Picnic

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La mattina seguente mi alzo piuttosto tardi e agitata, faccio una doccia fredda, colazione e mi preparo il pranzo al sacco. Mi vesto con una t-shirt bianca, dei jeans scuri e un paio di Vans rosse, la giacca di pelle nera a mo' di felpa e sopra la giacca più pesante. La giornata pare nuvolosa ma non uggiosa o piovosa, ideale per un picnic senza sole insomma.

Mi dirigo al luogo prestabilito per l'incontro, che è la fermata del bus sotto casa e, come il giorno prima, mi sento un quindicenne che attende il ragazzo della sua prima cotta. I miei occhi riconoscono immediatamente la sua figura, elegante e nera, al volante di una Ferrari decapottabile rosso fiammante, il cuore mi martella nel petto.

"Buongiorno mademoiselle! Posso offrirle un passaggio?" mi saluta con un sorriso malizioso. Probabilmente è divertito nel vedere la mia mascella in terra mentre squadro l'auto di lusso su cui dovrei salire, non sono nemmeno sicura di saper in che direzione si apre la portiera per una macchina di questo tipo.

Quando finalmente riesco ad accomodarmi sul morbido sedile in pelle marrone posiziono la borsa sul tappetino tra i miei piedi, allaccio la cintura salutando Aro e lui parte immediatamente, un ghigno soddisfatto increspa le sue labbra. Le fusa del motore si fanno presto grintose mentre le sue mani tengono stretto il volante e le lunghe dita, inguantate come al solito, rimangono attaccate alle leve del cambio sequenziale solidali con il piantone dello sterzo. Vedo la gamba destra, fasciata da un elegante pantalone nero, contrarsi mentre spinge gradualmente sull'acceleratore prima di cambiar marcia in modo fluido ed elegante con un colpetto di dita.

La giacca del vestito oggi non c'è e indossa una camicia liscia totalmente nera, i polsini sono chiusa con un paio di gemelli che hanno tutta l'aria di essere in oro. Sotto al colletto una cravatta di un rosso acceso, che per l'occasione è stata fissata con un fermacravatte che pare abbinato ai gemelli.

Dopo solo alcuni secondi la mia schiena è ben schiacciata contro il sedile in pelle, i capelli sciolti svolazzano all'indietro esattamente come i suoi; ho il presentimento che all'arrivo Aro sarà perfetto come al solito e io una palla di pelo arruffata. Non ho mai ricercato la velocità perché non l'ho mai amata particolarmente, ho sempre un sentore di pericolo che mi agita ma con lui è tutto diverso. Pur guidando come un folle, perché nessuno dei limiti che intravedo nella nostra corsa ha tre cifre, sento che non potrebbe mai sbagliare qualcosa e fare un incidente. Passo il viaggio a fissarlo soprattutto perché quel sorrisetto divertito, un po' sbilenco, che tira le labbra sottili è davvero bellissimo.

Nonostante la notevole velocità il viaggio dura un quarto d'ora, sfrecciamo nella strada asfalta che sale e scende serpeggiando tra le colline, capisco che siamo arrivati quando finalmente inizia a scalare marcia, si ferma in una piazzola pietrosa lungo la strada vicino ad una zona boschiva.

"Eccoci qui! Ti ringrazio per avermi dato un buon motivo per usarla un pochino.." sorride accarezzando con il palmo il volante, come se la Ferrari avesse bisogno di cure e coccole.

"Quindi questa è l'auto della domenica, quella da divertimento e gite rilassanti?" chiedo stupita e lui ride.

"Diciamo di sì, solitamente trovo più pratico spostarmi a piedi, le mie gambe sono più... performanti" risponde alzando le sopracciglia.

"Immagino possano fare le scalette di Volterra meglio di questa bassa macchina sportiva" ridacchio dando una lieve pacca sulla sua coscia destra. Il contatto inaspettato lo rende serio e io imbarazzata mi adopero per scendere aprendo la portiera mentre le mie guance vanno a fuoco: ma cosa fai Adel? Cosa tocchi?!

In silenzio prende dal piccolo bagagliaio una borsa rossa e squadrata, suppongo con il necessario, la giacca accuratamente ripiegata e sigilla il tettuccio chiudendo poi la macchina. Intanto ancora paonazza mi guardo intorno, cerco di sistemare alla meno peggio la mia chioma e vedo un piccolo sentiero che dalla piazzola entra nel bosco e difatti lui si dirige verso l'imboccatura della stradina. Proseguiamo a piedi in silenzio, io dietro di lui e infine arriviamo ad un grande prato che si apre sul fianco della collina, cerchiamo una zona pianeggiante e ci sistemiamo, il silenzio inizia a pesarmi un pochino.

La Regina degli ScacchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora