Avevo deciso di portare Clarisse in uno dei miei posti preferiti e lo volevo fare per bene, così avevo ordinato un po' di roba da mangiare per entrambi, prima che la riunione finisse.
Per tutto il tragitto mi ero sentito agitato perché era la prima volta che uscivo da solo con lei, anche se non era un appuntamento e nonostante avessi voluto che lo fosse.
Quando arrivammo a destinazione vidi in lei un'espressione confusa, ma piacevolmente colpita e pensai di averci azzeccato. Ci trovavamo su un ponticello, in un laghetto di cui non conoscevo neanche il nome, ma che avevo trovato per caso prima del debutto e che mi aveva sempre accolto nei momenti critici in cui avevo bisogno di relax e solitudine. Non veniva mai nessuno a disturbarmi e di certo non sarebbe apparsa anima viva a quell'ora, quindi lo trovai il posto perfetto per noi, senza dovermi preoccupare che qualcuno ci notasse. Non le avrei rifilato una serata chiusa in macchina, ma non volevo neanche portarla a casa mia, dove potevano benissimo sbucare i ragazzi, perciò optare per quel luogo mi era sembrata la scelta più ovvia.
La osservai mangiare con gusto, mentre io facevo altrettanto, e ci ritrovammo a parlare di ogni cosa senza la minima vergogna, mentre le ore scorrevano troppo veloci quando, al contrario, io avrei preferito che il tempo si fermasse a quegli attimi in cui potevo studiarla senza pensare che da un momento all'altro Rin potesse beccarmi.
Poi lei accennò alla sera in cui arrivò a Seoul e sentii la paura pervadere il mio corpo quando, senza troppi giri di parole, mi confessò di avere l'impressione che io somigliassi al tizio che l'aveva trascinata in un vicolo. Mi agitai e cominciai a raccogliere tutto, aiutandola poi ad alzarsi, ma qualcosa andò storto. Clarisse perse l'equilibrio e in pochi secondi la ritrovai aggrappata a me, mentre io la abbracciai in un gesto automatico, riducendo la distanza dal suo corpo e dal suo viso.
Era bella, dio se lo era... E io ero talmente vicino da sentire il suo alito caldo sbattermi sulle labbra, mentre entrambi respiravamo in modo scoordinato per il turbamento. Inghiottii la poca saliva che mi restava in gola e schiusi appena le labbra prima di prendere una decisione che avrebbe potuto portarmi in paradiso o all'inferno.
Senza pensarci oltre la baciai, andai in tilt per la troppa vicinanza. Già quel giorno ero stato tentato dal diavolo, ma adesso non potevo più scappare e con la mano sul suo collo la avvicinai tanto da fare scontrare la sua bocca con la mia, facendo danzare le nostre lingue e sentendo per la seconda volta le farfalle allo stomaco.
La prima volta che mi era successo non sapevo che fosse lei, ma adesso che avevo realizzato e che la conoscevo di nuovo, baciarla fu come avere una tempesta in corpo. Lei mi strinse a sé e in quel momento pensai che forse avrei potuto avere una possibilità, perché stava ricambiando con foga, pensavo che tutto fosse tornato al suo posto, che il fato ci stava dicendo di stare finalmente insieme e per un attimo riuscii ad essere felice, finché il mio telefono squillò interrompendo quello che era stato il bacio più desiderato di sempre, almeno per me.Avevo ancora il fiato corto quando ci staccammo l'uno dall'altra e, con le mani che tremavano, recuperai il cellulare dalla tasca del giubbotto, rispondendo senza guardare chi fosse a chiamare. - Pronto?
- Korain, devi tornare immediatamente qui. - All'altro capo del telefono, un Woobin serissimo mi invitava a fare ritorno, mentre i miei occhi osservavano Clarisse camminare verso l'auto mentre con la mano destra tirava i capelli indietro, come fosse in ansia per qualcosa.
Quando chiusi la telefonata la raggiunsi, dimenticando la busta dove mi era caduta qualche minuto prima, e salii in macchina imitando la ragazza.
- Va tutto bene? - Chiesi prima di partire. Ma i segnali che mandava il suo corpo mi dicevano tutt'altro.
- Tu... - Balbettò. - Tu, lo sapevi? - Mi guardava respirando affannosamente, mentre torturava il suo labbro inferiore con gli incisivi.
- Cosa?
- Tu sapevi che ero io quella ragazza? - Domandò ancora agitatata, riferendosi al suo arrivo in città, mentre i suoi occhi cercavano una risposta al dilemma.
- Ecco, io... - Da quando l'avevo trovata avevo desiderato di dirle la verità e nient'altro che la verità, ma adesso c'era Rin di mezzo e io non sapevo come e cosa fare per non ferirla ulteriormente, visto che ci aveva già pensato il mio hyung. - Mi dispiace Clarisse, non volevo che succedesse questo.
Ma alle mie parole lei aggrottò le sopracciglia, ancora preda della confusione e con una punta di rabbia nello sguardo.
- Korain, dimmi la verità!
Ero fregato, avrei dovuto raccontare tutto per filo e per segno, solo così non avrei dovuto temere la sua ira. - Ovviamente non sapevo che eri tu, la prima volta nel vicolo.
- E quando lo hai scoperto? - Chiese incrociando le braccia al petto.
- La sera in cui hai cenato da Rin. - Feci una pausa e sospirai, poi continuai. - Appena ho scoperto che eri tu e che ti trovavi da lui, ti ho raggiunta. Speravo di fare in tempo, ma sono arrivato tardi, non ho potuto dirti nulla quando ci siamo scontrati sotto casa sua, perché c'era qualcuno che ci osservava e poi, parlando con Rin, ho scoperto che...
Non c'era bisogno di continuare, lei sapeva cosa era successo in ascensore quella sera.
- È per questo che inizialmente mi hai trattata malissimo?
- No! Cioè, sì...ma non perché fossi arrabbiato con te. - Alla mia frase, Clarisse alzò le sopracciglia, come se fosse una cosa ovvia e io mi morsi la lingua, mi stavo scavando la fossa da solo e ne ero consapevole.
- Avresti dovuto dirmelo... - Adesso guardava dritto davanti a lei, con sguardo vuoto e assente e mi fece venire i brividi.
Che cosa avevo combinato? Mi diedi mentalmente dello stupido per come erano andate a finire le cose. Sapevo che gli sbocchi erano due e avevo sperato fino alla fine che la strada intrapresa mi portasse in paradiso, ma l'avevo fatta grossa e lei era la prima a risentirne.
- Portami a casa. - Aggiunse infine con un filo di voce.E quella fu la frase che mi spedì dritto agli inferi.
*****
E' stato come l'avevo sempre sognato.
Abbiamo bruciato come fuochi d'artificio,
ma sono rimaste solo ceneri.
[Let me know, BTS]
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Zero o'clock •{Kim Taehyung}•
Fanfiction•{COMPLETA}• Clarisse Moreau ha soltanto dieci anni quando perde entrambi i genitori in un incidente e va a vivere a casa di uno zio con il quale non condivide nulla a parte il cognome. Deve aspettare quattordici anni prima di riuscire a scappare i...