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"Il nostro incontro è

come un'equazione matematica,

la legge della religione,

il destino dell'universo."

[Dna, BTS]

*****

Eravamo appena usciti dal ristorante e saliti in auto, quando Woobin, tolte le mascherine, notò stampato sul mio volto un sorriso ebete e mi chiese che cosa avessi da essere tanto contento. In realtà non avevo ancora raccontato a nessuno del mio incontro con quella ragazza e, onestamente, volevo tenerlo segreto ancora per un po', mi sarei palesato coi ragazzi solo quando avrei avuto il piacere di rivederla per passare del tempo con lei e capire se le sensazioni provate la prima volta si sarebbero rivelate veritiere. Del resto, non sapevo se il destino mi avrebbe aiutato ancora, nonostante la fortuna mi accompagnasse da tutta la giornata. Imbattermi in lei ben due volte nell'arco di ventiquattro ore era un record assoluto!
Feci spallucce a Woobin, accompagnate da un sorrisetto beffardo, mentre mi beavo tra me e me, immaginando di uscire con lei per un appuntamento. Mi sarei dato da fare per far sì che quell'incontro avvenisse nuovamente, così presi il telefono dalla tasca e inviai un sms. Ci riflettevo da quella stessa mattina e adesso avevo la scusa perfetta e il coraggio per farlo.

Arrivammo a casa mezz'ora dopo e la prima cosa che feci fu una doccia rilassante mentre attendevo con ansia una risposta a quel messaggio. Ero nervoso, era l'unico modo che avevo per rivederla, eppure sentivo che la dea bendata mi avrebbe assistito anche stavolta. Lo avevo compreso fin da subito, quello era stato un segno divino... Quante possibilità c'erano che la vedessi all'ingresso di quel ristorante? Le probabilità non sfioravano neanche minimamente lo zero, ma lei era lì e mi fissava con gli occhi più belli di sempre.
Io ero ferro e lei la mia calamita, attraente come mai nessuna.
Non riuscivo a spiegare quale sorta di incantesimo mi avesse lanciato contro, ma da principio avevo sentito un'intesa particolare, cosa rara per me, perciò decisi che non mi sarei dato per vinto, qualunque fosse stata la risposta.

Mentre i pensieri mi assorbivano totalmente, qualcuno bussò alla mia porta, aprendola e affacciando la testolina bionda.
- Woobinie, che succede?
- Volevo un tuo consiglio, posso entrare? - Disse dolcemente. Ovviamente lo feci accomodare, non si poteva dire di no, quando te lo chiedeva con quella faccia da pulcino spennacchiato. Era così minuto che faceva tenerezza. - Ho buttato giù qualcosa nel pomeriggio, mi piacerebbe sapere che ne pensi.
Lessi volentieri le strofe che aveva scritto, aveva un modo tutto suo di esprimersi e mi piaceva tuffarmi in quelle sfide e decifrare i suoi stati d'animo, sempre così delicati ma maliziosi, e mi ci ero immerso talmente tanto da non accorgermi di avere una notifica sul cellulare. Fu Woobin a interrompermi, avvisandomi dell'arrivo di un sms che aprii con ansia, nascondendone il contenuto al ragazzo che avevo accanto.
- Chi è che ti scrive a quest'ora? - Lui era curioso, forse più di me, mentre si sporgeva per dare un'occhiata fugace.
Poggiai il cellulare a faccia in giù, per evitare che vedesse il nome del mittente. - Woobinie, non posso dirtelo, mi spiace! Comunque sono un po' stanco, continuiamo domani col testo, va bene? Anche se, da un primo sguardo, posso già dirti che è molto profondo e mi piace, ma non avevo dubbi in merito. - Mi ringraziò con un abbraccio e si diresse alla porta, lasciandomi finalmente solo, così mi buttai sul letto e continuai a messaggiare fino al raggiungimento dell'obbiettivo.

La mattina non tardò ad arrivare e alle nove io ero già in piedi, lavato e profumato, pronto per uscire di casa pensando di non beccare nessuno al piano di sotto e sgattaiolare via silenziosamente, ma i miei amici erano quasi tutti lì, malgrado i nostri impegni iniziassero alle dodici.

- Che ci fate tutti in piedi così presto? - Domandò Dodo, ancora in pigiama, intontito dal sonno e coi capelli spettinati; aveva una tazza tra le mani e bevve una lunga sorsata mentre ci fissava in attesa di risposta.

Riflettendoci era strano che fossimo lì, già in ghingheri e pronti all'azione, ma ancor più singolare fu il momento in cui, noi fratelli Kim rispondemmo in coro.
"Ho un appuntamento", fu la cantilena e, quando uscì fuori a tutti senza fiato, ci guardammo negli occhi interdetti e sospettosi.
- Dove andate? - Chiesero i primi due, seguiti a ruota da me che li indicavo con le dita puntate a mo' di pistola. Ma non ci fu risposta, se non una fragorosa risata per nasconderci dal confessare. Ciascuno aveva la propria vita e non tutti i segreti venivano rivelati, ma era giusto così, quello era un modo per mantenere l'equilibrio nel gruppo, avere i nostri spazi e non appesantirci con la presenza costante di ognuno di noi.

Quando lasciammo l'appartamento, salimmo su tre auto differenti, tutte nere coi vetri oscurati, ci salutammo dandoci appuntamento alle undici in agenzia, perché ci presentavamo sempre un'ora prima a lavoro, e ogni van si avviò prendendo una direzione diversa.

Zero o'clock •{Kim Taehyung}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora