"Più profonda, più profonda,
la ferita diventa semplicemente
più profonda.
Come i cocci di un bicchiere
irreversibilmente rotti.
Più profondo è semplicemente il
cuore che fa male ogni giorno."
[Stigma, V, BTS]
*****
La voce dell'infermiera risuonò ovattata come il resto dei rumori intorno a me. Guardai il monitor con le immagini in bianco e nero che si muovevano piano, quasi al rallentatore, mentre la donna continuava a strisciare la sonda sul mio ventre, in cerca di chissà cosa.
Non volevo credere a una sola parola di quello che i medici stavano dicendo, mi sentivo semplicemente distrutta e questa volta non ci sarebbe stato nessuno in grado di aiutarmi a raccogliere tutti i pezzi che avevo perso per strada.
Quella era la goccia che faceva traboccare un vaso già pieno di angoscia e delusioni, zeppo di dolori e tragedie che avevano attraversato la mia breve vita.
Volevo sprofondare nel più tetro degli abissi, sparire per sempre nell'ombra più buia senza fare ritorno.Non avevo mai pensato a un bambino, la sola idea non mi aveva sfiorata nemmeno per un momento e non avevo mai affrontato un discorso simile con Korain; eravamo ancora due ragazzini e stavamo insieme da pochissimo tempo, per di più lui aveva la sua carriera ancora in piena fioritura e io avevo iniziato solo da qualche anno a vivere davvero.
Eppure, quando la donna in camice bianco aveva pronunciato quelle parole, qualcosa dentro di me si era spezzato totalmente, il pensiero che avessi potuto avere una famiglia tutta mia mi aveva attraversata come un fulmine a ciel sereno e, nello stesso modo in cui si era scagliato su di me, in un secondo era sparito, lasciando solo detriti e macerie.
Quando finalmente presi coraggio, guardai Ha Neul che sedeva di fianco a me e mi stringeva la mano. Fui grata che Minjun fosse rimasto fuori e lei fosse entrata con me. Quella ragazza che in principio mi odiava, adesso mi stava accanto e tentava di consolarmi. - Tesoro, respira. - Mi sussurrò, strofinando il pollice sul dorso.
- Signorina. - Il medico mi richiamò. - Stanotte la terremo sotto osservazione. Il suo corpo sta rispondendo al rigetto del feto e della sacca, ma vorrei essere certo che il tutto avvenga in modo naturale. Se non dovesse succedere, dovrà prendere una pillola che la aiuterà a ripulirsi.
"Ripulirsi"...
Era diventata la parola che odiavo di più al mondo.
Con il poco fiato che mi era rimasto, domandai al dottore com'era stato possibile che fossi rimasta incinta, malgrado non avessi avuto nemmeno un ritardo e il ciclo era arrivato ogni mese puntuale come un orologio svizzero.
- In realtà le ragioni dello spotting possono essere varie ed eventuali, signorina Moreau, ma avrei bisogno di un esame più specifico per capire quale sia stata la possibile causa. A ogni modo, la fine di questo "percorso" è dovuta a un grande distacco. Se lo avesse saputo e fosse rimasta a riposo, sicuramente sarebbe andata diversamente. Mi spiace. - Concluse e uscì dalla stanza seguito dal paramedico di turno, lasciandomi sola con Ha Neul, senza nemmeno darmi il tempo di replicare.Poi qualcuno bussò alla porta e, appena si aprì, la testa di Minjun sbucò dallo spiraglio. - Posso entrare?
- No. - Sentenziò la ragazza accanto a me. - Jun, vedi di andare a casa, Clarisse sta bene, ci penso io a lei.
- Ma...
- Niente "ma", dileguati! Ti spiegherà tutto più avanti, se lo vorrà.Rimasi in silenzio.
In un certo senso, preferivo la scelta della mia amica e, a dirla tutta, sarei rimasta volentieri nella più totale solitudine. Avevo un enorme nodo in gola e le lacrime cominciarono a fluire con costanza, appena il ragazzo chiuse la porta per tornare a casa sconfitto.
Portai le mani al viso e iniziai a singhiozzare con violenza.
L'unica persona che avrei voluto vicino in quella circostanza era la mia mamma, bramavo il calore materno come mai nella vita e, invece, lei non c'era.Chiesi a Ha Neul di andare via, mentii dicendole che avrei avvisato la nonna e che ce la facevo anche con le mie sole forze, nonostante il dolore non si fosse ancora placato.
Passai la notte sveglia a rigirarmi tra quelle lenzuola che avevano assistito alla fine di una nuova vita e l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che volevo scappare da tutto e tutti. Così non ci misi molto a prendere la mia decisione e, una volta dimessa dall'ospedale, scrissi una lettera che avrei consegnato in gran segreto al CEO, in cui davo le mie dimissioni con effetto immediato e senza troppi giri di parole. Gli chiesi gentilmente di mantenere il silenzio, di dire una bugia per me e, nonostante non mi aspettassi granché, fu d'accordo e promise che non avrebbe rivelato a nessuno la causa del mio allontanamento improvviso, non prima però di avermi chiesto di ripensarci e che, se avessi voluto, la porta alla Music Life sarebbe rimasta sempre aperta.
Quando arrivai a casa, la nonna mi accolse con ansia e preoccupazione e non me la sentii di nascondere anche a lei l'accaduto, perciò la invitai ad accomodarsi sul sofà e le raccontai per filo e per segno tutto quanto, con il forte terrore di deluderla e turbarla.
Al contrario di ciò che pensavo, si rivelò comprensiva e la prima cosa che fece fu abbracciarmi. Tentai vanamente di cacciare via le lacrime, ma quel gesto fu come ricevere una secchiata di acqua gelida e mi ricordò che lei era lì per me, che ci sarebbe sempre stata finché ne avesse avuto l'opportunità.
Trovai, così, quell'affetto materno che desideravo e riuscii a liberarmi da ogni fardello che pesava sul mio cuore.
Le dissi che volevo tornarmene a Parigi e lasciare Seoul il prima possibile, le chiesi perfino di partire con me e abbandonare la sua dimora, ma lei prese un respiro profondo e, accarezzandomi dolcemente i capelli, mi invitò a riflettere.- Mio caro tesoro, scappare non è mai la giusta soluzione. Nascondersi dai propri problemi significherebbe ammettere di non voler crescere e tu, amore, sei la persona più in gamba che conosco. Sei caparbia e sagace, tanto coraggiosa da mollare tutto e raggiungere me e il tuo defunto nonno qui, in una città che non ricordavi neanche di conoscere. Stavi brancolando nel buio e sono certa che, raggiungendoci, tu abbia trovato il tuo equilibrio e la tua vita sia migliorata sopra ogni tua aspettativa. Perciò pensa bene prima di ritornare sui tuoi passi.
- E se non volessi dire nulla a Korain? Se volessi restare, ma comunque cambiare vita? Ho già mollato il lavoro, ma sono pronta a cercare qualsiasi altra cosa che non implichi quella casa discografica né i Be7.
- Equivarrebbe comunque a fuggire. - Rispose pacatamente. - Prenditi tutto il tempo che serve, ma alla fine dovrai smettere di nascondere la testa nella sabbia, piccola mia.Aveva ragione su tutti i fronti, darmi alla latitanza non era un'opzione e prima o poi avrei dovuto parlare con Korain e spiegargli cosa era successo in sua assenza. Però non avevo idea di quando mi sarei sentita pronta a farlo. Forse ci sarei riuscita nei pochi mesi rimasti che mi separavano da lui o, magari, avrei avuto bisogno di più tempo, ma fino ad allora mi serviva il supporto dell'anziana donna che, adesso, faceva le veci di mia madre.
- Nonna, se ti chiedessi di mentire per me solo per un po', accetteresti?
E in quel frangente, nonostante lasciare andare la mia nuova vita, Korain e i miei amici mi spezzasse ancora di più il cuore, sarei sparita dalla circolazione per tutti, perché era ciò di cui credevo di aver bisogno per poter ricomporre il puzzle andato distrutto.
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Zero o'clock •{Kim Taehyung}•
Fanfiction•{COMPLETA}• Clarisse Moreau ha soltanto dieci anni quando perde entrambi i genitori in un incidente e va a vivere a casa di uno zio con il quale non condivide nulla a parte il cognome. Deve aspettare quattordici anni prima di riuscire a scappare i...