Avvertimenti generali: Non sono solita scrivere storie, potrei non avere uno stile fluido e piacevole alla lettura, nel caso chiedo umilmente perdono.
Mentre due militi si preoccupano di far scendere l'ennesimo paziente dall'ambulanza mi dirigo in tutta fretta verso il terzo. Fuori dalla porta d'emergenza del piccolo pronto soccorso la pioggia cade a fiotti, sospinta vigorosamente dalle forti raffiche di vento che cambia continuamente direzione, talvolta quasi fermando le grosse gocce fredde a mezz'aria prima di cambiar nuovamente direzione e spingerle a terra con ancora maggior forza. Pare quasi che il vento della tempesta ci schiaffeggi adirato per qualche ragione con noi.
Questa non può dirsi affatto una serata tranquilla in pronto soccorso, anzi, ci sono stati diversi incidenti e feriti per via di alberi abbattuti, tamponamenti causati dal vento forte e dalla pioggia insistente e copiosa.
Nessuna ambulanza porta pazienti in gravi condizioni fortunatamente, ma alla quarta uscita per un breve scambio di informazioni riguardo ai pazienti in arrivo con i militi, oramai il mio camice è zuppo e i miei calzini zuppi.
Si preannuncia ancora lunga la nottata, ma il dottor Piombo non sembra volermi far svolgere mansioni più utili che accogliere e fare un breve controllo e valutazione dei pazienti, con una compilazione della cartella con i dati personali. Il pronto soccorso dove sto facendo la gavetta è piuttosto piccolo e il personale è scarso, io sono comunque un dottore ma il mio superiore non sembra fidarsi molto di me.
Quando smonto dalla notte sono comunque stremata, stanca e assonnata, non che ancora infreddolita per aver tenuto i vestiti zuppi per più di mezzo turno tra una cosa e l'altra. Mentre spero non mi venga un raffreddore o la febbre mi dirigo alla fermata del bus poco sotto l'ospedale, attendo avvolta nella mia giacca di pelle nera usando una grossa e spessa sciarpa come scialle per avere le spalle più coperte.
Il vento non è più così forte, la tempesta è oramai finita e, mentre annuso l'aria che sa di erba bagnata e bosco, collego le cuffiette allo smartphone. Attacco la prima musica rilassante e autunnale che mi viene in mente: Fly di Ludovico Einaudi.
Sull'autobus mi appallottolo in un sedile, galleggiando sulle note del pianoforte appoggio la testa al vetro; osservo il panorama esterno scorrere sotto il mio naso.
Il paesaggio dell'entroterra toscano l'ho sempre amato, ma io non sono di qui e mi manca un po' casa mia. Ripenso alla mia famiglia e quanto vorrei entrare in una casa calda, viva e sentire l'odore di stufa a legna in salotto; invece ad aspettarmi c'è un piccolo bilocale poco vissuto e manco caldo, ma attualmente con il mio lavoro non posso permettermi nulla di meglio.
Questo non mi rende infelice, non sono venuta qui per avere un bel lavoro, una bella casa o degli amici, ma solo per fare esperienza lavorativa e difatti in questo bilocale passo meno tempo possibile. Come meno tempo possibile passo per negozi o locali, possiamo dire che sto sopravvivendo per lavorare e andarmene appena arrivano proposte di lavoro più vicino a casa mia.
Dopo aver alzato le tapparelle scricchiolanti e aver acceso lo scaldabagno, mi preparo per una doccia bollente prima di infilarmi a letto, ho un intero giorno di riposo avendo fatto il turno di notte.
Mi alzo a metà pomeriggio, vorrei tanto avere una connessione a internet per usare il PC, ma non mi sono ancora adoperata per avere questo lusso. Apro il frigo affamata, non sono mai stata una persona estremamente esigente dal punto di vista culinario, ma l'unica cosa che il mio frigo tiene al fresco pare essere la lampadina, sbuffando mi decido ad uscire per fare un po' di spesa.
Metto dei vestiti casual: una t-shirt, un paio di jeans con un lavaggio chiaro, una felpa bianca, un paio di stivaletti bassi, prendo la borsa marrone di pelle ed esco di casa.
Abito sotto Volterra, fuori dalle mura del cento storico che è ubicato in cima alla collina in questa posizione vantaggiosa rispetto all'area circostante. È davvero molto bello il paesaggio da lassù, molto spesso salgo apposta per fare la spesa e poi passo un po' di tempo a gironzolare per le viuzze ciottolate e tra le case in pietra, cercando scorci suggestivi e magari facendo qualche foto.
Proprio mentre sto vagando, senza meta con le mie borse piene di cose commestibili, scorgo un piccolo locale in un vicoletto laterale; la mia attenzione viene attirata dall'insegna del WiFi libero per i clienti. Molto interessata mi avvicino e pare trattarsi di quei bar da studenti: normalissimi bar anche attrezzati con tavolini ampi per fermarsi a lungo, consumando qualcosa e nel mentre lavorare o studiare usando, appunto, il WiFi.
Euforica per aver trovato forse il posto adatto alle mie esigenze mi dirigo a prendere un rapido caffè al banco, sbirciare dentro e capire meglio se può fare al caso mio. Il locale è piuttosto spazioso, i muri antichi in pietra conferiscono un aspetto irregolare alla stanza, che però è stato sapientemente sfruttato posizionando l'arredamento con attenzione. Ci sono tavolini grandi e conviviali centrali, altri più piccoli in zone più intime e tranquille del locale. Il bancone del bar, gli sgabelli e i posti a sedere dai tratti estremamente moderni, minimal e dai colori vivaci smorzano l'antichità dei muri in pietra marroncina. Il soffitto è bianco, caratterizzato da volte non troppo accentuate, da travi in legno a vista e dipinte di un lucido marrone.
"Eccomi, cosa vuoi?" mi chiede sorridente il giovane ragazzo dietro al banco, mentre sistema altre tazzine, ha circa la mia età, si vede essere un tipo sociale, amichevole e disinvolto con le persone, insomma il barista perfetto.
"Un espresso, grazie" io invece sarei un barista pessima. Non sono affatto estroversa e per parlare con qualcuno ho bisogno prima di osservare, capire, studiare la persona in questione. Devo decidere prima se quella persona mi piace oppure no, mi definirei diffidente a pelle.
Mi osservo in giro per capire il target dei clienti, com'è fatto il locale e noto diversi ragazzi al PC che studiano, altri che parlano davanti ad un cappuccino, alcuni signori che lavorano al computer, altri che giocano a carte. Il tutto in un'atmosfera tranquilla rilassata, un leggero chiacchiericcio di fondo che fa sentire meno soli al mondo e che ad alcuni aiuta la concentrazione ed altri distrae.
Il mio sguardo scorre su una figura singolare, sembra quasi fuori dal contesto: in un angolo del locale un signore vestito di nero, solitario, seduto ad un tavolo con una scacchiera in legno davanti. Con un gesto di un'eleganza che pare infinita prende un suo alfiere nero e lucente, lo muove mangiando un piccolo pedone bianco avorio. Si ferma fissando le caselle, ragionando sulla mossa successiva, i capelli scuri lisi e lunghi ricadono sulle spalle, quasi confondendosi con il vestito. Il viso pallido è perfettamente rilassato mentre i suoi occhi scivolano lungo tutte le caselle della scacchiera, decidendo quale sarebbe la mossa migliore del suo avversario immaginario.
"Guarda che diventa freddo eh!" quasi sobbalzo alla voce del giovane barista che mi guarda un po' divertito. Farfuglio qualcosa di impreciso anche per il mio cervello e provo a nascondere il mio imbarazzo dietro la piccola tazzina da espresso.
Non so esattamente per quanto tempo ho fissato in modo così insistentemente maleducato quello strano signore, fortunatamente non si è mai accorto di nulla, concentrato com'era sulla partita. Pago ed esco dal locale rapidamente per non farmi vedere, come se il signore in nero potesse leggere le mie colpe solo guardandomi un secondo.
In quell'istante un paio di occhi coperti da lenti a contatto si alzano dalla scacchiera, per posarsi su una pedina avorio che esce rapidamente dalla porta.
Angolo autrice: Ecco il primo capitolo, spero possa piacervi come storia sia nella trama che nel ritmo. Ripeto nuovamente: non voglio correre snaturando Aro, amo il suo personaggio così com'è. Posso dire che una parte della storia è già scritta, dunque verranno sicuramente pubblicati almeno 12 capitoli. Ovviamente tutto dipende anche dall'approvazione che raccoglierà la storia lungo il suo percorso.
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La Regina degli Scacchi
Fanfiction{COMPLETA} Scacco matto al Re per Aro Volturi, sta per incontrare La Regina degli Scacchi. Adelaide, giovane donna di scienza, si è da poco trasferita in un bilocale sotto le mura di Volterra quando si scontra con l'esistenza del sovrannaturale cono...