Sala dei Troni

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Rinvengo mentre i miei piedi vengono trascinati a peso morto in terra, il mio capo chino vede un pavimento lastricato in pietre, le mie braccia sono indolenzite e doloranti. Due figure ammantate di nero mi stanno trascinando, una di loro ha anche la mia valigia, sento il mio cellulare aderire alla tasca posteriore dei miei jeans: forse c'è una speranza...

Una lucidità che pensavo non potesse appartenermi mi permette di fare mille calcoli, come per una partita a scacchi, perché ho già riconosciuto il palazzo mentre i miei cacciatori mi trascinano giù lungo una scala conosciuta di recente. Alzo la testa solo per avere la conferma di un bel portone in legno alla fine di un buio corridoio. Guardo a destra dove Aro si celava la volta precedente, nella speranza di essere liberata, salvata, ma nulla, ci avviciniamo alla porta sempre più.

"Buongiorno principessa, giusto in tempo" ghigna composto l'uomo più robusto, lo guardo: espressione dura, alto e forte, capelli corti corvini, occhi agghiaccianti.

L'altro è più basso ed esile, ma egualmente forte, espressione seria, capelli corti e di un biondo rossastro, occhi rosso sangue, deglutisco quando odo i cardini della porta ruotare leggermente scricchiolando, abbasso il capo, non voglio più avere alcun contatto visivo, soprattutto non voglio più vedere Aro. Spero solo non sia stato scoperto, non gli venga fatto nulla, venga lasciato in pace almeno lui: spero facciano presto.

I miei rapitori mi trascinano in mezzo alla grande sala e mi lasciano cadere sul pavimento, vado giù a peso morto sulle ginocchia, mi siedo sui miei piedi perché non ho più le forze di sorreggermi. Lo sguardo fisso sul pavimento di marmo bianco, le braccia in avanti, i palmi a terra sentono la fredda e dura pietra, sorreggono una parte del mio peso e sento dire.

"Sì è lei" la voce musicale della bellissima guida che mi riconosce alla mia sinistra.

"Bene procediamo allora" una voce secca e arrabbiata arriva da davanti a me, sul lato destro: eccoci, ci siamo.

Silenzio, nulla, tutto immobile mentre attendo la mia fine. Un movimento davanti a me la punta di un paio di scarpe eleganti e lucide fa capolino sulla zona di marmo che fisso insistentemente. Il mio probabile esecutore si piega sulle ginocchia, la stoffa del vestito mi è famigliare. Sento prendere il mento e alzarlo, in quel modo inconfondibile per me, davanti mi ritrovo il viso di Aro che mi sorride bonariamente.

"Vorrei capire chi è la ragazza che ci è sfuggita, fratello" sussurra con voce vellutata fissando su di me le sue iridi e ruotando leggermente la testa verso quella che era la prima voce rabbiosa. Gli occhi di Aro sembrano allargarsi ancora mentre mantiene il contatto con il mio viso, noto che non indossa i soliti guanti in pelle, le pupille si dilatano mentre guarda nel vuoto e in quel momento il mio istinto mi dice che Aro qui comanda, che Lui ha dato l'ordine di cercarmi.

"Allora fratello?" chiede seccata la prima voce.

"Non lo so" risponde Aro corrugando la fronte e osservando nel semicerchio dietro di me, come se fosse in cerca di un'idea.

"Vuoi pensarci su, Aro?" una seconda voce nella zona difronte a me, ma alla mia sinistra proferisce lentamente, quasi con tono annoiato o stanco. Gli occhi di Aro guizzano nella sua direzione e poi tornano su di me, deglutisce rumorosamente e fa un cenno di assenso con la testa: sta prendendo tempo?

Sto iniziando ad avere la speranza di non morire oggi e di riuscire a fuggire quando il cellulare vibra nella mia tasca posteriore e inizia a suonare, mi sento morire dentro. Un nodo alla gola, gli occhi del vampiro guizzano sul lato della tasca incriminata con un'espressione indecifrabile, alza la mano con il palmo aperto, sempre rimanendo accovacciato davanti a me; alza le sopracciglia sorridendomi a mo' di invito a dargli il mio smartphone. Glielo porgo mentre suona ancora e sullo schermo vedo a grandi caratteri 'MAMMA', un lungo dito pallido schiaccia sulla cornetta rossa e le lacrime gonfiano i miei occhi mentre se lo infila nella tasca interna della giacca tirandosi ritto in piedi davanti a me.

