Diagnosi

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Giorno 7

Mattina

La notte non porta consiglio ma solo altri terribili incubi ciclici, vengo tormentata da Caius che mi spinge a sparare alla giovane segretaria. Finalmente Aro non è più la vittima, ma uccidere ripetutamente la giovane donna è terribile e angosciante. Sono costretta a rivivere ogni sensazione di rabbia, ira, angoscia e terrore mentre commetto ancora e ancora il mio crimine. Impotente, plagiata e guidata dall'esperti mani di Caius che governo il mio corpo totalmente e completamente, il mio subconscio ha deciso che una sola tortura non era sufficiente, allora ha rincarato la dose questa notte.

Quando mi sveglio sono stremata, l'emicrania serpeggia e la stanchezza è profonda, sospiro alzandomi ancor prima che albeggi. Piuttosto che rischiare di ricadere in quell'inferno mi farei un'endovena di caffeina. Costringo il mio corpo assonnato a svegliarsi per lo shock termico di un bagno gelido.

Mi siedo alla scrivania iniziando una nuova partita a scacchi, provo così a distrarmi per levare le brutte sensazioni dei sogni. Non riuscendoci provo a fare una passeggiata nel corridoio, mi ritrovo davanti alla porta che dà sulle scale per salire alla Torre Campanaria: potrei vedere l'alba da lassù...

Percorro le strette scalette in pietra e faccio capolino dalla piccola porticina in legno, cigola lievemente. Mi sembra di aver fatto un fracasso incredibile con quel lieve rumore, come se avessi potuto svegliare l'intera città alta con quel suono, perché in completo e disarmonico contrasto con il silenzio calmo e surreale attorno a me.

Vado sino ai merli stringendomi nelle spalle per la brezza comunque piuttosto fredda. Il cielo ad est si è già schiarito e si tinge di un intenso e caldo arancione, mentre il cielo a ovest è ancora profondamente più scuro. Lascio scivolare lo sguardo sulla campagna addormentata, ascolto alcuni uccellini cantare da qualche tetto, altri sono gonfi e addormentati sui colmi dei tetti rossi di Volterra. Sospiro stancamente, sedendomi come al solito tra i merli, poggio la testa al muretto che mi funge da schienale e chiudo gli occhi per godermi l'atmosfera calma: errore fatale.

Senza accorgermene crollo in uno stato di semi incoscienza, tranquillo piacevole e calmo, un dolce invito verso un sonno pericoloso. Torno cosciente quando vengo afferrata per il braccio, sobbalzo rendendomi conto di essere quasi ricaduta nel sonno.

"Sei impazzita? Non puoi dormire appollaiata tra i merli di una torre" sibila Felix tenendomi saldamente come a non farmi capitombolare diretta sulla piazza lastricata sottostante: ha assolutamente ragione!

"Io... io... non volevo, è la stanchezza" biascico dispiaciuta scendendo immediatamente dalle pietre del parapetto. Guardo il vampiro che pare corrucciato, la fronte piatta è percorsa da alcune piccole rughe espressive "Non riesco a riposare, sempre incubi" sospiro per spiegarmi meglio "Sono sempre più stanca ogni giorno che passa" concludo tristemente

"Prova a prendere qualcosa per dormire" arriccia le labbra pensieroso. Effettivamente può essere un'ottima idea, se non fosse che ho una paura incredibile di essere intrappolata in quei sogni angoscianti finché il farmaco non esaurisce il suo effetto.

L'ultima volta che ho visto Felix era stato colpito dal dono di Jane per aver ringhiato contro Aro in mia difesa, non ho potuto fare nulla per lui, la gemella stregata è stata troppo rapida. Mi ricordo del suo tono distante e quasi deluso quand'è andato via.

"Mi spiace per non aver fermato Jane" dico di getto, finalmente posso porgere le mie scuse a qualcuno "Aro non mi vuole ascoltare più, non accetta le mie scuse" mi confido abbassando lo sguardo.

"C'è rimasto molto male" mi fa notare.

"So di aver sbaglio eppure non mi ascolta! Non mi vuole parlare..." sbuffo. Felix ridacchia e io lo guardo storta: ora che c'è?!

La Regina degli ScacchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora