente mi alzai molto prima di lui e preparai un'abbondante colazione. Rain aveva pianto per tutto il tempo, fino allo sfinimento, e volevo che si rimettesse in forze per poter affrontare al meglio la giornata lavorativa.
Mentre attendevo il suo risveglio mi infilai nella doccia e, dopo pochi minuti, mi raggiunse mezzo addormentato, si privò del pigiama ed entrò anche lui, dando poi sfogo alla sua frustrazione. Era stupendo anche con gli occhi gonfi e rossi, e maledettamente sexy, mentre l'acqua scivolava sui suoi capelli, appiattendoli, e sul suo corpo, luccicando appena grazie ai raggi di sole che si facevano largo dalla finestra, attraversando anche il vetro del box per baciare la nostra pelle nuda.

Era tutto perfetto, ogni bacio, ogni carezza, ogni abbraccio, eccetto l'umore di Korain che non ne voleva sapere di sollevarsi.
Quando finimmo, restammo incastrati l'uno all'altra, guardandoci e scrutandoci con attenzione, poi lui si scusò.
- Non devi farlo, io sto con te anche per questo. - Gli sorrisi e baciai gli angoli della sua bocca naturalmente rivolti verso il basso, ma che in quel momento denotavano tutto il suo avvilimento, per farli alzare.
Lui sembrò non intendere la mia affermazione, perciò continuai. - Stare insieme vuol dire anche sorreggersi nei momenti bui e tristi. - Presi lo shampoo e cominciai a lavargli i capelli, mentre le sue braccia avvolgevano ancora il mio corpo.
- Aish... Clara, se tu non ci fossi, non saprei davvero come fare. Sei la mia ancora di salvezza. - Il suono roco e basso della sua voce mi fece vibrare l'anima. - Non lasciarmi mai! - Esclamò, facendo finalmente spuntare quel rettangolino che amavo alla follia.
- Non ci penso nemmeno.
- Dovremmo fare la doccia insieme più spesso. - Sorrise malizioso al ricordo di qualche minuto prima, quando i nostri corpi erano avvinghiati e grondanti d'acqua.
Quando fummo pronti, la colazione era ancora in cucina ad attenderci, mangiammo e poi uscimmo di casa per andare a lavoro, come sempre con due mezzi differenti.

Quando arrivai, andai subito a cambiarmi; quella mattina avevamo le prove ufficiali con il gruppo musicale e io ero agitatissima, perché si trattava del mio primissimo e vero incarico. Avevo le mani sudate, ma quando raggiunsi la sala, notai una faccia amica lanciarmi dei segnali. Chung Hee mi stava salutando, sbracciandosi come un forsennato per attirare la mia attenzione.
- Clarisse!!! Sono passato anche io. - Era felicissimo di essere lì con me, mi abbracciò e poi mi indicò una sola delle gemelle. - Sua sorella non ce l'ha fatta.
- Oh, mi dispiace. - La osservai facendo spallucce, lei mi notò e venne verso di noi con convinzione.
Ero sicura che ci stesse raggiungendo per salutarmi, invece mi guardò con aria di sfida, mi sorpassò e mi spinse con una spallata, facendomi indietreggiare di qualche passo e lasciandomi senza parole. - Ma che le prende? - Domandai più a me stessa, ma il ragazzo che avevo accanto parlò.
- Ecco... - Chung Hee fece una pausa. - Potrebbe essermi scappato che stai con... Korain. - Disse quel nome sussurrandolo. - Crede che tu sia entrata grazie a lui, soprattutto perché non hai dovuto sostenere l'ultimo esame. Pensa che tu non meriti di stare qui, ma che dovrebbe esserci sua sorella al posto tuo. - Confessò, guardando ovunque tranne che me.

Ma io non avevo tempo per quei problemi da adolescenti, mi ero semplicemente soffermata sulla prima cosa detta da quel traditore. Chi gli dava il permesso di parlare di me e delle mie relazioni personali? - Che diavolo hai combinato? - Ero furibonda, ma il problema peggiore era che non avevo idea di ciò che poteva accadere se quell'informazione avesse preso il largo tra la gente.

Ed eccolo, quel guaio che si nascondeva da un po', fare il suo ingresso in scena.

Zero o'clock •{Kim Taehyung}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora