Erano passati dieci giorni dall'ultima volta che avevo incontrato Rin.
Lui era sempre impegnatissimo e non eravamo riusciti a vederci neanche per un caffè perché anche la sua ora libera era ormai occupata da chissà quale evento.
Ero dispiaciuta perché oltre alla cena a casa sua non avevamo avuto un vero e proprio appuntamento e di conseguenza non avevamo potuto approfondire la nostra conoscenza.
Io avevo iniziato a seguire i Be7 sui social così da restare aggiornata, anche se avevo l'opportunità di sentirlo direttamente; avevo iniziato ad ascoltare le loro canzoni e a guardare tutte le foto che pubblicavano, mi ero persino iscritta nel loro fancafe globale, dove pubblicavano contenuti e rispondevano ai commenti dei loro ammiratori, il tutto per ravvisare ogni sfaccettatura del ragazzo che mi aveva baciata in ascensore.
Avevo solo un problema adesso e non era il poco tempo che aveva Rin a disposizione.
Un tarlo aveva preso posto nella mia testa dal giorno in cui lui era venuto in negozio con un membro del suo gruppo, Kim Korain.
Non riuscivo a spiegarmelo e a farmene una ragione, ma incrociare i suoi occhi mi aveva turbata e fatta stare bene al tempo stesso, la medesima sensazione provata al ristorante nel giorno dei colloqui.
Mi chiesi se non avessi confuso Korain con Rin quella notte, perché guardare dritto nelle sue iridi mi aveva fatta sentire come quella sera.
Quegli occhi erano casa, come se quello sguardo appartenesse alla mia infanzia, e provare quelle sensazioni ormai per me perdute mi spingeva a cercarlo tra la gente, ad aspettarlo a ogni angolo e a fissare imperterrita quella vetrina da dove sbirciava, perché sì, avevo capito che la persona che per sbaglio aveva preso il mio cellulare era lui. Lo avevo intuito subito dalla voce profonda e calda che lo distingueva e che mi provocava i brividi tutte le volte che la sentivo: per telefono, nelle canzoni e soprattutto quel giorno a lavoro, quando con un "ciao" mi aveva stesa proprio di fronte a Rin.
Da quando la situazione mi era finalmente chiara ero spaccata a metà. Da una parte c'era il ragazzo gentile dalle spalle prorompenti che mi aveva incastrata con un pasto cucinato in casa e una richiesta disperata, accompagnata da un bacio che avevo ricambiato ardentemente. Dal lato opposto, invece, c'era un ragazzo di cui conoscevo a malapena il nome, che mi aveva conquistata con la sua voce suadente e i suoi occhi che sapevano di tempi andati.
Avrei tanto voluto incontrarlo prima di Rin, ma ormai il dado era tratto, stavo con lui e non avrei mai potuto fargli del male dichiarando il mio interesse per Korain. Speravo semplicemente che entrambi i ragazzi non si accorgessero di nulla e che queste sensazioni che provavo fossero a senso unico e, infine, sparissero da sole.Mancavano poche ore alla fine del mio turno lavorativo e, finalmente, avrei incontrato Harin che diceva di avere una sorpresa in serbo per me.
Nonostante le mie emozioni contrastanti, ero felice di rivederlo, mi piaceva davvero e volevo che il nostro rapporto funzionasse, ce l'avrei messa tutta per non rovinare ciò che stavamo creando insieme. Così, chiuso il negozio, mi ritrovai in un'auto nera che mi avrebbe portata dritta dal mio lui.
Riconobbi subito il ristorante dove mi trovai scendendo dalla macchina, era lo stesso in cui, per puro caso, avevo incontrato nuovamente Rin quando ero entrata per il colloquio improvvisato. L'autista mi accompagnò all'interno e disse esplicitamente al cameriere di portarmi nella sala dei B7, così capii che loro, lì, erano degli habitués.
Arrivata a destinazione mi bloccai davanti alla porta chiusa, chiedendomi quale sorpresa Rin volesse farmi, ma appena sentii gli schiamazzi provenienti dall'interno della sala intuii le sue intenzioni: voleva presentarmi il gruppo di cui faceva parte, la sua famiglia.
Mi sentii morire quando udii la risata di Korain, le gambe iniziarono a tremare e cominciai a fare respiri profondi per tentare di calmarmi. Dovevo riuscire a fare finta di nulla, improvvisarmi attrice e ignorarlo se ce ne fosse stato bisogno, perché io ero lì per Rin, solo ed esclusivamente per lui!
Buttai l'ansia fuori, raddrizzai le spalle e schiarii la voce, mi feci coraggio e bussai a quella maledetta porta, pronta a entrare nel mio inferno personale.
Mi armai del mio più bel sorriso finto e feci il mio ingresso trionfale cercando il più grande con lo sguardo, senza però trovarlo.
- Oh, tu devi essere Clarisse! - Esclamò JD, il piccolo del gruppo.
Salutai tutti educatamente e mi accomodai in uno dei due posti liberi.
- È un vero piacere conoscerti, io sono Joonwoo. - Il leader mi sorrise mostrando le sue famose fossette, che trovai adorabili, mentre sorridevo a mia volta.
Poi fu il turno di Jiyoo e Doyoon, il primo salutò quasi in silenzio, mentre l'altro si alzò e mi regalò un sorriso smagliante che mi ricordò un sole caldo e splendente.
Woobin mi fissò per tutto il tempo e quando venne il suo turno si presentò garbatamente.
Infine, Korain, lui mi sorprese più dell'assenza di Rin, perché la sua freddezza mi mandò quasi in ipotermia. - Noi ci conosciamo già. - Disse con semplicità, senza nemmeno guardarmi.
Il sorriso caloroso e raggiante di dieci giorni fa era stato spazzato via dalla mia mente in un batter d'occhio e lo sguardo che avevo sentito vicino, che mi aveva riportata alla mia infanzia, era sparito totalmente.
Mi aveva uccisa e non lo sapeva.
Torturai le mie labbra a furia di morderle mentre attendevo notizie dell'unica persona che mi aspettavo di vedere e quando arrivò, cinque minuti più tardi, avrei voluto dirgliene quattro tanto ero arrabbiata per come mi aveva trattata Korain. Ma non potevo essere così negativa quando, a detta dei ragazzi, Rin era semplicemente andato in bagno. Non potevo prendermela con lui, prima di tutto perché non aveva colpa e, poi, perché avrebbe potuto intuire che qualcosa non quadrava. Dovevo solo fare buon viso a cattivo gioco e resistere finché non sarei rinsavita.*****
"Se solo potessi mandare indietro il tempo
E ricominciare tutto dall'inizio.
Sei tu che piangi tra luce e oscurità."
[Don't leave me, BTS]
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Zero o'clock •{Kim Taehyung}•
Fanfiction•{COMPLETA}• Clarisse Moreau ha soltanto dieci anni quando perde entrambi i genitori in un incidente e va a vivere a casa di uno zio con il quale non condivide nulla a parte il cognome. Deve aspettare quattordici anni prima di riuscire a scappare i...