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Mi accomodai su una delle sedie poste davanti alla scrivania di Bang Eunji e mi schiarii la voce, mentre lui mi dava le spalle e guardava fuori dalla finestra con le braccia incrociate al petto.
Dopo attimi di silenzio che riuscirono a fare salire la tensione alle stelle, infine parlò. - Korain, sai che non ho mai messo paletti a proposito delle vostre relazioni personali. Non vi ho mai vietato nulla, perché so quanto sia difficile stare lontano dai vostri affetti più cari, però eri al corrente della mia unica condizione... - Quell'ultima parola rimase sospesa nell'aria.

Sapevo perfettamente a cosa si riferisse e io avevo fatto l'opposto di ciò che si aspettava, tradendo la sua fiducia facendo uscire dei gossip che mi riguardavano. - Mi dispiace. - Sussurrai, prima di ricominciare a parlare. - Ma lei deve aiutarmi.
Il CEO mi fermò. - È quello che farò, lo sai. Non lascio indietro nessuno dei miei artisti, mi conosci.
- La notizia è venuta fuori per un mio errore, Clarisse non c'entra nulla, quindi la prego di non licenziarla. - Lo guardai sperando che accogliesse la mia richiesta.
- Non ho intenzione di mandare via quella ragazza, Korain. È molto capace e sai che quando si parla di talenti non posso fare a meno di tenerli stretti. Ho già messo a tacere ogni giornalista curioso e fatto rettificare quell'articolo, ma... - Certo, c'era un "ma", dovevo aspettarmelo, però non avrei mai pensato a una soluzione così drastica. - Dovrai separarti da lei per un po', per far sì che le acque si plachino.
- D'accordo, farò come dice, resterò lontano da lei, per qualche tempo eviterò di incontrarla, ce la possiamo fare e...
- Non credo tu abbia capito. - Per un momento la sua affermazione mi confuse di più. Cosa c'era che non avevo compreso? Pensavo che il discorso dell'amministratore fosse chiaro, ma quando gli sentii pronunciare l'ultima frase il mondo cominciò a vorticare furiosamente e il senso di nausea mi pervase totalmente, mentre credevo di scivolare dentro un buco nero da cui non c'era via d'uscita.
- Non può farci questo. - Stavo per piangere, il cuore era stretto in una morsa dolorosissima.
- Mi spiace, è l'unico modo per zittire i tabloid. Licenziare la tua amica avrebbe significato ammettere che fosse vero, e in ogni caso non era un'opzione, mentre scegliere di mandarti al militare al posto di Woobin non desterà alcun sospetto, visto che ancora non era stato annunciato nulla durante le varie conferenze. Sono davvero rammaricato, Korain, ma per adesso è così che deve andare.
Cercai in ogni modo di dissuaderlo dalla sua decisione, ma fu del tutto inutile e, quando uscii dal suo ufficio, scappai in bagno, mi si rivoltò lo stomaco e buttai fuori tutto con una violenza inaudita.

Come lo avrei rivelato a Clara? Come le avrei detto che dovevo abbandonarla per tutti quei mesi, dopo che ci eravamo ripromessi più volte di non lasciarci?
Mi sedetti sul pavimento freddo e osservai il vuoto che avevo di fronte, non avrei retto quella giornata, così mi presi una pausa per riflettere e capire come confessare alla mia ragazza quella notizia che sapevo, l'avrebbe distrutta, come stava distruggendo anche me.

Passai la mattinata nel mio posto preferito, mi buttai su quel prato che aveva ospitato me e lei durante il nostro primo appuntamento, se così potevo definirlo; sentivo l'erba solleticarmi le caviglie, mentre gettavo un sassolino in acqua, infrangendone la superficie, spaccandola proprio come avrei fatto quella stessa sera con il cuore di Clarisse.
Riuscii a distrarmi dalle mie pene quando un insetto non identificato si arrampicò sulla mia testa facendomi sobbalzare per lo spavento. Non odiavo quegli esserini, ma provavo un certo ribrezzo nel sapere che mi camminavano addosso.
Mi resi conto solo quando scrollai i capelli per scacciarlo che avevo passato letteralmente tutto il tempo in quel luogo desolato, a crogiolarmi nei miei dispiaceri.

