Aro

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Attenzione: Nel capitolo vengono trattati temi delicati.

Giorno 7

Pomeriggio

Le mie spalle sono sempre bloccate alla colonna di marmo e Aro è davanti a me, deglutisce profondamente mentre guardo i suoi occhi. Attendo alcuni istanti immobile, mi chiedo come possa reagire alla mia diagnosi, ovviamente spero in modo positivo e in realtà ne sembra davvero emozionato. Una luce quasi eccitata passa nel suo sguardo e io trattengo il fiato aspettando una sua risposta.

Improvvisamente qualcosa cambia, non nella reazione del vampiro ma nel mio modo di interpretarla. Le iridi sembrano svuotarsi definitivamente, le ultime striature rosse scuro vengono come rapidamente assorbite dalle pupille nere e l'iridi diviene così un pozzo oscuro e profondo. La visione è affascinante e terrificante insieme; so esattamente di essere bloccata, con le spalle al muro, vicinissima ad Aro.

Sono l'unica cosa viva e dissetante nei paraggi e Lui ha una sete incredibile e improvvisa, causata proprio da me, dalle mie parole o dalla mia vicinanza, magari il profumo o un suo pensiero un po' spinto. Una cosa è certa nella mia mente, senza bisogno che nessuno mi avvisi o spieghi cosa stia succedendo: la pantera è sfuggita dalla gabbia. La cosa che mi fa trattenere il respiro è l'inspiegabile e incoscientemente piacevole consapevolezza di aver causato io stessa tale sete improvvisa e incontrollata in Lui.

Sono certa mi stia per aggredire, me lo sento e senza un motivo logico spengo il suo dono. Non so esattamente perché lo faccio, forse solo per non fargli capire quanto sia spaventata dalla situazione.

Sono certa di star per morire per pura fatalità, per un impercettibile passo falso nell'istante sbagliato, per un mio piccolo movimento o un suo inaspettato e incontrollabile pensiero. Puro caso, pura combinazioni di eventi fatali per me.

In un istante Aro mi stringe e in un guizzo da capogiro mi ritrovo con le spalle alla scrivania, le gambe bloccate dal tavolo. Lui preme contro di me con un ghigno affascinate e spaventoso insieme. Un piccolo squittio stupito esce dalla mia gola quando una sua mano spinge prepotentemente tutte le carte sul pavimento, il gesto eseguito con una foga che non nasconde urgenza. Libera così il ripiano in mogano dalle carte, calamai, penne d'oca e quant'altro. Senza potermi opporre sono seduta sulla superficie, Lui tra le mie ginocchia tiene saldamente i miei fianchi.

La presa è ferrea sul mio bacino, percepisco perfettamente la sagoma delle sue dita che mi hanno afferrata con bramosia; i suoi occhi sono vuoti e affamati, lo sguardo nero attento e perso insieme. Quasi stento a riconoscerlo mentre si avventa famelico sulle mie labbra, a tratti mi ricorda la stessa creatura che mi ha aggredita nella radura: non è il solito Aro, qualcosa di diverso sembra guidarlo, come se la sua coscienza fosse affogata come sono sparite le striature rosse dalle iridi.

Il bacio è travolgente, appassionato, coinvolgente e soprattutto estremamente piacevole, tanto da farmi dimentica della reale situazione. Rispondo con sconsiderato interesse e ardore, maledicendomi un istante dopo perché il vampiro ha letteralmente fatto a brandelli la mia maglia con un'artigliata rapidissima.

Sono in reggiseno, la mia pelle non è stata lacerata insieme al tessuto solo per un pelo, una ferita sanguinolenta ora sarebbe una condanna definitiva. Provo a ritrarmi per sfuggirgli, ma la sua presa salda mi trattiene immobile sotto il suo sguardo assetato e profondamente magnetico. Un ghigno famelico scopre i denti bianchissimi e affilati come rasoi.

"Aro!" provo a spingere le mani sul suo petto per fermarlo. Quella volta in camera mia sul letto aveva funzionato, ma ora pare io abbia così lanciato benzina sulle fiamme che lo bruciano. Forse trova eccitante che desideri fermarlo, ma che non abbia alcuna speranza di riuscirci.

La Regina degli ScacchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora