L'alba

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Giorno 4

Notte

Sfrecciamo verso Volterra, poi prendiamo una deviazione e iniziamo a risalire verso una zona isolata e sopraelevata su una collina. Il cielo è ancora scuro e buio quando Aro accosta in una piazzola nel bel mezzo del nulla.

"Ci siamo" sorride educatamente. Ho giusto il tempo di slacciare la cintura che Lui è già sceso dall'auto guizzando fino alla mia portiera, la apra galante. La notte ha rinfrescato l'aria e i raggi non sono ancora giunti a scaldarla nuovamente, probabilmente è il momento più freddo in queste giornate estive, il mio vestitino lascia le gambe parecchio esposte, il blazer non è sufficientemente pesante e mi stringo nel vano tentativo di resistere.

Aro nota tutto mentre sta armeggiando con il bagagliaio, quando torna si è levato la giacca del completo porgendomela, con un sorriso la indosso. Penso di risultare buffa con le maniche che coprono le mani, le spalle decisamente più strette delle sue, difatti ridacchia divertito scuotendo il capo.

Lo seguo quando si incammina nell'oscurità, noto che porta in una mano una sorta di valigetta che, con un po' di fatica, riesco poi a riconoscere come quella usata per il picnic molto tempo prima. Procediamo in un sentiero al buio, uso il mio dono per assicurarmi di essere dietro alla creatura corretta, in pochissimi metri giungiamo ad un prato.

La luna sta correndo rapida verso l'orizzonte e illumina tenuamente la notte, intuisco le ombre del prato che ha una forma leggermente a conca con una lieve pendenza che lascia scivolare lo sguardo fino ad un paesaggio molto suggestivo sulla campagna toscana. Posso distinguere alcuni centri abitati solo grazie ai gruppetti di luci che spiccano sulla sommità di diverse colline. Aro sistema il grande telo candido sul prato, poi si sdraia con eleganza tenendo una gamba piegata e sorreggendo il capo con un palmo, rimane in silenzio mentre mi lascio rapire dal paesaggio notturno.

La brezza accarezza i morbidi fili d'erba e io mi stringo nella Sua giacca nera.

"Ti piace?" il tono è basso e pacato.

"E' molto bello" sussurro rapita, poi mi volto per sorridergli e raggiungerlo, mi siedo stringendo al petto le gambe "Qual è Volterra?" domando curiosamente.

Aro fa capolino al mio fianco issandosi a sedere, avvicina il volto al mio, le nostre guance si sfiorano mentre si mette in modo da avere la mia stessa angolazione di visuale e poi alza il braccio destro e indica un punto usando il mignolo. Senza dovermi spostare di un millimetro seguo il suo dito fino alla punta e trovo, nel paesaggio, un insieme di lucine arancioni e gialle che brillano nel buio.

Rimaniamo vicini con la pelle dei nostri visi che si sfiora, mi sembra di sentire piccole scosse nel contatto con l'alabastro freddo del suo zigomo, istintivamente mi volto appena per sbirciare con la coda dell'occhio il suo profilo così vicino. Ci scopriamo a fare lo stesso movimento contemporaneamente, sorrido sentendo le guance divampato.

"Questa cosa potrebbe mancarmi" sospira Aro con un lievissimo sorriso. Credo la mia espressione parli per me perché continua "Le guance che si imporporano" spiega in un sussurra sfiorandomi il viso "Percepisco i capillari dilatarsi, la pressione cambiare, la temperatura variare rapidamente" mi rivela con un sorrisetto. Sono stupita dalla sensibilità dei suoi sensi, il mio sguardo torna pensieroso su Volterra.

"Come la vedi te? Per me è una macchietta luminosa" domando curiosamente, vorrei capire fino a che punto la sua vista è potente.

"Il contrasto buio luce mi fa intuire le sagome delle mura e riconosco la punta della Torre Campanaria, nulla di più da questa distanza" sospira.

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