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Dopo la notte al parco, non avevo più visto né sentito Clarisse.
Ero stato tentato più e più volte di scriverle, ma lei aveva pianto per Harin, lo aveva fatto tra le mie braccia e io mi ero sentito male per lei. Non mi piaceva vederla soffrire e non sapevo come fare o cosa dire per consolarla, volevo solo spaccare la faccia al mio hyung che era stato tanto stupido da mollarla.
Non comprendevo il motivo di quella scelta perché per tutto il viaggio negli USA Rin non aveva fatto altro che parlare di lei e di quanto, in così poco tempo, avesse sviluppato dei sentimenti tanto forti, quanto sinceri. Non c'era una spiegazione valida per quel comportamento, ma non potevo andare da lui e chiedergli perché lo avesse fatto, sarei risultato troppo coinvolto senza una ragione, perciò l'unica cosa che potevo fare per lei era starle vicino in ogni modo possibile.
Non avevo idea dell'orario che aveva scelto per allenarsi, così dopo sei giorni di fughe dalle prove col gruppo, il settimo giorno controllai che ci fosse a ogni ora finché, finalmente, non la beccai che provava con la porta semiaperta.
Mi avvicinai e la guardai fino a quando non si accorse della mia presenza e del cagnolino che avevo in braccio, il mio piccolo Namoo. Venne a salutarci e le assicurai che sarei stato disponibile per aiutarla, raggiungendola tutti i giorni a quell'ora, insieme a Woobin.
Dopo una settimana era riuscita a memorizzare l'intera coreografia da sola, senza l'aiuto di nessuno, e mi fece pensare a quanto fosse indipendente, diligente e brava.
Non avrei mai creduto possibile vederla ballare nelle stesse sale che utilizzavamo noi e nemmeno di poterla osservare da così vicino. Mi sentivo sempre felice quando ero con lei e avrei voluto che quelle emozioni non si arrestassero mai.

Dopo un'altra settimana era giunto per lei il momento di perfezionare alcuni passi, ma Woobin non aveva avuto il tempo di raggiungerci perché stava registrando; ne approfittai e mi offrii volontario, nonostante non fossi bravo quanto il mio migliore amico, me la cavavo bene perciò decisi che l'avrei aiutata senza di lui.

Clarisse era davanti a me, ma non riusciva a bloccare il collo nel modo corretto in quelli che dovevano essere i momenti topici della canzone e, senza pensarci due volte, la raggiunsi per accompagnarla nelle mosse con le mie mani. Dapprima le poggiai tra il collo e la mascella e mi accorsi che aveva la pelle accaldata ma liscia e morbida. Avrei voluto restare in quella posizione per sempre, avevo anche il cuore che galoppava e, osservandola dallo specchio, mi sembrò di notare la stessa tensione su di lei. Ci guardammo dal riflesso e io non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso, ero succube di quello sguardo che mi ricordava un mare tempestoso. Poi, senza rendermene conto, le mie mani avevano cominciato a percorrere una strada insidiosa, le accarezzai le braccia per raggiungerne i polsi, quindi anche la distanza tra i nostri corpi si accorciò e un profumo di ciliegia mi solleticò le narici, inebriandomi completamente e facendomi ubriacare del suo dolce odore.
Non ero più in balìa solo del suo sguardo, adesso dovevo anche fare i conti con i miei istinti che mi spingevano ad avvicinarmi ancora di più a lei. Io la volevo, la desideravo dal primo istante e ora ce l'avevo tra le braccia, ma volevo di più, molto di più.
Istintivamente i miei palmi iniziarono la risalita, arrivando alle spalle, dove scostai con le mie dita lunghe e sottili i suoi capelli, per avere accesso al collo, mi avvicinai di un passo e scesi ancora, arrivando ai suoi fianchi formosi e delicati al tempo stesso.
Avevo davanti una piccola opera d'arte e avrei voluto continuare a scoprire cos'altro nascondeva quella ragazza e perché io ne ero così affascinato e attratto.
E mentre la mia mente iniziava a vagare alla ricerca di una fantasia che non avrebbe mai avuto modo di diventare realtà, una voce a me familiare risvegliò i miei sensi da quel sogno a occhi aperti.
Clarisse saltò per aria, scostandosi bruscamente e interrompendo il contatto visivo e io, voltandomi verso la porta, sbiancai sperando che il mio compagno non avesse pensato il peggio.
- Hyung. - Disse JD con espressione confusa. - La riunione sta per cominciare, mancate solo tu e Rin-hyung.
- A-arrivo. - Risposi balbettando.
Credevo che Daehyun non ci avesse visto nulla di male, ma le sue occhiate non me la raccontavano giusta, speravo solo di sbagliarmi.

Prima di andare via mi scusai con Clarisse, ma ero certo che, anche se in minima parte, lei provava qualcosa, le mie sensazioni non mi avevano mai tradito prima. Desideravo chiederglielo, ma non potevo, così la invitai semplicemente a mangiare qualcosa con me prima di lasciarla in sala prove. Lei accettò di buon grado e le diedi appuntamento nei garage dicendole di aspettarmi semmai avessi ritardato.

La conferenza durò più del previsto, ma alla fine riuscii a divincolarmi e dissi ai ragazzi di non sentirmi bene, che quella sera non avrei provato con loro perché preferivo tornarmene a casa. Solo Woobin sapeva la verità e, da buon amico, mi raccomandò di stare attento a ciò che avrei combinato.

Quando raggiunsi Clarisse, la intravidi dal vetro della porta poggiata a un pilastro con le braccia incrociate al petto e l'espressione più seria di sempre, che mi fece quasi pensare che avesse cambiato idea. Ma quando arrivai da lei e mi guardò, sul volto spuntò un piccolo sorriso che mi rincuorò non poco e mi fece passare in un batter d'occhio l'ansia che avevo accumulato durante la nostra separazione.

Non so perché poi feci quel gesto improvviso e sconsiderato, ma le afferrai dolcemente il polso e la trascinai via come un ragazzino alla sua prima conquista, senza sapere che, dietro di noi, due occhi ci osservavano senza tradire alcuna emozione.

*****

I tuoi occhi sono come diamanti,

Più belli di ogni altra gemma.

Sono costantemente affascinato,

Non riesco a toglierti gli occhi di dosso,

non più!

[Stay Gold, BTS]

Zero o'clock •{Kim Taehyung}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora