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Sto solo camminando

e camminando nell'oscurità.

[Awake, BTS]

*****

Quell'immagine era diventata un tormento. Da un po' di tempo a questa parte, i miei occhi non vedevano altro che il bacio tra Clarisse e Harin.

Quel giorno ero stato troppo codardo per parlare, ero scappato via subito, senza voltarmi indietro e in quel corridoio desolato avevo lasciato solo le ceneri del mio cuore infranto.
Da due settimane mi ero rintanato di nuovo in me stesso, che era anche peggio di avere le crisi.
Ero diventato una marionetta: camminavo, parlavo, cantavo e ballavo, ma il mio corpo era privo di qualsiasi forma di emozione.

Assistere a quella scena era stato proprio come vendere l'anima al diavolo.

Era quasi Natale e, per fortuna, avevamo una settimana libera che io avrei passato a casa, perché non potevo più sopportare la presenza di Rin... mi sentivo tradito.
Sapevo perfettamente che doveva essere il contrario, perché quello che aveva mancato di rispetto tra i due ero stato io in primis, però vederlo e sapere cosa aveva fatto mi faceva imbestialire e arrivai quasi a odiare il mio hyung, nonostante non volessi.
Dal canto suo, anche Rin mi mandava occhiate fulminanti, presumibilmente con lo scopo di uccidermi con un solo sguardo, ed ero arrivato alla conclusione che Clarisse avesse raccontato al suo ragazzo di noi e di quello che era capitato al lago.

Avevo pensato di scriverle mille volte, ma mille e una mi tiravo indietro perché dopo quella occasione lei era sparita del tutto. Harin non parlava con nessuno se non con Joonwoo, quindi non sapevo come si erano evolute le cose tra loro, ma supponevo che avessero sistemato la faccenda e fossero tornati insieme. Del resto lei stava male quando lui l'aveva mollata, non potevo biasimarla per averlo perdonato ed essere tornata con il mio amico.

- Allora Rainie, torni in campagna per questo Natale? - Doyoon mi guardava sorridendo, mentre mangiucchiava delle patatine fritte e beveva Sprite, la sua bevanda preferita.
Io annuii e sospirai, poggiando il viso sul palmo della mano sinistra, con l'espressione più triste di sempre.
Woobin mi diede una gomitata, poi accostò vicino a me un piatto con un raviolo. Era il suo modo di tirarmi su di morale, sapeva che li adoravo, così afferrai le bacchette e lo ingurgitai con foga, come se quel piatto contenesse la mia ansia e io la potessi scacciare via semplicemente inghiottendola.

Peccato che non era così facile.

Guardai il mio pulcino spelacchiato e gli regalai un sorriso in segno di gratitudine, ero consapevole che vedermi soffrire lo faceva stare male di rimando e non volevo che ci separassimo con quegli stati d'animo penosi.

- Andrà bene? - Chiese, prima di alzarsi e andare a prendere la sua valigia con l'occorrente per tornare dai suoi parenti.

- Tranquillo Binbin, sarò a casa e potrò staccare la spina, però ti chiamerò per aggiornarti su quanti semi sotterrerò durante la giornata. - Sorrisi ancora e gli spettinai i capelli; gli volevo bene come a un fratello e, per quella settimana, avrei sicuramente sentito la sua mancanza, ma per il mio compleanno saremmo stati di nuovo insieme, perciò lo rassicurai prima di pensare che la festa per i miei venticinque anni l'avrei passata veramente male.

Finii di pranzare e anche io, come Woobin e gli altri, recuperai i miei effetti personali e partii, augurando buone vacanze a tutti i miei compagni, Rin compreso nonostante avesse ricambiato a stento il saluto.

Quando arrivai, trovai ad accogliermi la mamma e la mia sorellina, che mi abbracciarono calorosamente.
Era da tanto tempo che non avevamo una pausa e, quando succedeva, la mia famiglia era sempre felice di riavermi tra i piedi.
Cenammo tutti insieme, i miei genitori, Jineon e Jeonggyu e nessuno si accorse che avevo il morale a terra, perché sfoderai le mie doti da attore insieme a dei sorrisi giganti.
Quella sera andai a dormire presto con mio fratello e mia sorella, che mi abbracciarono tutta la notte e almeno in quell'occasione il mio cuore riuscì a scaldarsi dal freddo polare che lo aveva circondato dopo il fattaccio.

Il giorno dopo, per la vigilia di Natale, andammo al cimitero a trovare i nonni, che erano venuti a mancare l'uno a un paio di anni di distanza dall'altro facendomi provare un dolore incommensurabile. Erano stati come dei genitori per me, perché ero cresciuto con loro per quattordici anni e non averli più accanto mi faceva sentire davvero triste, mi avevano insegnato tutto ciò che sapevo. E tutti gli anni, quando li andavo a trovare, non riuscivo mai a trattenere le lacrime. Raccontavo loro di come stava andando bene la mia vita da idol e sapevo che da lassù la nonna era super orgogliosa di me.

I miei avevano già onorato i nonni e mi attesero in auto; io restavo sempre un po' di più, perché tutti gli anni, quello stesso giorno, dei vecchi amici di famiglia venivano a ossequiarli ed ero loro grato, perciò li aspettavo per porgere i miei saluti.

Guardai l'orologio e dietro di me sentii dei passi, poi sorrisi, erano sempre puntualissimi.
Mi voltai per dare loro il benvenuto, ma quando i miei occhi si posarono su quelli di una certa persona, rimasi scioccato e a bocca aperta. Spalancai le palpebre e rimasi senza parole, quando l'anziano signore parlò.
- Ciao Korain, va tutto bene? Sei un po' pallido.
Sua moglie aveva un viso dolce e dei capelli che mi ricordavano una nuvola bianca e candida. Aveva in volto l'espressione di chi la sa lunga e, toccando il braccio del suo compagno, gli ordinò gentilmente di lasciarmi respirare, poi mi salutò a sua volta venendo verso di me e abbracciandomi calorosamente, mentre io ero ancora imbambolato a osservare due occhi azzurri, sorpresi quanto lo ero io.

Zero o'clock •{Kim Taehyung}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora