"Mi hai catturato
Sogno mentre ti osservo
Ti ho catturato
In queste notti che sembravano oscure
Le luci che abbiamo visto l'uno nell'altra
Stavano dicendo le stesse parole"
[Mikrokosmos, BTS]
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A fine giornata avevo esaurito la trafila di colloqui che il nonno mi aveva procurato ed ero stanca ma pienamente soddisfatta perché erano andati tutti a meraviglia, malgrado non ci fosse stata nessuna posizione migliore dell'altra. Sicuramente, tra i tanti titolari dei locali, colui che mi aveva colpita di più per gentilezza e semplicità fu il signor Min e speravo con tutto il cuore che fosse proprio quest'ultimo ad assumermi, mi sarebbe piaciuto lavorare in un minimarket, sarebbe stata un'esperienza in più da aggiungere al mio scarno curriculum; volevo essere il più preparata possibile a ogni evenienza, a qualsiasi compito da coprire che si sarebbe presentato in futuro sulla mia strada. Comunque lavorare lì non era di certo la mia massima aspirazione, ma ero sicura che col tempo avrei trovato la mia strada, dovevo solo pazientare, del resto ero appena arrivata e non potevo aspettarmi il top in un giorno, avevo già fatto tanto in sole ventiquattro ore a Seoul.
Sulla via del ritorno verso casa notai, affisso sulla vetrina di un ristorante, un cartello con su scritto "cercasi cameriera" e, nonostante lo sforzo fisico, ma soprattutto mentale, lo presi come un segno del destino e decisi di entrare e concedermi un'altra chance di trovare un posto di lavoro in città. Estrassi dalla borsa uno specchietto e diedi un'occhiata alla pettinatura e al trucco: i lunghi e lisci capelli biondi si erano leggermente increspati e annodati tra loro, ma tutto sommato, dopo una giornata piena come quella non potevo lamentarmi di come ero arrivata conciata alla sera, mentre il trucco era ancora in buono stato, non che ne avessi granché; odiavo riempire il viso di prodotti, infatti avevo solo un tocco di mascara e un blush color pesca per regalare alla mia pelle di porcellana un leggero colorito. Spolverai i jeans, diedi una scrollata alle spalle e, tenendole ben dritte e all'infuori, mi accomodai all'interno del locale.
- Salve... - Dissi a mezza voce al receptionist. - Sono qui per il colloquio da cameriera, ho letto il cartello e... - Ma non feci in tempo a continuare che il tizio mi interruppe.
- Sono desolato, al momento il capo non può riceverla, perché... - Gesticolava, ma improvvisamente anche lui si bloccò senza terminare la frase.
Una sfilza di persone cominciò a uscire dalla sala principale avviandosi fuori, tutti rigorosamente con cappelli e mascherine che coprivano l'intero volto a eccezione degli occhi. Mi scostai per farli passare e per evitare che mi investissero, talmente erano lesti i loro passi, e notai come ognuno di loro con educazione si chinava in segno di saluto verso l'addetto alle prenotazioni. Solo uno, però, restò con gli occhi fissi su di me, mentre si apprestava a uscire dal ristorante.Un unico sguardo per trafiggermi totalmente!
Quegli occhi color cioccolato li avevo già visti da qualche parte, ma non riuscivo a riflettere, la cosa che mi restò impressa, invece, fu la quantità infinita di brividi che percorse l'intera colonna vertebrale, quando i miei di occhi faticarono a staccarsi da quelli di quel ragazzo misterioso.
Era una sensazione che avevo provato soltanto una volta nella vita, anni e anni fa: ero bambina e avevo avuto l'occasione di incontrare un ragazzino al mare, di salvarlo da se stesso. Quando lo vidi battere le palpebre, la prima cosa che pensai fu che avesse la chiave per leggere l'animo umano, ma non solo, io stessa ero riuscita a tuffarmi dentro quello sguardo sincero e profondo e avevo provato da subito un forte senso di appartenenza, il medesimo che si prova per una persona cara. Osservarlo, parlargli, anche il semplice stare in silenzio, con lui, era un dare e ricevere continuo.
Ed era proprio quella la cosa che mi mancava di più al mondo da quando avevo perso i miei genitori. Ma adesso che stava succedendo? Perché ero tornata con la mente a quel ricordo d'infanzia? Stavo davvero provando di nuovo quell'emozione verso quegli occhi sconosciuti che mi scrutavano da sotto un berretto?
Il respiro accelerò senza ragione e, senza volerlo, strinsi forte i pugni ai fianchi; avevo bisogno di aggrapparmi a qualcosa, ma non avevo nient'altro che me stessa in quel momento, così indietreggiai fino al muro e rimasi immobile, finché il suo sguardo non mi liberò da quelle catene invisibili e illogiche.
Finalmente respiravo di nuovo, ma quelle sensazioni sarebbero rimaste impresse nella mia memoria, non avevo alcun dubbio.- Bene! - Disse il receptionist regalando un po' d'aria ai polmoni e spostando dei ciuffetti invisibili dalla fronte quando restammo da soli, come se anche lui fosse stato catturato da qualche cosa di pericoloso ed eccitante. - Credo che il capo adesso possa riceverla!
Strano, pensai, mi era parso di capire che non avrei potuto incontrarlo, probabilmente avevo frainteso il ragazzo in divisa che adesso mi invitava a raggiungere il bar dove avrei trovato il proprietario del ristorante, così mi avviai mentre il cellulare mi vibrava in tasca, segnalando l'arrivo di un sms. Lo estrassi un momento, fermandomi a metà strada per leggerne il contenuto.
Sconosciuto: Signorina Moreau, che fa adesso? Mi segue? Le avevo detto che le avrei fatto sapere io quando avrebbe potuto saldare il suo debito :)
Battei le palpebre per lo stupore, era possibile che la persona che incrociai nell'atrio fosse la stessa che avevo incontrato stamattina davanti al negozio di alimentari? In quel momento lui indossava gli occhiali e non avevo avuto il piacere di scrutare nei suoi occhi, ma lo sguardo di prima, invece...
Era forse il signor Kim?
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Zero o'clock •{Kim Taehyung}•
Fanfiction•{COMPLETA}• Clarisse Moreau ha soltanto dieci anni quando perde entrambi i genitori in un incidente e va a vivere a casa di uno zio con il quale non condivide nulla a parte il cognome. Deve aspettare quattordici anni prima di riuscire a scappare i...