Aro torna a sedersi sul suo trono in legno, accavalla le gambe con un unico gesto fluido, mi fissa mentre pensa, ha esattamente la stessa espressione di quando giocava con me: giochi sempre a scacchi, non è vero?

Ho la netta sensazione che stia scegliendo come muoversi per salvarmi la vita, nell'attesa del verdetto finale trovo il coraggio di guardare chi mi avesse voluta morta a tutti i costi e chi invece mi aveva lanciato un salvagente nel bel mezzo del mare in tempesta.

Il primo è un giovane ragazzo bellissimo ma i suoi tratti angelici sono contratti in un'espressione corrucciata, i capelli biondi e lisci. Il secondo è un uomo con i capelli neri, lunghi e mossi che enfatizzano il volto allungato e l'espressione annoiata. Entrambi sono accomunati dagli occhi rossi cremisi e i vestiti decisamente meno moderni di quelli di Aro: lunghi mantelli scuri li avvolgono, scarpe morbide in pelle simili a quelle medioevali.

Il vampiro al centro mi guarda con aria indecisa ad un certo punto apre le braccia vero le altre due figure e questi eseguono lo stesso gesto per toccarli leggermente la mano. Un contatto di pochi secondi ed Aro si scosta fissando una figura alle mie spalle e facendo cenno di avvicinarsi.

"Demetri accompagnala in una stanza e assicurati che non fugga più, finché non avrò deciso Adelaide starà con noi" sentenzia l'uomo che forse non ho mai davvero conosciuto.

Un secondo dopo una mano mi afferra per la spalla e mi alza in piedi con estrema facilità, le mie gambe sono instabili ma vengo trascinata via senza troppo problemi, i miei occhi sono ancora appannati dalle lacrime e fisso il pavimento non volendo vedere altri sguardi assassini su di me.

Vengo scortata lungo il palazzo dal più piccolo dei miei rapitori, porta la mia valigia fin davanti ad una piccola porta in un breve corridoio che fa angolo ed è abbellito da una vetrata.

"Eccoci, starai qui dentro, la porta sarà chiusa, evita pure di cercar di fuggire ti troverei ovunque lo sai bene, intesi?" mi ammonisce lui serio mollandomi la valigia davanti alla porta, io faccio un cenno d'assenso con la testa. Intanto una figura minuta arriva nel corridoio e si ferma davanti a me, gli occhi grandi e rossi, i capelli biondi raccolti in una coda: sembra una bambina dei film dell'orrore!

"La finestra non è chiusa a chiave però, cinque metri credo possano bastare, ma sei tu la dottoressa" dice con una vocina acuta e infantile sorridendo perfida e mi fa cenno di entrare. Con il sangue gelato nelle vene obbedisco: mi ha appena consigliato il suicidio, seriamente? Sono in una gabbia di pazzi!

La stanza che mi si para davanti è elegante e sontuosa: la forma è rettangolare, le pareti in pietra come il pavimento e il soffitto decorato con stucchi. Un grande letto a baldacchino, contornato le tende in velluto rosso acceso e le rifiniture dorate, è al centro della stanza; il materasso è ricoperto da un copriletto pesante e nero ed è pieno di cuscini. Vicino alla porta una piccola poltroncina imbottita è affiancata ad un guardaroba in stile barocco, mentre dall'altro lato della stanza è presente una piccola 'zona studio' costituita da una scrivania in legno dello stesso stile. Davanti alla scrivania si apre una grande finestra a tre ante che rende molto luminosa la stanza. Difronte al letto una piccola porticina dà su un bagno privato piastrellato sui toni dell'azzurro e del grigio, attrezzato di una vasca larga oltre che gli altri servizi di base. Il suono metallico di una chiave nella toppa mi fa capire che sono definitivamente stata sequestrata.

Angolo autrice: Finalmente vediamo Aro per la prima volta nelle vesti del leader dei Volturi e devo dire che è stato estremamente divertente e stimolante scrivere questo capitolo. Capire cosa possa passare nella sua testa non è affatto facile, soprattutto quando è inserito nel suo elemento! Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo! Ovviamente ditemi cosa ne pensate, sono molto curiosa! Un bacione, Layla Lilshepherd

La Regina degli ScacchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora