L'incantesimo

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Preparo la cena in fretta e furia mi organizzo per il turno di notte il mio respiro è ancora irregolare, il cuore accelerato e lo stomaco in subbuglio: ma cosa cavolo è successo davanti al portone?

Sono fisicamente sconvolta, ma non so nemmeno io il perché: è forse quello che è successo a lui quando ho per sbaglio sfiorato la sua mano al bar?

Una serie di domande poco sensate mi frullano in testa, ragiono in modo sconnesso e il mio corpo cerca di muoversi nel modo più efficiente possibile ma con scarsissimo successo. Mente e corpo sembrano fuori fase, paiono non parlarsi più correttamente e infatti scontro maldestramente una tazza, che cade frantumandosi sulle piastrelle della cucina: cavolo!!

Devo calmarmi, decido di rinfrescarmi il viso che sento molto caldo, quasi come se avessi una scottatura dove mi ha sfiorata il guanto di pelle. Mi dirigo in bagno e chiudo la porta, appoggio le mani ai lati del lavabo, accendo la luce dello specchio per constatare che sul mio viso non ci sono proprio ustioni di alcun tipo. Ho gli occhi sbarrati, sembro spaventata ma invece sono solo scossa, non sto capendo e questo sì che mi spaventa: ok Adelaide, calma! Respira piano, non pensare, concentrati sulla sensazione dell'aria che entra dalle narici ed esce dalla gola... uffffh.

Dopo alcuni tentativi alzo lo sguardo dal tappo del sifone allo specchio, il mio viso è meno stralunato e ciò mi suggerisce che la respirazione sta funzionando. In pochi minuti riesco a riprendere il controllo del mio corpo, sono ancora scioccata per l'accaduto, ma non ho tempo per riflettere altrimenti arriverei in ritardo; scappo di casa senza aver cenato portando con me un ombrello.

Mentre sono sul bus diretta in ambulatorio continuo a rimuginare su quanto accaduto, l'acqua batte sui vetri e l'autista procede prudentemente sulla strada bagnata: che fosse un attacco di panico?

Da buona dottoressa mi lancio in diverse diagnosi, piano piano la sensazione di pelle bollente sulla guancia sinistra sta scomparendo; questo sintomo mi è del tutto sconosciuto. Arrivata sul luogo di lavoro scopro di dover anche fare uno straordinario, per coprire il turno di un mio collega influenzato, e mi preparo a lunghe ore di lavoro sotto la severa supervisione del mio superiore.

Fortunatamente quest'ultima tempesta non pare causare tanti danni come la precedente, l'ospedale è abbastanza tranquillo ma comunque si lavora. Dopo alcune ore riesco ad avere una pausa per una caffè e uno spuntino altrimenti rischio di svenire direttamente.

Quando nel tardo pomeriggio esco finalmente dal lavoro ho ottenuto due giornate di riposo, trascino quel che resta di me vicino al palo della fermata. Mi riverso su un sedile logoro e per poco non mi addormento perdendo la fermata, mi trascino in camera e, messo il pigiama, crollo direttamente nel letto.

Mi alzo solo per cenare e chiamare a casa ma, ben lontana dall'essermi ripresa, vado a dormire presto e mi sveglio ben riposata il mattino seguente. Guardando fuori dalla finestra penso: ennesima giornata novembrina, uggiosa e fredda; perfetta per una partita a scacchi con Aro.

Quasi mi strozzo con latte e cereali solo per averlo pensato automaticamente, verificando che il cielo fosse coperto. Ancora non ho capito cosa mi sia successo l'ultima volta con Lui, ma pare che il mio subconscio non veda l'ora di incontrarlo nuovamente, il mio conscio è di tutt'altro avviso però.

Dopo essermi informata, aver ascoltato musica e continuato il mio libro, preparo un pranzetto delizioso svuotando definitivamente il frigo. Scocciata sono costretta a orgsnizzare le compere nel pomeriggio, così decido di salire alla città vecchia; ben intenzionata a non far tappa al locale, mi impongo di evitare il vicoletto che tanto interessa il mio subconscio.

Il pomeriggio così scorre tranquillamente.

"Anche oggi niente partita direi" mi fa sobbalzare una voce alle spalle, un brivido mi percorre la schiena, ma non penso siano quelli di cui parla Chris.

"Emh... sì cioè no, cioè boh, che fai qui?" balbetto confusa voltandomi.

"Passeggio" muove una mano come ad indicare un percorso "Ieri non sei venuta..." inizia lui.

"Turno lungo" taglio di netto io: non vado in quel bar per fargli un piacere!

"Certamente, immaginavo" sorride amichevole alzando le sopracciglia "Ti lascio agli acquisti, io vado a distruggere l'avversario immaginario allora" si sporge verso di me, le sue labbra si avvicinano pericolosamente al mio orecchio destro senza che io possa sottrarmi "A domani, Adel" sussurra prima di voltarsi in direzione del locale.
Al suono carezzevole e suadente della sua voce il mio corpo potrebbe cedere crollando, mi impongo con forza di rimanere eretta. Quando si è allontato alcuni metri giro i tacchi, tremando per il desiderio di rincorrerlo, per andarmene immediatamente.

Un paio di occhio rosso cremisi, ricoperti da lenti a contatto si posano sulla mia figura che percorre a lunghe falcate la via.

Alla sera ripensando alle sue parole monta in me una rabbia inspiegabile: a domani? A domani?! Ma chi si crede di essere?!

Ebbene mi ritrovo seduta al bar, davanti a lui, meno di ventiquattro ore dopo la sfuriata al telefono con una mia povera amica d'infanzia, che non ha manco capito se le stessi parlando del mio capo, un mio amico, un maniaco o cosa. Guardo la tavola di legno a quadri bianchi e neri concentratissima a resistergli il più possibile.

"E dimmi, quando eri piccola cosa sognavi di fare da grande?" chiede lui, con un sorriso sornione, sbalzando elegantemente l'alfiere d'avorio con la torre nera lucente: proprio non ci voleva!

Inizio a ragionare sulla mossa seguente, devo proteggere il re da un potenziale scacco, devo concentrarmi non ho tempo per rispondergli.

"Beh direi le solite cose: astronauta, veterinaria, sub..." rispondo distrattamente "Aro tu quanti anni hai?" domando per lasciare a lui la parola mentre ragiono. Il mio cervello non può parlare dell'infanzia e organizzare una strategia contemporaneamente; sento una risata divertita, alzo gli occhi su di lui dubbiosa.

"Adelaide, tu quanti me ne dai?" sussurra con voce suadente prendendo tra pollice e indice il mio mento e fissando i miei occhi nei Suoi. Nuovamente vengo bloccata dal suo incantesimo, la pelle del mento a contatto con il guanto nero, che gli avvolge le dita, va a fuoco. Il cervello questa volta va totalmente in blackout mentre non posso sottrarre i miei occhi al suo volto pallido, dalla pelle vellutata; quando un sorrido maliziosa tira le sottili labbra capisco che la mia disfatta è inevitabile e vicina.

Deglutisco sonoramente, il battito accelerato, la respirazione torna irregolare. Prendo l'ultima mia torre avorio e la muovo verso un punto totalmente casuale della scacchiera. La sua mano entra nel mio campo visivo afferrando il suo stramaledetto alfiere, nero come la notte, e mangia la regina bianca: è finita.

"Scacco matto al re" sussurra e quando alzo gli occhi su di lui un ghigno increspa le sue labbra, i suoi occhi brillano dalla soddisfazione, sono completamente atterrita da questa espressione superiore e a tratti, oserei definire, malvagia.

"Scusa devo andare in bagno" soffio alzandomi intontita dal tavolo, il mento che va a fuoco e mi dirigo da Chris: oddio salvami tu!

"Scusa Chris dov'è il bagno?".

"Ovviamente in fondo a sinistra'" ridacchi e quando alza gli occhi su di me "Ehi ma che succede stai bene?" lo sento dire con tono preoccupato, mentre mi dirigo verso la porta.

Aro mi osserva lo so, Aro lo sta facendo apposta, Lui lo sa l'effetto che ha su di me!

Angolo autrice: Ed eccoci qua all'ottavo capitolo! Cosa pensate del 'superpotere' del nostro affascinante Aro? Vi informo che dal prossimo capitolo la narrazione cambierà ritmo, mentre pian piano ci addentreremo nella storia sempre di più. Un bacione, Layla Lilshepherd

La Regina degli ScacchiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora