- Sei sicuro di poter uscire con me? - Domandai con preoccupazione a Korain, mentre mi trascinava verso un auto mezza scassata. Le sue dita circondavano il mio polso e bruciavano sulla mia pelle, come quando si erano poggiate sul mio collo nella sala da ballo. Mi aveva afferrata senza pensarci due volte, ignaro che dentro di me aveva provocato un tornado di emozioni contrastanti, le stesse che avevo sentito quando lo avevo abbracciato al parco e quando aveva usato le sue mani per tracciare il mio corpo qualche ora prima. Non avevo mai provato nulla di simile per Harin, nonostante fosse stato piacevole baciarlo in ascensore; in realtà non mi era mai capitato di invaghirmi in questo modo per nessuno, Kim Korain era l'unico che mi faceva mettere in dubbio ogni mia scelta, ogni pensiero, i miei buoni propositi. Avrei voluto che quei momenti trascorsi insieme non avessero mai fine ed ero felice di poter passare un po' di tempo con lui fuori dalle mura dell'agenzia, lontani da occhi indiscreti. Avrei potuto rilassarmi e non pensare che da un momento all'altro Rin potesse vederci per poi litigare con Korain, non me lo sarei mai perdonata.
- Clarisse, non fare la guastafeste e goditi il momento, stasera voglio passare una bella serata in tua compagnia. - Sorrise e il mio cuore si fermò, come era solito fare quando c'era lui di mezzo. Non riuscivo a controllarlo ed ero fermamente convinta che quella sera avrebbe dato forfait, visto che eravamo solo all'inizio e già stavo per lasciarci le penne; le guance mi andarono a fuoco e, quando se ne accorse, inventai una scusa per le mie gote colorate, gli dissi che soffrivo il freddo, anche se in realtà l'inverno era la mia stagione preferita e l'aria fresca mi faceva stare bene.
Salimmo finalmente in auto e Korain indossò un cappello nero e la mascherina del medesimo colore e non potei fare a meno di guardarlo e ripensare al ragazzo del vicolo che mi aveva baciata improvvisamente. Per un attimo ipotizzai che si trattasse davvero di lui, ma non poteva essere così, mi dissi, me lo avrebbe di certo confessato. Cercai di non pensarci e mi voltai a guardare fuori dal finestrino in silenzio, ammirando la città che da un po' di tempo a questa parte era diventata la dimora della mia vita.
Forse, per una volta, potevo dire che le cose stavano andando nel verso giusto, mi sentivo serena e mi sembrava che la mia esistenza stesse acquistando un senso. Stavo facendo una cosa per me stessa, i miei obiettivi mi erano ancora chiari, e in più stavo finalmente trascorrendo del tempo con persone che tenevano a me.- Siamo arrivati. - Annunciò il ragazzo alla mia destra, quando posteggiò all'inizio di un pontile con vista mare. - Forza, scendi! - Mi spronò subito, mentre io ero ancora intenta a capire dove ci trovassimo. Il ragazzo mi precedette e recuperò un sacco dal cofano.
- Cosa c'è lì dentro? - Chiesi aggrottando le sopracciglia confusa.
Lui mi guardò con fare ovvio e poi aggiunse - la nostra cena!Aveva pensato a tutto, ma come lo avesse organizzato in un paio d'ore restava un mistero. Mi prese per mano, facendomi tremare ancora il cuore e mi fece strada verso la fine di quel ponte, poi lasciò la presa su di me e posò a terra la busta invitandomi a sedermi, mentre lui faceva lo stesso.
- Come hai... - Ma non mi fece finire la frase.
- Zitta e mangia! Ho preso un sacco di cose buone. - Mi sorrise soddisfatto e cominciò a estrarre dal sacchetto tantissimi contenitori pieni di cibo. Trovai pollo fritto, tteokbokki, pajeon e i miei dolci preferiti in assoluto, gli hoddeok, dei pancakes ripieni di sciroppo di zucchero di canna, miele, granella di noccioline e cannella. Mi brillarono gli occhi di fronte a quel ben di dio e, soprattutto, per i desserts che non mangiavo dai tempi in cui i miei erano ancora vivi.
- Rain, grazie! - Esclamai sinceramente. Ero commossa e sentivo gli occhi pungere per l'emozione, perché potei ricordare un momento felice passato con mamma e papà.
Lui riusciva sempre a riportarmi a casa, in un modo o nell'altro, ma come faceva?
- Prego. - Rispose regalandomi un sorriso rettangolare, tipico di Korain.Mangiammo e parlammo di tante cose, gli raccontai della sera in cui arrivai e, omettendo la questione del bacio, gli dissi che con quel berretto nero mi ricordava quel ragazzo. Non so perché, ma ebbi come l'impressione che dopo l'argomento trattato era andato nel panico, perché iniziò a parlare in modo agitato mentre raccoglieva i recipienti ormai vuoti.
- Forse è meglio andare, si sta facendo tardi. - Si alzò, con la busta in una mano e mi porse quella libera per aiutarmi a rimettermi in piedi.
Io accolsi il suo invito, ma mentre mi alzavo persi l'equilibrio aggrappandomi con entrambe le mani al suo petto, mentre lui mi circondava con le braccia, lasciando perdere il sacco con gli avanzi.
Fu il minuto più lungo di tutta la mia vita, mentre i nostri respiri si fondevano tra loro e i miei occhi erano legati ai suoi in un nodo che sembrava indissolubile. Da quella distanza potevo notare ogni particolare del suo viso perfetto, il piccolo neo sul naso dritto, le labbra semichiuse e gli occhi arrossati per il freddo. Aveva il fiato corto, come se avesse appena corso una maratona, e mi guardava senza distogliere lo sguardo.
Anche io respiravo in modo irregolare e i miei occhi non riuscivano a smettere di fissargli le labbra, mentre un forte desiderio mi trafiggeva piano il petto e mi spingeva ad avvicinare il mio viso al suo.Poi successe tutto in un attimo.
Korain portò una mano sul mio collo e mi tirò a sé, facendo finalmente incontrare la sua bocca con la mia, mentre io lo accoglievo come se non volessi altro, come se da quello dipendesse la mia intera esistenza. Mi strinse più forte, mentre si gustava quel bacio che io avevo desiderato come acqua nel deserto e che adesso non faceva altro che mettermi ancora più sete.
Circondai il suo collo con le mie mani e lo tirai di più a me, per poi portarle sulle sue guance, seguendo il profilo della sua mascella con le dita.
Baciarlo era proprio come lo avevo immaginato e le lacrime minacciarono di fuoriuscire, perché io avevo riconosciuto in lui quel ragazzo che avevo incontrato nel vicolo, e mi sentivo felice perché credevo fermamente che il destino, per una volta, fosse dalla mia parte.*****
Sin dalla creazione dell'universo,
Tutto era già stato deciso,
Permettimi soltanto di amarti.
[Serendipity, Jimin, BTS]
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Zero o'clock •{Kim Taehyung}•
Fanfiction•{COMPLETA}• Clarisse Moreau ha soltanto dieci anni quando perde entrambi i genitori in un incidente e va a vivere a casa di uno zio con il quale non condivide nulla a parte il cognome. Deve aspettare quattordici anni prima di riuscire a scappare i...