Feci un respiro profondo e abbandonai il
lago, prendendo una decisione che avrei sicuramente rimpianto per il resto della mia vita.

Trascorsi il pomeriggio in auto, guidando senza meta, finché la sera giunse a farmi compagnia. Allora chiamai Clarisse e le chiesi di vederci da me.
Quando arrivai a casa e la trovai ad aspettarmi, ignorai la cena sul tavolo e mi buttai a capofitto su di lei, l'unica persona che riusciva a farmi stare bene, la sola che invece io avrei fatto soffrire pentendomene per l'eternità.

Ero come assetato e lei era l'oasi nel mio deserto intriso di sofferenza; sapevo che quella era solo un'illusione, prima o poi la mente avrebbe capito che la piccola fonte di conforto era solo frutto dell'immaginazione di un povero ragazzo perso tra le dune di sabbia incandescenti.

Eravamo incatenati l'uno all'altra, come sempre, lei col viso nascosto sotto il mio mento, mentre io facevo incetta di quel profumo di cui, prima o poi, avrei dovuto fare a meno. Non avevo voglia di parlare perché temevo che la mia voce si spezzasse da un momento all'altro, ma dovevo ricordarle quanto fosse preziosa per me. - Clara... - Sussurrai. Lei bofonchiò qualcosa, ancora presa dal momento in cui, insieme, avevamo raggiunto il piacere più assoluto. - Ti amo. Lo sai, vero?
Ricevetti tanti piccoli baci sul collo, in risposta, mentre la sentivo sorridere. Poi scostò il viso per guardarmi e fare la domanda che aspettavo, ma che avrei preferito non arrivasse.
- Hai parlato con Bang Eunji?

Aveva gli occhi rilassati, ma percepivo la preoccupazione.
Che avesse capito che qualcosa non andava?
Mi innervosii e irrigidii la mascella digrignando i denti, ma tentai comunque di calmare il mio animo.
- Sì, va tutto bene, ha già risolto ogni cosa, non devi preoccuparti più di nulla. - Mentii spudoratamente e, nel farlo, capii che la scelta era stata fatta: non avrei detto a Clarisse che in realtà, il capo mi avrebbe mandato via per diciotto lunghi mesi.

Ero consapevole che nel momento in cui avrei dovuto lasciarla, lei mi avrebbe odiato con tutta se stessa per averglielo tenuto nascosto fino al giorno della mia partenza, ma non potevo sprecare le ultime settimane che avremmo passato insieme a litigare perché ci saremmo dovuti dividere, sarebbero state le più tristi della mia vita, perciò non dissi nulla per godermi dei giorni felici con l'amore della mia vita.

Il prezzo da pagare era enorme, non potevo metterla nella posizione di stare da sola per tutto quel tempo ad aspettarmi, le avrei lasciato la libertà di cui aveva bisogno, quella che aveva sempre cercato.

Io non ero nessuno per privarla dei suoi desideri.

Una lacrima tentò di uscire fuori, ma la scacciai con forza. - Adesso andiamo a mangiare. - Le dissi, sciogliendo l'abbraccio.
Mi alzai dandole le spalle, finché lei mi raggiunse, cingendo i miei fianchi da dietro. - Ti amo anche io, mon amour. - Disse con gioia, mentre il mio cuore si lineava al centro esatto, in attesa della botta finale.

*****

"Avrei voluto che l'amore avesse

avuto bisogno solo dell'amore

stesso per essere perfetto."

[Fake Love, BTS]

Zero o'clock •{Kim Taehyung}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora