Lì c'è la porta

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Passo il pomeriggio a ripensare alle mie azioni e provo immenso dispiacere per la morte di Corin. Cerco di indagare il motivo delle mie scelte così impulsive e sconsiderate e torna alla luce, oramai sommerso dalle altre mille emozioni, l'empatia nei confronti delle mogli, il loro stato di prigionia così simile e diverso insieme dal mio.

Alcune ore dopo concludo che ho agito d'impulso, mi sono resa conto di poterle liberare e l'ho fatto, le nostre condizioni erano così simili ma è stato più semplice liberare loro che me dalla gabbia indorata, dal posto ben definito nel Palazzo dei Priori.

Per me non basterebbe fuggire da qui, come un piatto che cade e si rompe, non posso più tornare indietro, le persone si tatuano 'Resilienza' ma oramai è troppo tardi per la resilienza.

Vorrei forse tornare a vivere la mia vita precedente senza più sapere dell'esistenza di queste creature, ma così perderei Aro. Forse vorrei solo tornare a quando l'ho visto per la prima volta al bar Il Palazzo e fermare il tempo.

Non potendolo fare ho firmato un contratto con la morte, liberando le due donne. Non mi pento del mio gesto, nonostante la triste fine di Corin lo rifarei.

Ovviamente non vengo chiamata per cena ma qualcuno bussa da me alle dieci di sera, è Aro.

Scivola dentro in silenzio, pare molto più calmo del pomeriggio, ma ha la mascella serrata, credo si stia trattenendo dall'aggredirmi immediatamente. I capelli in parte dietro e in parte davanti alle spalle, i ciuffi più alti bloccati dietro, è senza giacca del vestito, le maniche della camicia completamente nera sono arrotolate fino ai gomiti, tiene le mani unite dietro alla schiena.

"Perché mi ha fatto questo Adel?" chiede con tono appena trattenuto dall'essere un ringhio. Credo sia molto teso, vedo i muscoli delle braccia diafane totalmente contratti "Perché hai usato quel che ti ho insegnato contro di Me?". L'enfasi sull'ultima parola non capisco se si riferisca all'intesa che esiste tra noi, o al suo desiderio di controllo e possesso nei miei confronti per via del mio potere.

"Io le volevo solo liberare, non volevo la morte di Corin" dico sinceramente.

"Sai come sono legato a Sulpicia!" ringhia tra i denti evidentemente offeso dalle mie azioni.

"Vedi Aro il problema è che ti preoccupi solo di te" gli ringhio io "Sulpicia è legata allo stesso modo a te? Perché non si è fatta molti problemi a scappare, sai?!" lo vedo ferito dalle mie parole piuttosto cattive.

"Certo che lo è!" soffia allargando il petto "Tu hai messo in pericolo la mia compagna" mi piomba addosso e mi afferra per i gomiti, è furibondo ora.

"Scommetto che hai mandato Demetri a cercarla! Se ritenessi davvero tanto importante la sua esistenza l'avresti inseguita tu stesso! Ti conosco oramai Aro!" grido disperata. Il suo sguardo lampeggia folle nuovamente "Invece sei qui che mi urli contro!" concludo fissandolo dritto negli occhi.

Il suo gesto è rapido e mi spinge contro il muro tra il baldacchino e la scrivania davanti alla grande vetrata, un colpo secco con la schiena ma non crollo in terra. Un sibilo spaventoso esce dalla sua gola come se stesse soffiando, la mano scatta in alto aperta come un artiglio e piomba su di me, mi afferra per il viso, stringe le mie guance decisamente di più di quella volta nel prato durante il picnic, penso potrebbe spaccarmi la mascella e tutti i denti con un piccolo sforzo in più, mi alza la faccia e il cranio cozza con il muro.

"Tu mi hai tradito!! Io mi fidavo di te! Ti ho insegnato ad usare il dono! Ti ho protetta, difesa! E tu mi ripaghi così?" tuona furibondo "Non guardarmi in quel modo, maledizione! Hai fatto tutto tu!" soffia quasi disperato "Mi hai mancato di rispetto Adel! Probabilmente non mi temi abbastanza, anzi tu non mi hai mai temuto, non hai mai visto il vero mostro" ringhia ma la presa si fa più morbida, quel che basta perché possa appena parlare.

La Regina degli ScacchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora