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Stando a ciò che aveva scoperto Seo Joon, adesso lei doveva essere a casa di Rin-hyung per cena e, se volevo incrociare il suo cammino, dovevo sbrigarmi, le prove avevano occupato più tempo del previsto e le ore erano volate.
Non osavo chiedere come avesse fatto Joon-hyung ad avere tutte quelle informazioni, ma domandare a lui era stata la mossa giusta, lo avevo intuito dalla risposta al messaggio dell'altra sera quando, dopo aver mangiato al ristorante, lo avevo contattato perché sapevo che sarebbe stato pronto a darmi una mano. E, infatti, la fortuna mi aveva sorriso ancora una volta: Seo Joon mi aveva detto che poteva aiutarmi a trovare quella ragazza tramite un suo amico che gli doveva un favore. Ora la cosa importante, l'unica che non era riuscito a scoprire lui, era capire perché lei si trovasse proprio lì con Rin e perché si erano incontrati in una circostanza così intima, a casa da soli e senza nessuno che li disturbasse.
Woobin mi chiese come mai avessi tutta quella fretta di andare via, quando mi vide uscire dalla sala prove senza neanche lavarmi e cambiarmi, ma non avevo ancora confessato al mio migliore amico quale fosse il vero motivo, non gli parlai di nulla, non osavo proferire parola sull'argomento perché prima dovevo essere certo che lei fosse... lei!
Il lasso di tempo in cui l'autista mi portò a casa di Rin sembrò infinitamente lungo e io avevo quasi il terrore di non riuscire a rivederla, volevo a tutti i costi incrociare nuovamente il suo sguardo, che era riuscito a catturarmi in un secondo, facendomi rivivere quelle sensazioni che avevano il sapore di casa. Chissà se per lei era stato lo stesso, se mi aveva riconosciuto fin da subito o se era stata tutta una mia vana impressione, magari sbagliavo proprio persona e stavo solo costruendo castelli per aria.
Lo avrei comunque scoperto a breve.

Il van si fermò all'ingresso del residence e il mio cuore aveva iniziato a martellare, sentivo il suo rimbombo fin sopra la testa e avevo dimenticato anche cosa significasse respirare. Ero in apnea quando misi i piedi fuori dall'auto e la vidi lì, sul marciapiede, sola e senza Rin. Mi bastò una rapida occhiata per essere certo che si trattasse di quella bambina capricciosa di molti anni fa e averla davanti a me, adesso, sembrava uno scherzo del destino. Come quel sabato sera quando cercavo di raggiungere la gelateria e alla fine, senza sapere come e perché, me la ritrovai in quel vicolo e la baciai per salvarmi dalle fan impazzite. Fu un miracolo anche l'averla rivista nell'atrio di quel ristorante, quando mi aveva guardato dritto negli occhi facendomi persino dimenticare il mio stesso nome, perciò pensai che non poteva che essere il fato a spingermi verso di lei in tutti i modi possibili e immaginabili.
Quella sarebbe stata la serata perfetta per farmi avanti, lei era lì e io mi stavo avvicinando passo dopo passo, lentamente, per evitare che le gambe cedessero per l'emozione, ma qualcosa catturò la mia attenzione.
Dietro di lei una figura indistinta si nascondeva nell'ombra e la fissava. - Merda... - Se si trattava di una sasaeng non avrei potuto fare nulla e le percentuali che fosse davvero così erano altissime. Amavo le mie fan con tutto il cuore, ma quelle stalker mi mettevano i brividi, le consideravo un rischio enorme per me e i miei fratelli ma, più di ogni altra cosa al mondo, quella gente era una minaccia per i miei affetti più cari. Fermare Clarisse equivaleva a metterla in pericolo.
Dovevo evitare di farmi riconoscere da entrambe e di parlare con lei, perdendo quindi la mia occasione. Mi feci prestare la sciarpa dall'autista e la avvolsi sul viso per tentare di nascondere la mia identità, lasciai liberi solo gli occhi per poter vedere dove mettevo i piedi e col cellulare tra le mani cominciai a correre.
Dovevo infilarmi dentro casa di Rin al più presto, così cercai di passarle accanto senza riportare danni collaterali, ma la mia goffaggine dovuta anche al nervosismo si fece avanti. La urtai con il gomito e riuscii in due secondi a farle volare la borsa di mano, sparpagliandone il contenuto sulla strada. Senza guardarla mi chinai a raccogliere tutto di fretta, mi scusai e corsi dentro, dispiaciuto per aver buttato al vento un'opportunità che non si sarebbe più ripresentata.
Sospirai e arrivai quasi morto dal caldo nell'attico del mio hyung, con la sciarpa ancora sul viso e la frangetta attaccata alla fronte per il sudore dato dalle prove precedenti e dalla corsetta fatta per raggiungere casa sua.
- Korain! - Esclamò lui vedendomi conciato in quel modo. - Che combini con il volto coperto? Sembri un delinquente! - Rise di gusto e le sue spalle tremarono al ritmo di quel suono strambo che gli usciva di bocca quando era palesemente divertito, poi continuò. - Perché non usavi semplicemente una mascherina? E cosa fai qui così tardi? Credevo che voi ragazzi, dopo le prove, restaste al dormitorio.
Mi liberai dal pessimo travestimento, tolsi anche il sopra della tuta rivelando la mia abituale maglietta Celine e gli dissi solo che mi mancava il mio fratellone, malgrado fosse una scusa banale, poi gli spiegai dell'ombra che avevo visto di sotto e che mi aveva messo ansia, omettendo il vero motivo per cui ero lì e, quando gli parlai della sasaeng, lui sembrò diventare più inquieto di quanto fossi io stesso, senza però accennare nulla che potesse collegarlo a Clarisse.

Non sapevo se fosse necessario chiedere direttamente di lei e iniziare le indagini (se così si potevano definire) oppure restare in silenzio e aspettare che fosse lui a parlarmene.
E, mentre riflettevo sul da farsi, Rin mi offrì la cena, o meglio ciò che ne era rimasto, e non potei fare a meno di pensare che aveva condiviso tutto quel cibo con lei che adesso, dopo averla rivista e osservata da lontano, ero sicuro fosse la ragazza che cercavo.
Una punta di gelosia mi colpì dritto al petto, ma non avevo prove che fosse successo altro, potevo solo attendere che lui mi raccontasse qualcosa.
Ma perché allora taceva? Se ne stava in silenzio e mi fissava ingurgitare il mio pasto.
L'angoscia mi stava distruggendo il fegato, sentivo che la dea bendata mi stava abbandonando, avevo la sensazione che fosse accaduto qualche evento che lo aveva reso felice e di cui non voleva spifferare nulla.
Finii di mangiare, bevvi un po' di vino, poi presi il telefono dalla tasca dei pantaloni per controllarne le notifiche, ma quando lo guardai restai di sasso e alzai la testa al cielo, aprendo la bocca per lo stupore.

Forse non avevo perso tutte le chances...

Quando avevo raccolto gli oggetti di Clarisse dalla strada, poco prima, e li avevo rimessi in borsa, dovevo aver scambiato i telefoni per errore. L'entusiasmo si impossessò di me all'istante e scappai in bagno chiudendo la porta a chiave. Afferrai nuovamente quell'aggeggio e ringraziai che quella ragazza non usasse un codice di sblocco, digitai il mio numero e sperai con tutto il cuore che rispondesse, nonostante fosse mezzanotte inoltrata.

*****

"Tu sei qui,

ma per qualche ragione

non riesco a raggiungerti,

fermati!

Tu, che sei come un sogno,

sei una farfalla che vola alto su di me."

[Butterfly, BTS]

Zero o'clock •{Kim Taehyung}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora