Volterra

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Informazioni utili: Mi rendo conto che questo sia un capitolo più descrittivo e non succeda nulla di succulento ma era doveroso dedicarne uno alla descrizione della città alta (Voglio ricordare che ho descritto Montepulciano, che dovrebbe essere anche stato sede delle riprese di Newmoon se non erro, e non la sicuramente bellissima e vera Volterra). Detto ciò per farmi perdonare ho deciso che domani pubblicherò il capitolo seguente per non tenervi troppo sulle spine.

Il turno di lavoro passa rapidamente e con meno intoppi rispetto al giorno prima, oramai il weekend è vicino e posso riposare, il tempo è soleggiato, il cielo sgombro dalle nubi. Mi dirigo verso la fermata del bus sotto l'ospedale, una brezza gelida fa rotolare le foglie secche sull'asfalto ma finalmente mi sono decisa a passare ad un cappotto più pesante con l'arrivo di novembre e non sento freddo o almeno non al busto. Le mani sono profondamente infossate nelle tasche e il collo ritratto a mo' di tartaruga il più possibile sotto il colletto della giacca tecnica sui toni del grigio.

Nel tragitto in bus arrivando a Volterra mi godo il paesaggio della cittadella che appare in lontananza e sovrasta le colline circostanti, come fosse un guardiano severo mentre noi ci avviciniamo salendo e serpeggiando lungo la strada. Non avevo avuto ancora molto tempo per pensare agli avvenimenti del giorno precedente dunque rimugino sull'accaduto chiedendomi cosa avessi sbagliata, se fosse stata davvero colpa mia, quali pensieri potevano averlo folgorato in quel modo; vaglio ogni possibile spiegazione riguardo il suo comportamento.

Tra le ipotesi più plausibili ho che non ami il contatto fisico, che abbia frainteso pensando fosse una carezza e magari sia sposato o impegnato. Quest'ultima ipotesi pare la più ragionevole, nonostante non avessi notato alcun anello all'anulare ed un po' l'idea mi rattrista perché probabilmente non si farà più vedere al bar.

Non ha alcun senso che con solo due partite a quattro chiacchiere mi sia rapidamente abituata alla sua presenza nelle mie giornate, che sia quasi diventata un'abitudine passare del tempo con Aro. È davvero curioso come mi manchi già passare del tempo con lui al solo pensiero che probabilmente non lo rivedrò più.

Dopo aver sistemato le cose in casa e aver fatto un breve riposino decido di sfruttare la bella giornata alla ricerca di bei paesaggi e poi fare la spesa e ovviamente una speranzosa capatina a Il Palazzo. Mi vesto comoda per poter passeggiare con una t-shirt, una felpa con zip davanti e un paio di jeans neri e le mie amate Vans, prendo la borsa, infilo la giacca e chiudo con doppia mandata il portone in legno prima di scendere trotterellando per le scale della piccola palazzina dove abito. Uscita osservo la cittadella che mi sovrasta, inspiro a pieni polmoni l'aria fresca e mi dirigo alla ricerca di un bel paesaggio sulle mura, mentre salgo a piedi con calma penso a quale frase potrei usare per scusarmi con Aro.

Arrivata tra le viuzze ciottolate a tratti ombrose e le mura di pietre grigie e marroncine di Volterra continuo a vagare senza una meta precisa. Mi affaccio alle vetrine di tutti i negozietti che trovo lungo la strada, alcuni sono molto turistici e propongono souvenir che riprendono i colori e i simboli di questo paese, altri sono più simili a piccole botteghe artigianali che vendono scarpe e borse in pelle, lavorate secondo la tradizione e di ottima fattura, letteralmente dei piccoli gioielli di Made in Italy.

Arrivo finalmente alla piazza principale, è quadrata e leggermente in pendenza, è lastricata con una pietra ferrosa tendente ad un rosso mattone scuro e bordata da lisce lastre grigie, probabilmente di arenaria. Un piccolo porticato sulla destra termina lasciando spazio ad un piccolo bar elegante, davanti a quest'ultimo si trova una breve scalinata che dà su un piccolo duomo dalla facciata ruvida il cui unico ornamento è un rosone riccamente decorato. Davanti a me un bel palazzo grigio e squadrato, caratterizzato da merlature e una torre centrale su cui è posto un grande orologio di marmo bianco e lancette in ferro.

Decido di sedermi sulla gradinata del duomo per osservare meglio la piazza e distrattamente seguo con lo sguardo i passanti pensando che tutto sommato Volterra è un paese che mi piace molto. Sicuramente è un fatto di gusti personali ma proprio non so apprezzare le città caotiche, preferisco qualche disagio o disservizio in più ma aria pulita e tranquillità.

Finita le spesa per poter rimpinguare il mio povero frigo e la dispensa decido di passare dal bar, trovo la Sua sedia vuota a confermare i miei sospetti di non rivederlo mai più e tristemente prendo un rapido caffè.

"Oggi non verrà Adel è inutile che fissi quella sedia, rimarrà vuota" mi scuote dai pensieri la voce di Chris.

"Perché sai che non verrà? Per ieri?" chiedo.

"No, te l'ho già detto: viene solo quando è brutto tempo! Guarda che bel sole che abbiamo fuori, oggi non viene di sicuro" mi ripete.

"Ma quando è bel tempo dove va? Un altro bar?" chiedo incuriosita.

"Non ci è dato sapere.." risponde con tono misterioso "Però una cosa è certa: anche quando non viene, nessuno si siede al suo tavolo o vicino. Forse tu sei l'eccezione che conferma la regola generale" ridacchia sistemando le tazzine lavate.

"Senti ma ieri ha lasciato qui il soprabito, giusto? Non è più passato a riprenderlo?" chiedo fingendo disinteressa fissando il liquido profumato nella tazzina sotto il mio naso.

"No no, ce l'ho ancora qui, lo vuoi tu?" propone con tono malizioso e canzonatorio.

"Pffh ma cosa dici? Era solo per sapere...!" alzo la tazzina per nascondermici dietro paonazza: possibile che tutti facciano strane insinuazioni ultimamente?

Angolo autrice: Eccoci alla fine di questo capitolo! Spero di aver descritto in modo discreto e completo, ma non noioso o banale, la città alta e di avervi fatto immergere nell'atmosfera che ho vivida nei miei ricordi. Ditemi cosa ne pensate dello stile di scrittura e descrizione, così posso provare a migliorare. Un bacione, Layla Lilshepherd

La Regina degli ScacchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora