"Ormai è arrivato il momento di pagare.
Se qualcuno mi avesse detto che
avrebbe fatto andare il tempo indietro per me,Sarei riuscito a essere un po' più onesto?"
[Outro: Tear, BTS]
*****
Io e Woobin entrammo nel dormitorio e ognuno si diresse nella propria stanza. Mi cambiai, indossando qualcosa di comodo e infine andai a cercare Harin, nonostante sapessi che non voleva vedermi. Lo trovai poggiato alla finestra a osservare il pavimento con sguardo vitreo e assente, le mani in tasca e un'aura nera che lo circondava totalmente, quasi inghiottendolo. Mi accomodai in silenzio sul piccolo divano beige, anche io con gli occhi rivolti verso il basso, quasi avessi paura che solo guardandolo potessi distruggere l'ultimo brandello di cuore che gli era rimasto intatto. Non avevo mai visto il mio hyung in questo stato. Era sempre stato un ragazzo che, anche nei momenti peggiori, trovava qualcosa per cui sorridere, l'unico del gruppo in grado di non abbattersi per nulla, invece adesso era lì, muto come un pesce, con il morale a terra e gli occhi lucidi di lacrime che spingevano con violenza per uscire fuori.
- Hyung... - Cominciai con incertezza. Lui non diede alcun segno di vita, ma io continuai. - Hyung, mi dispiace. - Pure io ero sofferente e, quando pronunciai le prime parole, iniziai a piangere a dirotto, perché ero consapevole che tutta quella situazione si era creata a causa mia. - Ti prego, parlami. - Implorai con la voce spezzata dalla disperazione. Lui sospirò sonoramente, poi alzò finalmente lo sguardo verso di me, rimanendo in silenzio ancora per un po'.
I minuti trascorsero come fossero giorni, prima di udire la sua voce. - Sono curioso, raccontami. - Furono le sue parole, quelle che mi spiazzarono.
Mi stava, forse, concedendo una possibilità? Non esitai, la colsi al volo e gli raccontai tutto da principio, come avevo fatto con i miei fratelli, senza prendere il respiro nemmeno un'attimo, perché avevo il terrore che mi fermasse e mi mandasse al diavolo.
Dietro di me sentivo la presenza costante di Woobin, nascosto sulla soglia con il solo scopo di proteggermi, semmai qualcosa fosse andata nel verso sbagliato.
Davanti a me, invece, un Harin ancora titubante e sconvolto assorbiva il mio racconto, tenendo traccia di ogni dettaglio che gli veniva rivelato. Batteva le palpebre spinte dal nervosismo, ma anche da quel piccolo tic che lo accompagnava da sempre, mentre il suo corpo ancora teso si stagliava di fronte a me.- E questo è quanto. Non avrei mai voluto che lo scoprissi da altre persone. - Finii e aspettai che reagisse in qualche modo, che mi gettasse una ciabatta in testa o mi spedisse dritto a quel paese, ma non successe nulla e il mio hyung rimase immobile nella sua posizione, mentre mi osservava, probabilmente senza neanche vedermi davvero.
- Rin, lei è la bambina con cui sono cresciuto. Vederla di nuovo, dopo tutto quel tempo, per me è stato come se il destino mi avesse indicato la via da seguire.
- Anche per me incontrarla due volte in un giorno era sembrato un segno divino, ma è evidente che il passato batte il presente. - Disse improvvisamente.
Non c'era traccia di cattiveria nella sua voce, era atona e inespressiva, e lui stesso sembrava essere diventato impassibile. - Ho capito. - Concluse, e fece per andare via, ma non lo permisi.
- Che cosa hai capito? - Era l'ultima domanda che gli avrei posto, poi, in base a come avrebbe reagito in quei giorni, avrei deciso che fare della mia vita e della mia carriera come membro dei Be7.
- Vi amate, no? - Questa volta mi guardò dritto negli occhi e vidi chiaramente la rassegnazione farsi spazio e cancellare ogni sorta di risentimento. - Non mi intrometterò, non dovrai più pensare a me, mi faccio da parte. Insomma, lo avevo già fatto, ma... - Sorrise con amarezza. - Adesso non dovrai preoccuparti dei miei sentimenti. Non sono più arrabbiato.
- Si-sicuro? - Balbettai.
Non desideravo altro che poterlo riabbracciare, ma mi trattenni, perché conoscevo il mio compagno e sapevo che stava facendo uno sforzo immane mettendo il suo cuore di lato per amore della pace.
Era sempre stato quel tipo di persona che preferisce pensare prima agli altri, piuttosto che a stare bene con se stesso, ma quella volta mi sembrava determinato a combattere per Clara. Invece mi sbagliavo, aveva rinunciato, ancora una volta per il quieto vivere.Ci salutammo con un po' di imbarazzo e ognuno si chiuse la porta della propria stanza alle spalle, poi Woobin irruppe e mi abbracciò, sorridendo. - Ti è andata bene! - Mi colpì la spalla in modo amichevole, mentre io ricambiavo con un leggero pugno sul fianco. - Cosa pensi di fare, adesso? Devi farti aiutare dall'agenzia per mettere a tacere le voci sulla vostra relazione. - Ovviamente si riferiva a Clarisse, che dovevo ancora rintracciare, senza però sapere come fare.
- Domani mattina andrò a parlare con il capo. Lui saprà come salvarci da questo guaio. - Respirai, infine salutai il mio pulcino spelacchiato. - Grazie per averci tenuto d'occhio. - Lo strinsi di nuovo e uscii dalla stanza per andare a cercare la mia ragazza.La prima tappa fu l'agenzia. Speravo di incontrarla in una delle sale, ancora intenta a provare qualche coreografia, ma non ebbi molta fortuna. Avevo cercato nei vari piani dell'agenzia senza alcun risultato, finché non mi scontrai con Minjun.
- Ciao hyung! - Esclamò lui, osservandomi con sospetto.
Risposi al saluto e lo sorpassai, provando a raggiungere l'ascensore, ma una mano si attacco alla manica della mia felpa, tirandola per farmi fermare. - Dove vai?
- Minjun, hai bisogno di qualcosa? Fai in fretta, però, perché ho davvero altro a cui pensare al momento.
- Cerchi Clarisse? - La sua domanda mi fece trasalire, rimasi in silenzio corrugando la fronte. Lui continuava a fissarmi in attesa di una risposta, così alla fine parlai.
- Tu che ne sai? - Sfilai il braccio dalla sua presa e incrociai le braccia al petto.
- Sta lavorando con noi al momento. Oggi le è successo qualcosa di spiacevole, ti aspetta a casa tua.
- Come fai a esserne sicuro? - Lo studiai, mordendomi le labbra mentre il cuore aveva cominciato a battere più velocemente a causa dell'agitazione.
- L'ho accompagnata io, hyung.
Non sapevo che dire, se essere arrabbiato o grato di quel gesto. Non riuscivo a leggere le sue intenzioni, lo ringraziai per l'informazione e me lo lasciai alle spalle, mentre correvo da lei.Arrivai a casa e la trovai rannicchiata sul divano, sembrava piccola e indifesa, la bocca semiaperta e qualche ciuffo biondo che le ricadeva leggero sul viso, solleticandole le guance. La accolsi tra le mie braccia e la portai a letto, sdraiandomi con lei e riempiendo i polmoni con il dolce profumo che la sua pelle emanava, che mi era mancato da quando ci eravamo separati.
Mi addormentai cullato dal suo respiro, finché non mi svegliai di soprassalto nella notte, mentre Clarisse piangeva nel sonno. Cominciai a tastare le sue braccia, la smossi per farle riprendere conoscenza.
- Va tutto bene, ci sono io con te. - - Rain... - Sussurrò il mio nome con le lacrime agli occhi.
Credeva che fosse tutta colpa sua, ma io avevo preventivato tutto quello che poteva accadere e tentai di rassicurarla, così ci riaddormentammo.Quando, poi, la mattina seguente mi recai alla casa discografica, fui talmente sciocco che andai incontro a un destino peggiore di quello che temevo, e servii al karma la mia punizione divina su un piatto d'argento.
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Zero o'clock •{Kim Taehyung}•
Fanfic•{COMPLETA}• Clarisse Moreau ha soltanto dieci anni quando perde entrambi i genitori in un incidente e va a vivere a casa di uno zio con il quale non condivide nulla a parte il cognome. Deve aspettare quattordici anni prima di riuscire a scappare i...