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Era stato difficile convincere la nonna a darmi corda e coprire la mia bugia. Avevo trascorso un giorno intero a pregarla, a chiederle di aiutarmi in questa mia pazzia, ma non era disposta a cedere per il mio bene.

Poi, però, un pomeriggio avevano suonato alla porta di casa e, senza pensare, ero quasi andata ad aprire, ma osservando dallo spioncino vidi Woobin e corsi a nascondermi in un angolo, mentre la nonna mi osservava e scuoteva la testa come a dirmi che ero una stupida.

Infine andò lei e, quando il ragazzo si fece avanti chiedendo di me, la bugia le era scivolata dalle labbra come se nulla fosse. - Mi spiace, ma mia nipote è tornata al suo paese e non credo che farà più ritorno.

Woobin rimase interdetto e le chiese spiegazioni, ma lei continuò con quella menzogna e, alla fine, lui si arrese e si convinse che fosse vero.

- Spero che adesso sarai contenta. - Disse l'anziana, quando finalmente io uscii dal mio giaciglio.
- Mi dispiace... - Le risposi sinceramente.
- Perché non torni a casa, adesso? - Era una domanda lecita la sua, ma io avevo paura di ricevere altre visite quando, invece, volevo semplicemente restare da sola. Rimasi in silenzio e lei capì che non avevo intenzione di andare via.

Mi rinchiusi in camera da letto e mi rannicchiai sul materasso, coprendomi fino alla testa e mettendo le cuffie per isolarmi dal mondo.
La playlist partì e mi resi conto di quanto fossi masochista: erano tutte canzoni di Korain, tutte rigorosamente in 8d per riuscire a immaginarlo accanto a me, come se me le sussurrasse all'orecchio.

Faceva male, malissimo, ed ero consapevole di comportarmi come una bambina, che il messaggio inviato di notte in cui lo mollavo lo aveva sicuramente ferito, che bloccare tutti i numeri con cui avrebbe potuto contattarmi era stata una carognata gigante, però non avevo il coraggio di dirgli cosa era accaduto.

Non immaginavo neanche come avrebbe potuto reagire e nemmeno volevo saperlo, perché il solo pensiero mi disintegrava l'anima.

Mi addormentai col viso inondato di lacrime e così fu anche per i mesi a seguire.

Erano passate circa venti settimane, io non ero ancora tornata a casa mia e il mio telefono aveva smesso da poco tempo di ricevere sms e chiamate da numeri che non conoscevo e a cui non avevo mai risposto.
Mia nonna era diventata scontrosa e tutte le mattine mi ripeteva che dovevo smetterla di fare la codarda, diceva che dovevo cercarmi un lavoro prima di perdere la mia umile dimora per il mancato pagamento dell'affitto, e aveva ragione.

Inizialmente mi aveva suggerito di tornare dal signor Min, ma testarda com'ero non volevo, sempre per il terrore che qualcuno venisse a stanarmi lì, così una mattina uscii per fare un giro e lasciare qualche curriculum in luoghi che speravo non avessero nulla a che vedere con i Be7.

Girai per tutta la settimana senza alcun risultato e, una sera, mi ritrovai davanti al Ratatouille, il ristorante dove avevo incrociato il gruppo la prima volta.

Come quel giorno che ormai sembrava lontanissimo, rimirai il mio riflesso nella vetrina e notai quanto fossi dimagrita, le occhiaie mi ricoprivano metà della faccia; era logico che nessuno volesse assumermi, ero diventata un mostro.
Poggiai le spalle al vetro freddo e alzai lo sguardo al cielo, sospirando amaramente, fino a quando qualcuno attirò la mia attenzione.

- Signorina Moreau?! - Non riconobbi la voce dell'uomo che mi aveva chiamata per nome, ma appena lo guardai, lo identificai come il proprietario del ristorante, lo stesso che non ero riuscita a inquadrare e che aveva voluto tenere il curriculum, ma che non mi aveva mai ricontattata. - Tutto bene? - Domandò con preoccupazione.
- Salve. - Feci un inchino in segno di rispetto. - Non volevo occupare l'ingresso, stavo andando via.
- Ma no, si figuri. Cosa la porta da queste parti? - Non so cosa mi spinse a farlo, ma spiattellai praticamente che ero alla ricerca di un'occupazione e lui sembrò illuminarsi. - Che coincidenza, una mia dipendente si è licenziata qualche giorno fa e il posto è ancora vacante.
- Ecco, io... - Ero combattuta, quel ristorante era uno dei preferiti dei ragazzi e sapevo di dover evitare qualsiasi collegamento con loro, ma era anche vero che giravo da sette giorni e non avevo avuto fortuna nemmeno in un bar dove, in realtà, cercavano una commessa.

Zero o'clock •{Kim Taehyung}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora