Mi aveva consigliato di andare via con i miei? Mi aveva davvero lasciato indietro per raggiungere Minjun e tornare a casa con lui?
Restai interdetto per qualche minuto, seguendola con lo sguardo fino alla porta, poi avanzai per osservarla abbracciare Woobin ed entrare nell'auto di quel moccioso senza degnarmi di un saluto.
Le avevo inferto così tanta sofferenza da arrivare a trattarmi in quel modo? O c'era dell'altro? Doveva esserci per forza, era probabile che le voci di corridoio non sbagliassero, ma allora perché in camera sua aveva ricambiato quel bacio?
Avevo troppi quesiti irrisolti ed ero sicuro che non avrei chiuso occhio quella notte, almeno non prima di chiederle direttamente come stavano le cose.
Raggiunsi il mio amico col sangue che ribolliva nelle vene. - Hai il suo indirizzo? - Non avevo bisogno di specificare nulla, lui aveva compreso di cosa parlassi.
- Rainie non mi sembra il caso, è una situazione delicata e, oltretutto, lei è andata via con Minjun. È possibile che adesso siano insieme.
- Se non mi vuoi aiutare troverò un altro modo. - Non riuscivo a credere che si stesse schierando dalla sua parte. Ritornai dentro e trovai la signora Lee intenta a dare delle buste ai miei. - Posso chiederle una cosa? - Avevo una certa fretta, ma il tempo sembrava correre contro di me. Non sapevo se Clara fosse davvero in compagnia di quel ragazzo e non volevo neanche pensarci, dovevo solo sbrigarmi e raggiungere casa sua.La donna era in attesa della mia richiesta, perciò mi feci avanti, noncurante che anche i miei genitori fossero in ascolto. - Potrebbe dirmi dove abita sua nipote? Devo parlarle urgentemente. - L'anziana mi fissò seria per qualche attimo, poi sospirò scuotendo la testa.
- Aigoo*, questi giovani di oggi. - Prese un pezzo di carta e scrisse l'indirizzo.
Ottenuto ciò che volevo mi inchinai educatamente ringraziandola e salutai tutti per correre da Clara.La signora Lee era stata così gentile da fornirmi anche il codice di accesso del condominio, perciò arrivai subito al terzo piano e cominciai a suonare e bussare senza sosta, attendendo un segnale dall'interno.
Ci volle un po' prima che quella dannata porta si aprisse e la rabbia mi aveva incendiato totalmente l'animo. Entrai senza permesso in cerca di Minjun, con la mente annebbiata, convinto che fosse ancora con lei, ma quando capii che era da sola e tornai lucido la osservai e mi accorsi in che stato si trovava.
Aveva i capelli interamente zuppi e gocciolanti e mi tornò in mente la giornata passata a casa dei miei nonni qualche tempo prima, quando i ragazzi avevano scoperto che ci conoscevamo fin da bambini.Restai senza fiato, mentre delle perle di acqua percorrevano le spalle per poggiarsi sul telo bianco che le avvolgeva le curve sinuose. Deglutii e inumidii le labbra ormai secche, di nuovo con il cervello in panne, mentre i miei piedi decidevano da soli di accorciare le distanze da lei.
A ogni passo che facevo verso Clarisse, lei ne tracciava uno per allontanarsi, ma arrivò presto al capolinea poggiando la schiena al muro. Non aveva via di scampo, ma dai suoi occhi intuii che scappare non rientrava tra le opzioni.
Mi stava aspettando, immobile, gli occhi fissi nei miei come calamite, elettroni pronti ad allinearsi perché attratti dal cobalto.
Eliminai quei centimetri che ci separavano iniziando dalle mani, che portai sul suo collo per seguire, poi, la linea che arrivava alle spalle. La accarezzai piano, sfiorandole la pelle coi polpastrelli, provocandole dei brividi che mi fecero andare totalmente in tilt. Sussurrai il suo nome, soffiando ogni sillaba sul suo viso prima di avventarmi su quelle labbra a forma di cuore che amavo alla follia. Quando schiuse la bocca per farmi spazio, le nostre lingue iniziarono a giocare e a cercarsi avidamente e, come era successo in camera sua, mi sentii appagato e felice dopo tantissimo tempo. Desideravo quel contatto con ogni fibra del mio essere e, malgrado fossi arrabbiato per come mi aveva ignorato a casa dei suoi parenti, dimenticai presto la collera che mi aveva assalito vedendola con un altro e continuai a baciarla con irruenza.
- Dovremmo fermarci... - Mormorò quando le diedi un attimo di tregua scendendo sul mento, per poi percorrere lentamente con la lingua la curva del collo.
- E se non volessi? - La mia voce era roca e bisognosa. La fissai negli occhi e con le dita lambii l'asciugamano che la copriva appena, giocherellando con l'indice e il pollice per sbarazzarmene. - Mostrami la tua camera da letto. - Le regalai un sorriso malizioso e lei sembrò perdersi per un momento, combattuta sul da farsi, finché circondò il mio polso con la sua mano e mi trascinò in un corridoio illuminato fiocamente. Aprì l'ultima porta e mi tirò dentro la stanza per poi buttarsi a capofitto su di me per cercare di nuovo quell'unione piena di magia che caratterizzava la nostra passione e il nostro amore.Avevo dimenticato cosa si provava a starle accanto, abbracciarla, assaporare ogni centimetro della sua pelle, adagiarmi su di lei e sentirla pronunciare il mio nome a ogni spinta, mischiare le nostre anime e completarci a vicenda.
Eravamo acqua e fuoco, terra e cielo, bianco e nero, yin e yang, perfetti l'uno per l'altra sempre e comunque.
Dopo undici lunghi mesi mi addormentai tra le sue braccia, felice e spensierato come non ero da tempo, consapevole che quello era il posto in cui dovevo stare, proprio accanto alla donna della mia vita.
Stirai un braccio verso Clarisse a occhi chiusi, ma non riuscii a trovarla, così spalancai le palpebre improvvisamente, col terrore che fosse scappata di nuovo da me. La luce del sole era accecante, ma non mi feci scoraggiare, mi alzai e andai a cercarla con solo i boxer indosso e, quando arrivai in cucina, la trovai a trafficare con la padella, mentre l'olio sfrigolava sulle uova.
- Buongiorno. - Avevo ancora la voce impastata dal sonno, la raggiunsi e la abbracciai da dietro, baciandole la nuca teneramente.
- Hai fame? - Chiese.
- Certo. - Il buon odore della colazione mi ricordò che il giorno prima avevo saltato la cena e il mio stomaco iniziò a brontolare. Mi accomodai e aspettai che preparasse tutto per poi sedersi insieme a me.Non parlammo molto, anzi consumammo il pasto in totale silenzio, ma quando svuotai il piatto la guardai e le parole uscirono da sole. - Clara, quello che è successo...
- Si, lo so, non ha alcun significato. Sono consapevole che tra pochi giorni partirai di nuovo.Mi aveva interrotto prima che potessi finire la frase e dedussi da ciò che aveva detto che non aveva capito un bel niente.
- Che stai dicendo? Fammi completare.
- Perché? Non era quello che intendevi? - Si alzò e iniziò a lavare le stoviglie, dandomi le spalle.
- No, certo che no... Ya, ascoltami! - Si fermò e le sue spalle sussultarono più volte.Stava piangendo, così la raggiunsi di corsa e la costrinsi a girarsi per guardarla negli occhi. - Clara, ho capito troppo tardi che un anno fa ho fatto un errore madornale lasciandoti andare, noi ci apparteniamo, lo sai tu e lo so io. - Finalmente alzò lo sguardo su di me, gli occhi pieni di lacrime e le guance intrise di gocce salate. Le asciugai il volto e continuai. - Non farò lo stesso sbaglio, la distanza non conta niente quando il nostro amore è tanto grande da superare ogni ostacolo. - La strinsi forte a me, mentre lei continuava a singhiozzare. - Ti amo... Ti prego, perdonami e dimmi che non hai cambiato idea.
Tirò su col naso e poi si scostò quanto bastava per osservarmi. - Come potrei? Ti amo anche io, quello che ho scritto lo penso ancora, non cambierei idea neanche sotto tortura. - Mi regalò un dolce sorriso e mi baciò.Adesso ne ero sicuro, niente sarebbe più mutato, saremmo rimasti insieme a qualsiasi condizione.
*****
Nonostante siamo lontani ora,
I nostri sentimenti sono rimasti gli stessi.
Nonostante tu non sia accanto a me,
Nonostante tu non sia accanto a me,
Tu già lo sai che siamo comunque vicini.
Tra tutti i giorni che sembrano uguali
Sono il più felice in quelli quando ti vedo.
Nella vita quotidiana,
Sei la persona più speciale per me.
[Telepathy, BTS]
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Zero o'clock •{Kim Taehyung}•
Fanfiction•{COMPLETA}• Clarisse Moreau ha soltanto dieci anni quando perde entrambi i genitori in un incidente e va a vivere a casa di uno zio con il quale non condivide nulla a parte il cognome. Deve aspettare quattordici anni prima di riuscire a scappare i...