La Regina degli Scacchi

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Informazioni utili: questo è uno dei capitoli appartenenti al mio piccolo progetto ambizioso, dunque è totalmente scritto dal punto di vista di Aro. Lui è un personaggio molto complesso, quindi spero di non banalizzarlo o peggio rovinarlo con questo progetto degli 'Speciali'. Buona lettura!

Sono seduto sul bordo del Suo letto, fisso il paesaggio di una bella giornata di primavera dalla finestra del Palazzo dei Priori. La stanza è fresca, vuota silenziosa, ha completamente perso il Suo odore di Tè Verde, oramai ogni traccia della sua permanenza qui è svanita. Rimangono testimonianze del Suo passaggio solo nell'infallibile memoria di tutti gli immortali del palazzo e per una piccola statuetta bianca avorio sull'elegante scrivania in mogano davanti a me.

Un piccolo cuore batte nel corridoio, quasi lo confondo con il Suo per un istante ma quel bel tamburellare non è della mia Adelaide, lo so bene.

La nostra segretaria entra nella stanza e si blocca trattenendo il fiato appena vede la mia schiena ritta, non si aspettava di trovarmi qui, ma la vera domanda è un'altra.

"Perché sei qui?" chiedo con voce leggera e affabile.

"Chiedo scusa, sono venuta a spolverare un pochino" la risposa è remissiva, un sussurro lieve, agitato: perché spolverare questa stanza in cui non viene nessuno?

Sembra quasi che la ragazza interpreti correttamente il mio silenzio, perché risponde subito senza farmi sprecare fiato per lei.

"Ho notato che ogni tanto le fa piacere venire qui, così qualche volta levo la polvere" la voce è tutta un tremito. Devo ammettere che è molto attenta e sveglia la giovane segretaria ma non ha nulla a che vedere con il carattere di Adelaide. A questa ragazza potrei promettere il morso e farle fare poi qualunque cosa per me, non avrebbe la spina dorsale di combattere, puntare i piedi, sottrarsi o sputarmi sulla faccia per nessuna richiesta. Nulla a che vedere con Adelaide.

"Sparisci e qui non spolverare più" sentenzio in un soffio e lei evapora senza farselo ripetere.

Ecco perché mi sembra ieri che Adelaide era qui con me su questo letto: Bianca ha levato la polvere. Per gli uomini è segno di abbandono e decadenza, ma dopo millenni di giorni tutti uguali con il Sole che sorge ad est e tramonta ad ovest, la polvere è il miglior orologio, è una misura del tempo che passa.

Probabilmente anche il fatto che la segretaria sia ancora viva è classificabile come una traccia della Sua permanenza qui, Bianca si è curata delle sue esigenze umane in modo impeccabile e non l'ho eliminata nella vana e inutile speranza che Lei possa tornare qui.

Non vorrà mai tornare a Volterra per terrore e perché l'ho bandita io stesso. Non infrangerebbe mai il nostro patto la conosco, se ha la possibilità di rifarsi una vita fuori di qui è solo grazie a me che ho pattuito le condizioni della Sua liberazione con i miei fratelli. Sono sicuro non voglia tornare e mi sono assicurato non possa tornare per legge dei Volturi, eppure qualcosa mi spinge a sperare di poterla rivedere in questa camera.

Scuoto il capo sbuffando, questo sentimentalismo per una normalissima ragazza umana è decisamente eccessivo. Mi alzo risoluto per andarmene, deciso a chiudere questa stanza una volta per tutte e non tornarci più. Faccio un passo ma la vista delle grinze sul copriletto nero mi innervosisce oltre ogni misura, sistemo le pieghe con un colpetto rapido, errore imperdonabile.

Al contatto con la morbida e pesante stoffa del copriletto mille ricordi mi assalgono, come se il mio dono potesse funzionare anche con gli oggetti che mi circondano. La Sua penultima notte qui torna vivida alla mia mente, sospiro leccandomi le labbra passando in rassegna ogni dettaglio. Il demone viene risvegliato al ricordo del suo corpo caldo, morbido, invitante tremante tra le mie mani, sotto di me, attorno a me. E' stato molto divertente e molto più interessante di tante altre avventure con donne umane.

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