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Erano passati undici mesi dal giorno della mia partenza e finalmente ero riuscito a ottenere un congedo per tornare a casa, anche se le circostanze non erano delle migliori. Mi avevano concesso qualche giorno per presenziare al funerale, ma io non ero pronto per ciò che mi attendeva.

Ricordavo ancora la mattina in cui avevo incontrato Clarisse o, per meglio dire, l'ultima volta in cui avevo assistito a quell'abbraccio tra lei e Minjun in mensa.

Da quel momento non l'avevo più vista né sentita, avevo bloccato il suo numero per evitare di ricevere telefonate e messaggi, perché per tutto il pomeriggio e la sera seguenti alla mia partenza mi aveva chiamato e richiamato insistentemente.
Persino Harin si era messo in mezzo consegnandomi una lettera da parte sua, però io non avevo mai avuto il coraggio di leggerla, ero stato un codardo e dall'istante in cui quel pezzo di carta era entrato in mio possesso lo avevo riposto sul fondo della valigia, lasciandolo a marcire nell'oscurità.
Il mio hyung mi ripeteva sempre di dare un'occhiata a quelle poche righe scritte di fretta, ma mi ero impuntato; credevo che lei potesse sentire qualcosa di più per Minjun, per cui non volevo intralciarla, nonostante Rin mi avesse detto più volte che quella mattina Clarisse mi aveva cercato come una disperata.

Avevo riflettuto molto sul da farsi, se contattarla o lasciarla alla sua vita senza di me e, alla fine, la ragione aveva vinto sull'istinto. Non mi era mai passato per la mente che potesse capitare un evento tanto terribile, infatti ancora non ci credevo.

- Allora Rain, sei pronto per tornare a casa? - Chiese il più grande, mentre finivo di mettere dentro la valigia tutto l'occorrente. Non avrei portato con me tante cose, sarei rimasto solo per lo svolgimento della funzione e per qualche altro giorno a seguire, per poter supportare e stare accanto alla famiglia di lei.
Non risposi a mio fratello, ma sospirai silenziosamente, non volevo neanche pensare a ciò che avrei trovato al mio rientro.

Ero triste, addolorato e con l'ansia che mi opprimeva il petto da quando avevo ricevuto la cattiva notizia.
- Hyung, mi dispiace che tu non possa venire. Non vorrei lasciarti solo, starò via pochi giorni perciò...
- Korain non essere ridicolo, va tutto bene. - Sapevo che mentiva e che anche per lui doveva essere difficile, ma feci finta di credergli. Raccolsi i miei effetti personali e lo salutai da bravo soldato indirizzandomi verso l'uscita.

- Rain! - Mi chiamò ancora una volta Harin. - Non dimenticare la lettera, almeno adesso dagli un'occhiata, prima di arrivare a destinazione.

Mentre guidavo, la voce di Rin rimbombava nella mia testa senza sosta, neanche la radio a tutto volume era servita a nascondere quel suono frastornante e stavo per dare di matto, quindi decisi di accostare, scesi dall'auto spedito e aprii il bagagliaio dove la grande borsa nera attendeva di essere aperta.
Sospirai e mi feci coraggio, recuperando dal fondo della valigia quel foglio ripiegato su se stesso che avrei dovuto leggere mesi prima; lo osservai e infine risalii in macchina, tenendolo stretto tra le mani.

Non mi mossi per un tempo che sembrò infinito, mentre i miei occhi studiavano senza vera attenzione i dettagli dello sterzo scuro, fino a che mi decisi a schiudere quel maledetto pezzo di carta.

"Dicono che la casa sia dove risiede anche il tuo cuore.
Il mio è nelle tue mani, lo è sempre stato.
Ti aspetterò per tutta la vita."

Restai a fissare quella scritta senza riuscire a fare arrivare aria ai polmoni, poi una goccia cadde sull'inchiostro blu, risvegliandomi. Avvicinai il foglio al petto e iniziai a piangere come un bambino. Avevo rovinato tutto, ero anche riuscito a ignorare ogni suo tentativo di contattarmi, ero stato un vero idiota in ogni cosa che avevo fatto, per come mi ero comportato e per come era finita tra noi. Era passato quasi un anno, ma il rimorso non mi aveva mai abbandonato, nemmeno per un secondo e adesso era davvero tardi per rimediare, non avrei più avuto modo di aggiustare le cose tra me e lei.

Con i singhiozzi che mi limitavano il respiro e le lacrime che annebbiavano la mia vista ingranai la marcia e feci strada per raggiungere la casa dei signori Lee.

Se Woobin non mi avesse detto che avrebbe presenziato alla veglia non avrei avuto il coraggio di farmi vedere, soprattutto dopo aver letto le parole di Clara, ma era stato lui stesso a chiamarmi e a dirmi che sarebbe venuto e che dovevo esserci anche io a tutti i costi.
Nei mesi seguenti alla mia assenza, il mio migliore amico aveva vegliato su di lei al mio posto e avevano stretto un ottimo rapporto. Era affranto anche lui dalla situazione presente e mi aveva minacciato di venirmi a tirare per i capelli se fossi mancato all'appello.

Arrivato sul luogo impiegai una mezz'ora buona per farmi coraggio ed entrare e, a ogni centimetro in cui mi avvicinavo, i battiti martellavano con una violenza tale da spaccarmi il petto.

Un passo più vicino alla realtà era una crepa in più che spingeva, facendosi largo sulla gabbia toracica, minacciando di far scoppiare il cuore.

- Sunbaenim*..?! - Mi voltai verso la voce che mi richiamò e vidi lo stesso ragazzetto che undici mesi prima abbracciava la mia ragazza, impacciato e disorientato dalla mia attuale presenza. Un'altra persona però pronunciò il mio nome facendomi distogliere l'attenzione da Minjun.
- Korain... Finalmente sei arrivato! - Woobin corse ad abbracciarmi dopo la lunga separazione, gli occhi lucidi e una stretta micidiale.
- Binbin. - Sussurrai ricambiando l'abbraccio con la stessa intensità, sospirando sollevato.
- Rain, i tuoi genitori sono nell'altra stanza, stanno porgendo i loro saluti. Dovresti farlo anche tu insieme a loro...
- Ma... - Iniziai a tremare, non volevo andare, eppure dovevo, mentre il mio unico pensiero era rivolto a Clarisse.
- Muoviti! - Esclamò lui ignorando Minjun che era rimasto a fissarci senza dire niente. Per un attimo finsi anche io di non vederlo e camminai verso la sala che accoglieva la bara, l'altarino e tutte le persone che erano venute a omaggiare la famiglia Lee per l'improvvisa perdita.

Vidi dapprima la mia famiglia seduta a terra accanto alla nonna di Clara, mentre donavano la classica busta coi soldi.

E più avanti andavo, più la visuale si ampliava.

La signora Lee, rigorosamente vestita di nero, piangeva lacrime silenziose tamponandole di fretta con un fazzoletto bianco ormai fradicio, tentando di nascondere il suo dolore; mia madre con il mascara ormai colato, teneva la mano dell'anziana donna mentre mio padre le cingeva le spalle con sguardo addolorato, infine i miei fratellini stavano dietro di loro in silenzio, senza muoversi di un millimetro.

Nessuno si accorse di me, così mi fermai sulla soglia facendo correre lo sguardo per tutta l'area della sala e infine la vidi, la mia Clara, anche lei in lacrime, in piena sofferenza.

Mi si strinse il cuore, volevo correre da lei e consolarla, farla smettere di piangere per la perdita di suo nonno e ripeterle che sarebbe andato tutto bene. Invece restai immobile a osservare la scena da lontano, finché lei alzò lo sguardo dal pavimento e mi vide, sbarrando gli occhi per lo stupore.

Si mosse di scatto, schiarendo la voce e scusandosi coi presenti e mi convinsi che stesse venendo da me, ma quando mi raggiunse non mi guardò neanche in faccia e mi superò, lasciandomi senza fiato.

*****
"Voglio tornare indietro

Quindi chiudo i miei occhi e urlo,

Ma niente cambia,

La realtà rimane la stessa."

[Jump, BTS]

Zero o'clock •{Kim Taehyung}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora